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OLTRE CHE PER I COMUNI DI GAETA E SPERLONGA, IN PROVINCIA DI LATINA, L’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO STA CHIEDENDO AL MINISTRO DELL’INTERNO LA COMMISSIONE DI ACCESSO ANCHE PER IL COMUNE DI ANZIO IN PROVINCIA DI ROMA

OLTRE AI “CASI” DEI COMUNI DI SPERLONGA PER I QUALI ABBIAMO FORMALIZZATO AL MINISTERO DELL’INTERNO  RICHIESTE DI NOMINA DI COMMISSIONI DI ACCESSO,STA PER PARTIRE UNA TERZA RICHIESTA RELATIVA AL COMUNE DI ANZIO IN PROVINCIA DI ROMA.

PER QUEST’ULTIMO COMUNE A SUO TEMPO FACEMMO PRESENTARE UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE AL NOSTRO ISCRITTO ON.CRISTIAN IANNUZZI,MA,COME AL SOLITO,IL VECCHIO GOVERNO NON LE DIEDE SEGUITO.

OGGI LA RIPROPONIAMO CON RICHIESTA FORMALE AL MINISTRO DELL’INTERNO DI INVIARE ANCHE AD ANZIO,COME A GAETA E SPERLONGA,UNA COMMISSIONE DI ACCESSO.

ECCO LA VECCHIA INTERROGAZIONE DI IANNUZZI:

 

