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Non esiste ancora, grazie a Dio, in Italia il mestiere di… ”antimafioso”. L’antimafia si fa senza interesse economico o politico o non è antimafia

NON ESISTE ANCORA IN ITALIA IL MESTIERE DI… “ANTIMAFIOSO”

Un giorno lontano, lontanissimo, io giovane consigliere di opposizione in un comune del Lazio, mi sentii gridare da un altro collega seduto sugli scranni di fronte a quello dov’era seduto io:
“consigliere, la politica non si fa con le carte bollate”.
L’accusa mi disorientò ma mi ripresi subito e con rabbia gli risposi:
“Condivido la tua tesi, ma quando la politica scade a livello di malaffare non è più politica, ma delinquenza e la delinquenza si combatte con le manette”.
Calò un silenzio tombale e quel consigliere mi ha evitato per decenni e non ha più voluto parlare con me.
L’antimafia.
Per me antimafia significa combattere i mafiosi, individuarli, farli arrestare e far togliere loro tutti i beni accumulati illecitamente, con il malaffare, sulla pelle della gente onesta.
Punto.
Indagine, denuncia e proposta, questo è il mio motto.
Quando sento parlare di… “gestione dei beni confiscati”, “corsi di legalità “, “convenzioni con lo Stato, con i comuni ” ed altre diavolerie del genere che comportino soldi, business, scappo e mi domando: “cosa c’entra la lotta alle mafie con queste cose”?
Gratteri ha ragione quando dice che l’antimafia sociale è volontariato e si fa gratuitamente.
La penso anche io così e sono, anzi, sempre pronto a rimetterci io di tasca mia – cosa che capita spesso – non a chiedere soldi allo Stato o agli enti.
Questo non solo per rispettare certi miei principi, ma anche per sentirmi LIBERO da tutto e da tutti ed in grado, quindi, di poter attaccare e denunciare anche i mafiosi eventualmente annidati nelle istituzioni.
L’antimafia si fa così, senza interessi e senza vincoli di natura politica!
Altrimenti è altra cosa.