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‘Ndrangheta, ai domiciliari per scambio elettorale politico-mafioso il sindaco di Rosarno Idà: “Appoggiato dalla cosca Pisano”

Il Fatto Quotidiano

Ndrangheta, ai domiciliari per scambio elettorale politico-mafioso il sindaco di Rosarno Idà: “Appoggiato dalla cosca Pisano”

In tutto 49 gli arresti per reati che vanno dall’associazione di tipo mafioso al traffico di stupefacenti nell’ambito dell’operazione Faust coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio. C’è anche il consigliere comunale Domenico Scriva. Nelle intercettazioni il candidato sindaco chiede lumi al boss sulla grammatica italiana: “Perché vorrei che tutti i rosarnesi siano orgogliosi giusto? È italiano? O fossero orgogliosi?”

di Lucio Musolino | 18 GENNAIO 2021

Scambio elettorale politico-mafioso. Per questo è finito in manette anche il sindaco di Rosarno Giuseppe Idà, arrestato dai carabinieri che hanno eseguito 49 arresti nell’ambito dell’operazione “Faust” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Nei confronti di Idà, su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e dell’aggiunto Gaetano Paci, il gip ha disposto gli arresti domiciliari perché sarebbe stato appoggiato dalla cosca Pisano (detti “i diavoli) alle elezioni comunali del 2016 quando è stato eletto sindaco. In particolare, nel capo di imputazione contestato al sindaco ex Udc poi passato a Forza Italia c’è scritto che, nel 2016, in qualità di candidato alla guida del Comune avrebbe chiesto a Carmine Pesce di procurargli voti. Inoltre, Idà avrebbe accettato la promessa dei voti della cosca Pisano in cambio dell’assegnazione al consigliere Domenico Scriva – anche lui ai domiciliari con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso – dell’assessorato ai lavori pubblici o, comunque, l’attribuzione di un altro incarico di prestigio.

Ma non solo. Secondo gli inquirenti, infatti, lo scambio elettorale politico-mafioso riguarderebbe anche il mutamento della destinazione urbanistica di alcuni terreni di proprietà dei “diavoli” vicino allo svincolo autostradale di Rosarno e la riapertura del centro vaccinale in un immobile di pertinenza della famiglia Pisano. Tra le richieste fatte dalla cosca al sindaco, ci sarebbe pure l’assegnazione a suoi uomini di fiducia della carica di vicesindaco.

L’inchiesta, iniziata nel 2016 e conclusa nel 2020, è stata coordinata dal procuratore aggiunto Paci e dai pm Sabrina Fornaro e Adriana Sciglio. All’alba di lunedì il blitz è scattato a Rosarno, Polistena e Anoia. Ma anche nelle province di Messina, Vibo Valentia, Salerno, Matera, Brindisi, Taranto, Alessandria e Pavia. Con l’inchiesta “Faust”, la Procura contesta i reati di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico – mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi, tentato omicidiousura e procurata inosservanza di pena.

Secondo gli investigatori, l’operazione “Faust” ha consentito di acclarare “la radicata e attuale operatività della cosca Pisano, conosciuti come i diavoli di Rosarno, nonché, in un contesto che rivela cointeressenze di sodalizi operanti nel Mandamento Tirrenico, l’attuale pervasività dell’articolazione territoriale di ‘ndrangheta denominata società di Polistena, capeggiata storicamente da esponenti della famiglia Longo, ed anche della locale di ‘ndrangheta di Anoia”. Sul fronte politico, le indagini della Dda hanno consentito di accertare l’appoggio elettorale fornito dalla cosca Pisano al candidato sindaco di Rosarno, Idà, e al consigliere comunale Scriva, poi risultati eletti e tuttora in carica. Per gli inquirenti, avrebbero accettato i voti della ‘ndrangheta in cambio della promessa di incarichi nell’organigramma comunale a uomini di fiducia della cosca.

Ci sono riferimenti ad altri politici che però non hanno trovato riscontri nelle indagini”. Il procuratore di Reggio Calabria Bombardieri durante la conferenza stampa non fa i nomi ma nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip viene citato spesso il presidente del Consiglio regionale Giovanni Arruzzolo, anche lui di Forza Italia. Non ci sono intercettazioni tra quest’ultimo, che non è indagato, e Francesco Pisano. Gli investigatori, però, sottolineato “l’anomala assenza di contatti diretti tra Pisano ed il consigliere regionale” e registrano quelli tra il boss e il fratello del politico, Francesco Arruzzolo.

È un’indagine – spiega il procuratore Bombardieri – che prende le mosse dal collaboratore Lorenzo Bruzzese. I carabinieri hanno monitorato l’attuale operatività della cosca che spaziava non solo dal traffico di sostanze stupefacenti all’usura e all’estorsione. Ma anche alle ingerenze nell’attività amministrativa. La cosca si è occupata delle elezioni comunali svolte nel 2016 a Rosarno. Il boss Francesco Pisano si è posto come stratega delle elezioni. Nelle elezioni comunali abbiamo assistito all’ingerenza dei ‘diavoli’ nella predisposizione della lista, del simbolo della lista e addirittura del programma elettorale. In paese emergeva un collegamento chiaro tra i Pisano e il candidato sindaco. C’è una piena consapevolezza dell’appoggio criminale che veniva non solo accettato, ma nasce prima”.

Non stiamo parlando di promesse generiche ma di promesse determinate”. Il procuratore aggiunto Paci non ha dubbi: “La prima uscita pubblica del candidato sindaco, poi eletto, è stata concordata prima con i referenti della cosca anche nei suoi dettagli grammaticali. C’è una compenetrazione strettissima del rapporto sin dalle origini”. Alcune intercettazioni sono imbarazzanti. “Perché vorrei che tutti i rosarnesi siano orgogliosi giusto? È italiano? O fossero orgogliosi?”. Il candidato a sindaco Idà chiede lumi al boss sulla lingua italiana: “Fossero”.

Le voci sul rapporto tra il candidato a sindaco e la cosca Pisano si erano diffuse già durante la campagna elettorale quando, spiega il procuratore aggiunto, “emerge il tentativo del sindaco Idà di prendere le distanze dalla cosca. La sua preoccupazione era quella di smentire l’ondata di voci su questo rapporto con i Pisano”. Presa di distanza che, secondo il magistrato, “non era stata gradita dalla famiglia mafiosa. Dopo l’arresto del latitante Marcello Pesce il sindaco aveva espresso il proprio compiacimento per l’operato delle forze dell’ordine e una posizione di sostegno all’opera di restaurazione del controllo di legalità. Dalle intercettazioni che sono state acquisite emergono delle reazioni negative che inducevano un esponente della cosca Pesce a rivelare quello che era stato l’atteggiamento accondiscendente dell’allora candidato sindaco verso il sostegno elettorale che gli veniva dalla cosca di ‘ndrangheta”. “Se inizio io su facebook – ha detto Carmine Pesce parlando con Francesco Pisano – a dire che lui è venuto a cercare anche i miei voti lo faccio cadere subito”.

Appare evidente che nonostante Giuseppe Idà – scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare – cercasse in pubblico di non mostrarsi legato al Francesco Pisano e alla famiglia dei “Diavoli”, lo stesso, al pari di Domenico Scriva, abbia consapevolmente scelto di raggiungere l’accordo illecito, accettando che lo stesso Pisano avrebbe veicolato il consenso elettorale attraverso la forza, anche implicita, della propria caratura mafiosa”