Atto Camera Risposta scritta pubblicata Venerdì 28 aprile 2017 nell’allegato B della seduta n. 786 4-14032 presentata da IANNUZZI Cristian Risposta. — Come riferito nell’interrogazione in esame, le indagini condotte dalle forze dell’ordine nel basso Lazio – prevalentemente nell’area pontina Ardea-Pomezia e in quella del litorale romano Anzio-Nettuno – hanno permesso di far luce su fatti di particolare rilevanza da interpretare come preoccupanti segnali di un escalation della criminalità organizzata in quei territori. Al riguardo, occorre premettere che questo innalzamento del livello di criminalità (e del suo indice di penetrazione) affonda le sue radici nel processo di insediamento di alcuni personaggi mafiosi (soprattutto di origine campana) arrivati nel basso Lazio diversi anni fa in condizione di clandestinità e grazie al supporto di idonei dispositivi criminali. In tale contesto di radicamento sul territorio di interessi criminali che vanno inseriti anche alcuni atti intimidatori in danno di esponenti della politica locale, tra cui gli episodi riferiti dall’interrogante, cioè l’attentato nei confronti di Patrizio Placidi, all’epoca vicesindaco e assessore all’ambiente del comune di Anzio, e quello in danno di Alberto Alessandroni, assessore ai lavori pubblici dello stesso comune. Le indagini relative alle due vicende delittuose, a cura della compagnia dei carabinieri di Anzio, non hanno ancora portato all’individuazione dei responsabili né hanno potuto stabilire nessi tra quanto accaduto e l’attività politica della vittima. Per completezza d’informazione, si informa che il 4 agosto 2016 è stata data alle fiamme l’auto di Giorgio Zucchini, vicesindaco e assessore al bilancio e al patrimonio del comune di Anzio. Sul luogo dell’accaduto, i carabinieri hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro una bottiglia parzialmente combusta, già contenente liquido infiammabile. In un quadro più generale riferito all’alta incidenza del fenomeno mafioso nei territori del basso Lazio, si rappresenta che le Forze dell’ordine sono fortemente impegnate nello smantellamento delle associazioni criminali, che sono attive soprattutto nel traffico di stupefacenti. Occorre, infatti, tener presente che il litorale romano, unitamente a quello pontino, costituisce un’area di notevole interesse per i sodalizi criminali fin dagli anni ’50, quando l’esponente di spicco della criminalità organizzata Francesco Paolo Coppola trasferì il centro dei suoi affari criminali nella zona di Tor San Lorenzo, nei pressi di Anzio. Le indagini più recenti hanno messo in evidenza la presenza di due importanti consorterie criminali nel territorio di Anzio, facenti capo alla famiglia ’ndranghetista dei Gallace di Guardavalle, in provincia di Catanzaro, e a quella camorrista dei casalesi Schiavone-Noviello. In merito alla prima di queste «famiglie», diverse operazioni hanno permesso di accertare al suo interno la presenza di una struttura organizzata come ’ndrina, distaccata nel territorio laziale soprattutto nei comuni di Anzio e Nettuno. Il clan è dedito prevalentemente al traffico di cocaina e le sue articolazioni arrivano fino in Lombardia e Germania. I «Gallace» si sono trasferiti nel Lazio all’inizio degli anni ’80 e a questo periodo risalgono i primi procedimenti di arresto nei confronti dei loro affiliati (in particolare, per detenzione di armi da fuoco clandestine). Nel corso degli anni successivi, i Gallace sono risultati coinvolti in molte altre indagini (tra le più importanti, quelle denominate «Appia», «Mithos», «Venusia» e «Caracas»), tutte sfociate in numerosi arresti. Dalle inchieste di polizia sono inoltre emersi legami tra i Gallace e la famiglia malavitosa romana dei Romagnoli (attiva a sud della Capitale, in particolare nei quartieri Casilino, Torre Maura e San Basilio), con la quale risultano federati. Oltre ai numerosi arresti, frutto delle risultanze investigative è il sequestro preventivo, emesso dalla direzione distrettuale antimafia, di diversi beni immobili riconducibili alla cosca Gallace-Romagnoli, per un valore approssimativo di circa 2 milioni di euro. Anche i casalesi risultano attivi nel territorio in questione, dove sono arrivati alla fine degli anni ’90. Il loro capo è Pasquale Noviello, imparentato con la famiglia degli Schiavone e attualmente in regime di detenzione, poiché raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare scaturita da un’indagine della direzione distrettuale antimafia di Roma (dovendo rispondere del delitto di cui all’articolo 416-bis). C’è da osservare che, nel giro di pochi anni, i casalesi e, più in generale, i clan di camorra insediatisi in quel territorio hanno rivolto i propri interessi in direzione della Capitale, stipulando una serie di accordi volti a disciplinare la reciproca coesistenza e a realizzare affari comuni. È con l’operazione «Sfinge» del 2012 che le autorità giudiziarie attestano per la prima volta la presenza di un’associazione camorristica nell’area del litorale romano. In quell’occasione, il tribunale di Latina ha riconosciuto il clan Noviello-Schiavone come un’autonoma associazione di tipo camorristico, costola e alleata del «clan dei casales», capeggiata da Maria Rosaria Schiavone (nipote di Francesco Schiavone, detto Sandokan) e dal marito Pasquale Noviello. L’organizzazione opera con metodi violenti, riproponendo nei comuni di Anzio e Nettuno, oltreché in quelli di Aprilia e Latina, il modello criminale già attuato nel casertano. Nell’area di Anzio è stato individuato anche l’insediamento di alcuni soggetti riconducibili ai clan camorristici napoletani Cozzolino, Contini, Abate, Veneruso e Anastasio. Come detto, con il tempo, le formazioni mafiose presenti nel basso Lazio hanno creato tra loro relazioni stabili, frutto di oculate strategie criminali, che hanno permesso loro di gestire non solo i traffici degli stupefacenti e delle estorsioni, ma anche attività apparentemente legali quali la grande distribuzione o la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli. In tale contesto si inserisce la tematica degli eventuali condizionamenti criminali dell’attività amministrativa del comune di Anzio. Al riguardo, va osservato che, negli ultimi anni, la prefettura di Roma ha ricevuto numerosi esposti, regolarmente trasmessi agli organi di polizia per gli accertamenti del caso, con cui cittadini, comitati, associazioni o esponenti politici hanno evidenziato criticità riguardanti – di volta in volta – il degrado ambientale, lo smaltimento dei rifiuti, la speculazione edilizia, irregolarità relative al funzionamento dell’ente locale, la presenza della criminalità. Nell’estate del 2016, in relazione ad alcune segnalazioni pervenute dal «Comitato antimafia Antonino Caponnetto» e dal «Comitato Lido delle Sirene di Anzio» concernenti l’insistenza sul territorio di interessi ed esponenti di sodalizi criminali, la prefettura ha avviato un’ulteriore ricognizione per verificare eventuali condizionamenti della criminalità organizzata sull’ente locale. Dall’analisi condotta dalle Forze di polizia e alla luce di diversi procedimenti penali ancora pendenti innanzi all’autorità giudiziaria a carico di amministratori e funzionari comunali (per la maggior parte inerenti all’affidamento di lavori e servizi in violazione della normativa di settore), sono emerse alcune criticità in ordine all’aggiudicazione di due appalti: quello relativo ai «servizi di igiene urbana e servizi accessori per la raccolta differenziata dei rifiuti cosiddetta raccolta dei rifiuti solidi urbani)» e quello relativo alla «manutenzione straordinaria del plesso scolastico Villa Claudia (viale Terreno)»; detti appalti sono stati affidati a due società destinatarie di provvedimenti interdittivi antimafia emessi, rispettivamente, dalle prefetture di Bari e Roma. Occorre però precisare che in nessuno dei due casi menzionati possono essere mossi dei rilievi all’operato dell’amministrazione locale. Per la prima società, infatti, atteso che il provvedimento ostativo si fondava su criticità emerse in relazione solo ad alcune sedi operative in Calabria e Puglia, la Prefettura di Bari, con comunicazione a parte, ha dato indicazione alle stazioni appaltanti di non assumere al momento iniziative dirette all’interruzione del rapporto con l’impresa; per la seconda ditta, invece, l’interdittiva è stata adottata in data successiva al termine dei lavori. D’altra parte, è stato rilevato che nel maggio 2016 il commissariato di pubblica sicurezza di Anzio-Nettuno, nell’ambito dell’attività di indagine denominata «Mala Suerte» e in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla procura della Repubblica di Velletri, ha tratto in arresto 14 persone, per lo più pregiudicati locali, per reati in materia di stupefacenti. Due degli arresti hanno riguardato persone indagate per estorsione in danno dell’impresa che da anni gestisce ad Anzio il servizio di parcheggio delle autovetture dei turisti diretti a Ponza. In tale ambito, è stato rilevato come uno dei passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare riporti una dichiarazione della titolare della impresa che gestisce il citato parcheggio, relativa al ruolo che sarebbe stato giocato nella vicenda dal vicesindaco di Anzio Giorgio Zucchini. Al riguardo, va osservato comunque che, secondo quanto risulta agli atti istruttori, l’indagine non ha coinvolto direttamente esponenti politici o amministratori locali. Tanto riferito sulla rilevante presenza della criminalità organizzata lungo l’area sud del litorale della provincia – non solo nel Comune di Anzio –, la Prefettura capitolina ha rappresentato, tuttavia, che le Forze di polizia sono concordi nel ritenere, anche in forza di indagini condotte sotto la direzione di diverse Procure, che non emergono riscontri oggettivi idonei ad avvalorare l’ipotesi di infiltrazioni della criminalità organizzata medesima nella gestione del comune di Anzio. Pertanto, pur riconoscendo la gravità di alcuni dei fatti verificatisi nel tempo, la Prefettura medesima ritiene di non disporre, allo stato attuale, di elementi concreti e univocamente orientati al condizionamento dell’amministrazione comunale.

Il Sottosegretario di Stato per l’interno: Gianpiero Bocci.