Massima attenzione alle piccole gare perché oggi, per favorire le imprese mafiose ,nei Comuni si ricorre ai microappalti spezzettando gli importi.Anzicchè,ad esempio,fare una gara da 100.000 euro,se ne fanno due da 50.000 e così via
OMUNI OGGI
NEI COMUNI OGGI SI SPEZZETTANO
GLI APPALTI PER FAVORIRE LE
IMPRESE MAFIOSE
ANZICCHE’ INDIRE,AD ESEMPIO,UNA
GARA PER UN IMPORTO DI 1 MILIONE,SE
NE INDICONO 10 DA 100,OOO EURO E
COSI’ A SCENDERE.
TUTTI MICROAPPALTI PER SFUGGIRE AI
CONTROLLI, DA 50, 60.000 EURO
BISOGNA TENERE SEMPRE GLI OCCHI
APERTI,ANCHE SULLE PICCOLE GARE E
FARE SEMPRE LE VISURE CAMERALI
PER OGNI IMPRESA CHE VIENE INVITATA
ALLE GARE O CHE,CON IL SISTEMA
DELLA ” SOMMA URGENZA” RISULTA
AFFIDATARIA DIRETTA DI LAVORI
SENZA GARA
Gli affari di Cosa nostra
Mafia, il nuovo business sono i piccoli appalti. L’allarme del
procuratore: “Comuni preda dei clan”
Note riservate della prefettura su infiltrazioni delle cosche in dodici amministrazioni del
Palermitano. Sospetti su lavori con assegnazione diretta ad Altofonte, Carini, Cefalù e
Ustica
di SALVO PALAZZOLO
NON è più tempo dei grandi appalti per i boss e i loro insospettabili complici, come nei
ruggenti
anni Ottanta e Novanta. «Troppi controlli nelle gare, troppi protocolli d’intesa»,
commentano i
mafiosi nelle intercettazioni. Le ultime indagini di procura e carabinieri dicono che
l’organizzazione
mafiosa punta ormai ai piccoli lavori pubblici, soprattutto quelli gestiti dai Comuni della
provincia
palermitana. Appalti ad affidamento diretto: al massimo, di 40 mila euro per i lavori, 100
mila per i
servizi, 200 mila per le opere da realizzare in somma urgenza. Di questi tempi, un vero
eldorado per
i nuovi boss. E, adesso, il procuratore reggente di Palermo, Leonardo Agueci, lancia
l’allarme: «Con
l’attuale crisi della risorse, i soldi sono soprattutto nei piccoli lavori, che vengono
aggiudicati con
procedure semplificate, facilmente strumentalizzabili. Ecco perché gli enti locali sono
tornati a
essere nella morsa dell’organizzazione mafiosa». Lo confermano le rilevazioni della
prefettura di
Palermo, che di recente ha tracciato un bilancio delle segnalazioni di presenze sospette
inviate ai
sindaci della provincia negli ultimi due anni. È un bilancio preoccupante. Una nota
riservata è
partita per il Comune di Carini, dove sono state rilevate ben 9 ditte sospette alla prese con
gli
appalti comunali. Un’altra nota è stata inviata a Camporeale, per due ditte. A Misilmeri, per
altre
due. E ancora: Altofonte, Bagheria, Cefalù, Corleone, Ficarazzi, Godrano, Ustica, San
Cipirello e
San Giuseppe Jato, anche questi Comuni hanno ricevuto una comunicazione dalla
prefettura per
rischio di infiltrazioni mafiose negli appalti.
LE NUOVE INDAGINI Dunque, l’ultimo blitz della procura di Termini Imerese al Comune di
Misilmeri è solo la punta di un iceberg. Di relazioni già svelate, ma anche di altre su cui i
pm del
pool antimafia stanno continuando a indagare. Agueci non ne fa mistero: «Purtroppo,i
rapporti fra
ambienti di mafia ed enti locali non sono mai venuti meno. Forse, in questi ultimi anni si
sono
attenuati grazie alle indagini e agli arresti, ma dopo una momentanea fase di crisi hanno
ripreso a
funzionare senza altri intoppi. Ecco perché la nostra attenzione continua ad essere alta.
Ma, naturalmente, non è possibile fare indagini su tutti i Comuni. E l’attività repressiva è
importante, ma
non basta».
IL METODO DEL TAVOLINO Bisogna ripercorrere le ultime indagini per comprendere
quanto il
sistema dei piccoli appalti sia diventato vulnerabile. E soprattutto per individuare il metodo
di
aggressione dei boss. Perché un metodo c’è, niente è lasciato al caso. Lo dicono anche i
provvedimenti di scioglimento decretati dal ministero dell’Interno per Misilmeri, Isola delle
Femmine, Polizzi, Altavilla Milicia. Sono sempre i piccoli appalti a far scattare le infiltrazioni
mafiose. Anche quando consiglio comunale e giunta restano in sella. Così accadde a
Belmonte
Mezzagno, dove fu bacchettato solo il capo dell’ufficio tecnico. Il metodo del nuovo
tavolino l’ha
spiegato chiaramente uno degli ultimi pentiti di mafia, Vincenzo Gennaro, che ha parlato
delle sue
entrature al Comune di Altavilla, poi sciolto per infiltrazioni mafiose. «Io avevo avuto una
promessa
dal sindaco Arisi nella campagna elettorale del 2012 – ha messo a verbale – Disse: mi d ai
una mano,
non ti preoccupare, io ti faccio lavorare là come un pazzo, ora c’è un cantiere, c’è un
lavoro che
dovrebbe partire». La campagna elettorale è l’origine di ogni accordo. I carabinieri del
nucleo
Investigativo hanno scoperto che anche il sindaco di Alimena, Giuseppe Scrivano, cercava
voti
mafiosi per la sua candidatura alle Regionali 2012. Avrebbe pagato 50 euro a voto. Dice il
tenente
colonnello Salvatore Altavilla, comandante del Reparto Operativo: «Il momento della
campagna
elettorale è sempre molto indicativo per comprendere se in un dato Comune ci sarà il
rischio di
controllo mafioso sulla pubblica amministrazione. Perché i mafiosi gestiscono i voti, che
offrono a
una classe politica a loro vicina. In cambio, chiedono di gestire gli appalti». Il procuratore
Agueci è
preoccupato: «Ancora oggi ci sono non pochi politici che continuano a cercare i voti
mafiosi».