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‘Ndrangheta, 47 arresti anche ex senatore e due carabinieri. Mafia in cravatta

La cosca si sarebbe infiltrata in numerose attività imprenditoriali, gestendo, tra l’altro, i servizi di onoranze funebri ed una discoteca nel centro di Cosenza

COSENZA – I carabinieri del Comando provinciale e della Squadra mobile hanno eseguito stamani 47 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti presunti affiliati alla cosca Bruni della ‘ndrangheta. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda e uno riguarda, tra gli altri, l’ex parlamentare dell’Udeur Bonaventura La Macchia. La cosca Bruni, secondo quanto è emerso dalle indagini, si sarebbe infiltrata in numerose attività imprenditoriali, gestendo, tra l’altro, i servizi di onoranze funebri ed una discoteca nel centro di Cosenza. Il gruppo criminale avrebbe avuto anche un ruolo attivo nel traffico di stupefacenti, nelle estorsioni e nelle rapine contro i furgoni portavalori eseguite con la complicità di mafiosi pugliesi.

Anche due carabinieri sono stati arrestati nell’ambito dell’operazione contro la cosca Bruni di Cosenza. I due militari sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. Uno dei due carabinieri era in servizio nella Compagnia di Rende (Cosenza), mentre l’altro era stato sospeso.

EX SENATORE IN RACKET POMPE FUNEBRI – Sarebbe stato inserito nel racket delle pompe funebri, grazie ai suoi collegamenti con il titolare di una casa di cura di Cosenza, Bonaventura La Macchia, di 57 anni, l’ex senatore dell’Udeur arrestato stamani. La Macchia e’ accusato di tentata estorsione, aggravata dalle modalità mafiose. L’ex parlamentare, in particolare, avrebbe fatto pressioni sul proprietario della casa di cura per fare in modo che il servizio di pompe funebri per le persone che morivano nella clinica fosse affidato ad un impresa che sarebbe stata collegata alla cosca Bruni della ‘ndrangheta. La Macchia e’ stato arrestato dalla Squadra mobile di Cosenza nella sua abitazione di Roma con la collaborazione della Questura della capitale.

Bonaventura La Macchia era gia’ stato arrestato negli anni ’90 per reati finanziari legati alla gestione di una societa’, la Edicom, dalla quale avrebbe distratto somme per circa due miliardi di lire. Per questa vicenda La Macchia ha subito una condanna a due anni e mezzo di reclusione per bancarotta fraudolenta e tentata estorsione. La Macchia era stato eletto deputato nel 1996 con la Lista Dini e nel 1999 aveva aderito all’Udeur. L’inchiesta che ha portato all’arresto di La Macchia e delle altre persone coinvolte nell’operazione è stata condotta dai pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto, Raffaella Sforza, Claudio Curreli e Adriano Del Bene (questi ultimi due applicati dalla Procura della Repubblica di Cosenza).

COMPAGNA POLACCA BOSS DIRIGEVA COSCA
– Era la compagna polacca di Michele Bruni, Edyta Kopaczynska, di 29 anni, a dirigere gli affari della cosca nel periodo in cui il boss era detenuto. E’ quanto é emerso dalle indagini. Dall’attività investigativa è emerso il ruolo significativo che Edyta Kopaczynska avrebbe svolto nella gestione degli affari della cosca Bruni, con un’influenza notevole non soltanto sul compagno ma anche sugli altri affiliati alla cosca, con spartizione di compiti e proventi delle attività illecite. Per farsi capire da tutti, tra l’altro, la polacca aveva imparato e si esprimeva in dialetto cosentino. Michele Bruni, finito in manette stamattina dopo che ieri aveva ottenuto gli arresti domiciliari perché detenuto per violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, era stato arrestato nel luglio del 2009 dalla Squadra mobile di Cosenza dopo un lungo periodo di latitanza. All’epoca, tra l’altro, Bruni era inserito nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi diramato dal Ministero dell’Interno.

(Tratto da ANSA)