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‘Ndrangheta, confiscati 50 milioni a imprenditore di Reggio Calabria. “Ha reso una cosca socia del Comune”

Il Fatto Quotidiano, 17 Aprile 2018

Ndrangheta, confiscati 50 milioni a imprenditore di Reggio Calabria. “Ha reso una cosca socia del Comune”

Giuseppe Rocco Rechichi è ritenuto dagli inquirenti appartenente alla famiglia mafiosa di Archi ed era “il reale dominus” della Multiservizi, società mista poi sciolta per infiltrazioni. Il pentito Fracapane: “Tutti pagavano tutti, sia che erano del nord sia del centro chi veniva a Reggio Calabria doveva pagare”

di Lucio Musolino

Un vero e proprio braccio economico” della cosca Tegano che con lui è diventata socia addirittura del Comune di Reggio Calabria. Su richiesta della Corte d’Appello, la Guardia di finanza ha confiscato beni per 50 milioni all’imprenditore Giuseppe Rocco Rechichi ritenuto appartenente alla famiglia mafiosa di Archi.

Dopo il sequestro, i magistrati hanno disposto i sigilli definitivi al suo intero patrimonio costituito dalle società “Sica Srl” e “Com.Edil”, che si occupano del commercio all’ingrosso di materiali da costruzione, e dalla “Rec.Im Srl” che è una società di compravendita di immobili. Ex direttore operativo della Multiservizi, fino a qualche anno fa società mista del Comune di Reggio Calabria, poi sciolta per infiltrazioni mafiose, Pino Rechichi era finito al centro delle inchieste “Archi” e “Astrea”. In quest’ultima indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che aveva colpito diversi affiliati e contigui alla cosca “Tegano”, Rechichi era accusato di trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso.

In sostanza, attraverso una serie di fittizie intestazioni di beni e aziende, era riuscito a infiltrare e a condizionare la gestione della Multiservizi S.p.a., le cui quote di maggioranza erano in capo all’amministrazione comunale.

Con l’inchiesta “Archi”, invece, i magistrati hanno contestato a Rechichi l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Tanto per i pm quanto per la Corte d’Appello, infatti, l’imprenditore “ha svolto e svolge attività di supporto alle azioni criminali della cosca forte del ruolo acquisito durante la guerra di mafia, quale soggetto particolarmente legato a Carmelo Barbaro (un boss di Archi, ndr)”

Nel 2012, il gup aveva confiscato l’impero di Rechichi che era stato oggetto di un sequestro preventivo. Per i magistrati della Corte d’Appello, l’imprenditore costituisce “un vero e proprio braccio economico del sodalizio essendo riuscito, grazie anche all’ausilio di liberi professionisti e probabilmente, di centri di potere ancora nell’ombra, a penetrare ed infiltrare persino la Multiservizi S.p.A., società cosiddetta mista, costituita dal Comune di Reggio Calabria per la gestione, tra l’altro, della manutenzione ordinaria e straordinaria di beni di proprietà dell’ente locale”. “Società – si legge sempre negli atti giudiziari – di cui lo stesso Rechichi, sino al momento del suo arresto nell’ambito dell’operazione ‘Archi’, è stato il reale dominus o comunque soggetto munito al suo interno di sicuro potere decisionale, svolgendo in seno alla stessa le funzioni di ‘direttore operativo’.

Dell’imprenditore reggino parlano diversi collaboratori di giustizia come Nino Fiume, Paolo Iannò, Roberto Moio, Giovanbattista Fracapane eNino Logiudicie secondo cui Rechichi è un “affiliato di un certo spessore” della cosca Tegano. Per il pentito Fracapane, un tempo killer spietato della famiglia di Archi,  “tutti i lavori che vi erano a Reggio Calabria pagavano tutti, sia che erano del nord sia del centro chi veniva a Reggio Calabria doveva pagare. Si è saputo che gente portavano tanti soldi al mese, le mazzette di Reggio Calabria, e li portava Pino Richichi ai Tegano”.