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Omicidio Scopelliti, le rivelazioni di Bombardieri in Antimafia

Omicidio Scopelliti, le rivelazioni di Bombardieri in Antimafia

Il procuratore di Reggio sentito per molte ore dalla commissione parlamentare. La Dda sarebbe arrivata al killer Avola grazie a un collaboratore napoletano. I riscontri hanno fatto il resto. Gran parte dell’audizione è stata segretata

di Alessia Candito

ROMA Lunga audizione top secret del procuratore capo Giovanni Bombardieri in commissione parIamentare antimafia. Chiamato a riferire sugli sviluppi dell’indagine in corso sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, il procuratore non può rivelare molti dettagli e anche su quanto rivela chiede massima riservatezza. Più e più volte, la trasmissione pubblica della seduta viene interrotta e i lavori della commissione confinati nelle stanze di palazzo San Macuto.
Qualcosa di nuovo sull’indagine in corso tuttavia filtra. A mettere la Dda sulle tracce di Maurizio Avola come possibile esecutore dell’omicidio del giudice di Campo Calabro – rivela lo stesso Bombardieri nel corso della breve relazione iniziale – sarebbe stato un collaboratore napoletano, che con lui avrebbe condiviso un periodo di detenzione e ne avrebbe raccolto le confidenze. Per questo i magistrati della Dda reggina sono andati a bussare alla porta di Avola.
Feroce killer di fiducia dei Santa Paola ed elemento di vertice della mafia catanese di quegli anni, dal 1994 collabora con la giustizia, ma in nessuna delle sue lunghe e dettagliate deposizioni aveva mai fatto cenno all’omicidio del giudice. Inizialmente reticente, spiega Bombardieri, ha poi spiegato in dettaglio la vicenda. «Ha suscitato perplessità – dice il procuratore ai parlamentari della commissione – il fatto che lui non abbia mai parlato prima della questione e questo ha imposto un lavoro di riscontro più che accurato». E deve aver dato esito più che positivo se è vero che proprio grazie alle dichiarazioni di Avola è stato individuato il fucile utilizzato per uccidere Scopelliti. Il pentito – aggiunge – avrebbe anche chiarito i motivi del suo lungo silenzio. Quali siano però non è dato sapere. A quel punto infatti, il procuratore capo di Reggio Calabria ha chiesto di segretare l’audizione e così è stato per ogni domanda relativa alla nuova indagine sull’omicidio, che per la prima volta – sottolinea Bombardieri – ha permesso di individuare anche i probabili esecutori.
Killer siciliani, pare di capire dalle domande a seguire, protetti da soggetti dei clan locali, che si sarebbero fatti carico della logistica. Tra i mandanti invece – aggiunge il procuratore – «purtroppo ci sono anche soggetti già raggiunti da sentenze di assoluzione perché già individuati dalla prima inchiesta sull’omicidio».

(a.candito@corrierecal.it)

28 Marzo 2019

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it