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‘Ndrangheta, arrestato il boss Francesco Pelle: era tra gli 8 latitanti di ‘massima pericolosità’. “Positivo al Covid, era ricoverato a Lisbona”

Il Fatto Quotidiano

Ndrangheta, arrestato il boss Francesco Pelle: era tra gli 8 latitanti di ‘massima pericolosità’. “Positivo al Covid, era ricoverato a Lisbona”

“Ciccio Pakistan”, 44 anni, catturato a Lisbona dai carabinieri. Fu protagonista della faida di San Luca, la guerra tra i Pelle-Vottari e i Nirta-Strangio che culminò nel 2006 con la strage di Natale (di cui lui fu mandante) e nel 2007 con la strage di Duisburg. Fu arrestato nel 2008 (anche allora in un ospedale), poi fece perdere le tracce dopo la sentenza definitiva due anni fa

di Lucio Musolino | 29 MARZO 2021

Era sparito il 19 luglio 2019 poco prima che la Cassazione respingesse il suo ricorso, condannandolo definitivamente all’ergastolo come mandante della “strage di Natale, consumata nel dicembre 2006 quando fu uccisa Maria Strangio, moglie di Giovanni Luca Nirta. È stato catturato in Portogallo il boss Francesco Pelle, detto Ciccio Pakistan, il latitante di San Luca inserito nell’elenco dei 30 ricercati più pericolosi d’Italia. Coordinati dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Giuseppe Lombardo, i carabinieri lo hanno scovato in una clinica di Lisbona dove era ricoverato perché positivo al Covid.

Il coronavirus ha gabbato, quindi, uno dei più pericolosi latitanti della Locride, protagonista della sanguinaria faida di San Luca. Il processo ha stabilito che è stato lui il mandante dell’agguato in cui perse la vita la moglie del boss Nirta, un attentato che, 8 mesi più tardi, sfociò nella famosa strage di Duisburg dove morirono 6 persone ritenute vicine alla cosca Pelle-Vottari.

La strage di Natale, infatti, era stata la risposta al tentato omicidio di Francesco Pelle, consumato il 31 luglio 2006 quando Ciccio Pakistan rimase ferito alla schiena perdendo definitivamente l’uso delle gambe. La sedia a rotelle sulla quale è costretto a vivere non le ha impedito di diventare un boss, organizzare la rappresaglia contro la cosca Nirta-Strangio e, soprattutto, di darsi alla latitanza per due volte.

La prima fu interrotta nel 2008 da un blitz del Ros di Reggio Calabria all’epoca guidato dal colonnello Valerio Giardina e dal maggiore Gerardo Lardieri. Mentre tutti gli davano la caccia, “Ciccio Pakistan” era ricoverato sotto falso nome a Pavia, nel reparto di Neuroriabilitazione della Clinica Fondazione Maugeri. Pelle era curato a spese del servizio sanitario nazionale e dalla sua stanza in ospedale comunicava attraverso skype con gli uomini della cosca rimasti liberi dopo l’operazione Fehida, coordinata dal magistrato Nicola Gratteri, allora in servizio a Reggio Calabria.

Nel settembre 2017 Pelle era tornato libero per scadenza dei termini di fase del processo alle cosche di San Luca. La sua condanna era stata annullata con rinvio dalla Cassazione. Per due anni è stato sottoposto all’obbligo di dimora a Milano in attesa della sentenza definitiva. Ma quando la Suprema Corte ha confermato il “fine pena mai”, l’imprendibile Ciccio Pakistan, non c’era più. Di nuovo latitante e sempre sulla sedia a rotelle. Questa volta la fuga è durata meno di due anni e si è conclusa all’estero, in Portogallo, dove probabilmente Pelle ha goduto di una rete di protezione che gli ha consentito non solo di uscire dal Paese indisturbato ma anche di farsi curare in una clinica dopo aver scoperto di essere positivo al Covid. Al momento non si conoscono le sue condizioni di salute, ma è chiaro che la Dda di Reggio Calabria sta già lavorando per la richiesta di estradizione del latitante in Italia.

Le indagini però continuano per il procuratore Bombardieri, l’aggiunto Lombardo e per il sostituto della Dda Alessandro Moffa. I pm, infatti, stanno cercando di ricostruire la sua fuga e capire chi lo ha aiutato a darsi alla macchia e restare latitante per 20 mesi. Il fatto che i carabinieri lo hanno arrestato in Portogallo conferma lo spessore criminale di Pelle che per due volte, nonostante il suo stato di salute, è riuscito a sparire nel nulla: nel 2007 lo ha fatto nella Locride mentre era ancora in corso la faida di San Luca contro i Nirta-Strangio, mentre nel 2019 si è eclissato a Milano dove aveva l’obbligo di dimora in attesa della sentenza della Corte di Cassazione.

Il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri non nasconde la sua soddisfazione per la cattura di “Ciccio Pakistan”. “Per noi non è mai cessata la ricerca del latitante – sottolinea – Grazie all’assistenza del progetto ‘I-Can’ e con la collaborazione delle varie autorità giudiziarie e forze di polizia straniere, i carabinieri del Reparto operativo e i carabinieri del gruppo di Locri erano sulle tracce di Francesco Pelle da mesi. In questo periodo i nostri investigatori si sono avvicinati in più occasioni alla sua cattura. Oggi finalmente è stato arrestato nella penisola iberica. Ciccio Pakistan era un latitante di massima pericolosità inserito nello speciale elenco del ministero dell’Interno. Adesso le indagini continuano per capire come abbia fatto a darsi alla fuga e da chi è stato aiutato in questi due anni”.