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Non limitiamoci agli attestati di solidarietà ed alla retorica. Chiediamo un dibattito pubblico, a Latina, con la Commissione Parlamentare Antimafia ed il Ministro dell’Interno

PALLOTTOLE AL QUESTORE DI LATINA. NON E’ CON I SOLITI ATTESTATI DI SOLIDARIETA’ CHE SI RISOLVE IL PROBLEMA DEL RADICAMENTO MAFIOSO NEL BASSO LAZIO ED IN PROVINCIA DI LATINA

Servono atti concreti, non chiacchiere.

Atti concreti che finora non si sono visti.

Mai.

Da venti anni ad oggi.

La situazione si è incancrenita proprio per la disattenzione e l’inerzia di quella parte della politica che non è collusa con la mafia.

Parliamo della politica ancora “sana”, non di quella sospettata di collegamenti con i mafiosi.

Gli esponenti del PD, dell’IDV e di FLI (i finiani Angela Napoli e Granata), chiedano a Beppe Pisanu la convocazione URGENTE ED A LATINA della Commissione Parlamentare Antimafia, CON LA PARTECIPAZIONE DEL MINISTRO DELL’INTERNO MARONI.

Questa volta bisogna stanare i vertici istituzionali per verificare se vogliano effettivamente fare la lotta alle mafie, a quella militare e, soprattutto, a quella politica ed economica.

Ed alla riunione, a porte aperte e sotto riflettori, vogliamo partecipare anche noi per riferire qual’è la realtà VERA in provincia di Latina.

A cominciare dalle collusioni con la mafia che non sono state perseguite come si doveva (Formia Connection e Damasco, ad esempio); dalle carenze di una Procura della Repubblica che, fino al momento dell’arrivo dei Drr. De Gasperis e D’Elia, ha sempre sostenuto che in provincia di Latina… ”tutto è sotto controllo”; da un intero apparato investigativo che fa acqua da tutte le parti (si salva la Questura che ha fatto quello che dovrebbe fare la Guardia di Finanza – le indagini patrimoniali – e che, perciò, oggi è sotto tiro da parte dei mafiosi. Come sono stati prima sotto tiro il Presidente del TAR Dr. Bianchi ed il Prefetto Dr. Frattasi).

Ci fermiamo qua e non vogliamo minimamente parlare dei comportamenti di amministratori pubblici ed esponenti politici sotto inchiesta e di quasi tutto un tessuto sociale, politico ed economico inquinato ed ormai irreversibilmente compromesso.

Ci sarebbe da scrivere un saggio di sociologia e di economia.

Ormai le mafie sono padrone di quasi tutto in provincia di Latina: terreni, ville, alberghi, esercizi commerciali, ristoranti, bar, locali notturni.

Basta dare un’occhiata alle tante attività economiche, ai tanti negozi, a Latina, Terracina, Fondi, Formia, Gaeta, Scauri, Itri, Sperlonga e così via.

E’ sparita l’imprenditoria locale. L’economia è tutta nelle mani di gente venuta dal casertano, dal napoletano, dalla Calabria e dalla Sicilia.

Non crediamo che tutti siano mafiosi, per carità.

Ma sicuramente mafiosi o amici di mafiosi ce ne sono.

Chi li ha controllati, uno per uno? chi ha indagato sull’ “ origine “ dei loro capitali? chi ha dato a questa gente autorizzazioni commerciali, concessioni edilizie, appalti, subappalti e quant’altro? chi ha venduto a queste persone negozi, ville, terreni e quant’’altro, senza minimamente preoccuparsi della “origine” dei loro soldi???

Il discorso è lungo e complesso.

La finiscano i vari difensori della legalità di andare in giro a fare chiacchiere. Non c’è più bisogno dei vari Presidenti della Commissione Sicurezza della Regione Lazio che ci impediscono di parlare, ad esempio, delle presenze mafiose a Civitavecchia e nel Lazio. Vadano a casa. La lotta alle mafie, alle tante mafie che si annidano anche nella politica e nelle istituzioni, possono farla coloro che veramente ci credono e non hanno paura di esporsi. Di metterci la faccia e quant’altro.

I parolai si mettano da parte.

Noi vogliamo un dibattito pubblico, in un cinema, a Latina, con tutti i membri della Commissione Parlamentare Antimafia ed il Ministro dell’Interno.

Tutto il resto, a cominciare dagli attestati di solidarietà al Questore, non serve a niente.