Cerca

‘Ndrangheta, Caridi è (quasi) salvo. Troppo poco tempo per votare l’arresto

L'Espresso, Mercoledì 3 Agosto 2016

'Ndrangheta, Caridi è (quasi) salvo. Troppo poco tempo per votare l'arresto
La Giunta dice "sì" all'autorizzazione a procedere. Ma un provvidenziale rinvio di due ore rischia di impedire che l'Aula si esprima sul carcere per il senatore. Che, ha scoperto l'Espresso, in Calabria ha un ruolo di primo piano in Forza Italia

di Paolo Fantauzzi

Un rinvio di due ore e mezzo. Tanto potrebbe bastare al senatore Antonio
Caridi, accusato di associazione mafiosa, per evitare il voto sul suo
arresto ed, eventualmente, il carcere. Una corsa contro il tempo che
assomiglia tanto a una partita a Risiko, quella giocata al Senato, fra
regolamenti, cavilli procedurali e impegni non mantenuti. D'altronde il
presidente Piero Grasso l'aveva detto chiaramente: per giungere a un
pronunciamento prima della pausa estiva, fissata per giovedì, "basta la
volontà politica". Proprio per questo ripercorrere le tappe delle ultime
ore è fondamentale per avere un'idea dello sbarramento alzato dal
centrodestra e soprattutto da Forza Italia (con una determinazione
tutt'altro che ferrea del Pd) per evitare il voto. Anche perché, ha
scoperto l'Espresso, il reggino Caridi a Palazzo Madama è iscritto nel
gruppo Grandi autonomie e libertà (Gal) ma è a tutti gli effetti un
dirigente del partito di Silvio Berlusconi in Calabria: è
vice-coordinatore regionale e commissario provinciale a Crotone , nominato
appositamente in vista delle elezioni comunali dello scorso giugno.

Martedì la riunione della Giunta delle immunità, chiamata al lavoro
istruttorio sulla richiesta di arresto, è convocata alle 20 ma i lavori
dell'Assemblea si protraggono e fra una cosa e l'altra si inizia con oltre
un'ora di ritardo. Verso mezzanotte alcuni senatori di centrodestra si
dicono stanchi: hanno già fatto seduta notturna la sera precedente in
commissione Giustizia, sono stati fra Aula e commissioni per tutto il
giorno, manca ancora qualche iscritto a parlare e così alla fine il voto
viene rinviato. Come condizione il presidente Dario Stefàno, che è anche
relatore del caso, chiede l'impegno di tutti i partiti a decidere nella
sessione convocata per mercoledì alle 13. Del resto, l'esito sembra
scontato: il Partito democratico ha preannunciato il "sì"
all'autorizzazione a procedere, come i Cinque stelle.

Solo che poi le cose non vanno come previsto. In mattinata Caridi gioca
l'ultima carta e presenta ulteriore materiale difensivo alla Giunta, oltre
a quello già depositato nell'audizione di appena ventiquattr'ore prima: un
incontro in un ristorante con un esponente della 'ndrangheta, citato tra le
prove a carico, non sarebbe potuto avvenire perché all'epoca il boss si
trovava in carcere. È l'occasione per i senatori di centrodestra per
chiedere un'ulteriore proroga per studiare la documentazione aggiuntiva.
Stefàno la dichiara inammissibile perché presentata fuori tempo massimo,
ma la protesta è tale che alla fine l'istanza viene messa ai voti. Intanto
si sono fatte ormai le 14 e i commissari del Partito democratico, a
eccezione di Felice Casson e Denis Lo Moro, acconsentono: "va bene,
rimandiamo alle 16,30". «Che sarà mai un rinvio di un paio d'ore e
mezza?» dice all'Espresso un membro del Pd uscendo dalla riunione.

È davvero così? Nessuno si rende conto che quei 150 minuti rischiano di
far saltare tutto? Sta di fatto che alle 15 l'Aula del Senato riprende i
lavori e va avanti nell'ordine del giorno. La riforma del processo penale e
del cinema vengono incardinate e "rimandate" a settembre. Se fosse pronta
la relazione sul caso Caridi, il presidente Grasso potrebbe anticipare
questo punto all'ordine del giorno, come rientra fra le sue prerogative e
come ha lasciato intendere in mattinata. Solo che nel vicino cortile di
sant'Ivo alla Sapienza, sede della Giunta delle immunità, le cose sono
ancora in alto mare e fra un intervento e l'altro, il "sì" all'arresto
arriva solo alle 18.

Finisce 12 a 7: da una parte Pd e M5S, dall'altra il centrodestra, col
fittiano Andrea Augello che si astiene e il presidente Stefàno e
l'alfaniano D'Ascola che non partecipano al voto. In ogni caso rischia di
essere troppo tardi ormai, perché l'Assemblea nel frattempo è passata
all'esame della lunga, complessa e corposa riforma dell'editoria. Che
dovrà essere terminata prima sia possibile occuparsi dell'arresto di
Caridi. E le possibilità che accada, allo stato attuale, sono davvero
minime.