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Napoli, l’imprenditore Alfredo Romeo rinviato a giudizio per corruzione

Il Fatto Quotidiano, 21 febbraio 2018

Napoli, l’imprenditore Alfredo Romeo rinviato a giudizio per corruzione

Il gip ha accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Francesco Raffaele. Rinviato a giudizio anche un collaboratore dell’imprenditore, Ivan Russo. Romeo si trova agli arresti domiciliari in relazione alla accuse contestate in questo procedimento, aperto dalla procura parteoneopea per le presunte tangenti pagate per gli appalti e che poi ha portato all’apertura dell’inchiesta sulla Consip

di F. Q.

Sarà processato con l’accusa di corruzione. L’imprenditore Alfredo Romeo è stato rinviato a giudizio dal gip del tribunale di Napoli, Luana Romano. Il giudice che ha accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Francesco Raffaele nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Romeo. Il processo comincerà il 10 aprile davanti alla prima sezione del Tribunale. Rinviato a giudizio anche un collaboratore di Romeo, Ivan Russo.

L’imprenditore partenopeo si trova agli arresti domiciliari in relazione alla accuse contestate in questo procedimento, riguardanti diversi episodi di presunta corruzione. Il 4 dicembre scorso il Tribunale del Riesame aveva confermato la misura cautelare. L’inchiesta napoletana è quella che ha dato vita all’indagine sulla Consip, la centrale acquisiti della pubblica amministrazione che ha fatto finire nei guai anche Tiziano Renzi e il ministro dello Sport, Luca Lotti.

In origine i magistrati campani si erano concentrati sull’appalto per il servizio di pulizie del Cardarelli. L’indagine era stata poi estesa ai presunti rapporti tra alcuni dirigenti della Romeo gestione e pubblici ufficiali e si era arrivati alla Consip. Romeo era stato arrestato lo scorso 17 marzo e su ordine del Riesame di Roma era tornato libero il 16 agosto.

L’inchiesta si è poi evoluta tre diversi filoni di ipotesi corruttive, relativi ad appalti riconducibili all’ospedale, al Comune e alla Soprintendenza per i beni culturali di. Dagli accertamenti svolti dai magistrati napoletani era emerso un presunto sistema di tangenti in riferimento sia all’appalto nell’ospedale Cardarelli che per altri lavori pubblici a Napoli. Gli sviluppi più importanti dell’indagine erano arrivati dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali ed altre attività, come sequestri e perquisizioni (a Roma furono trovati in una discarica dei pizzini sui quali secondo l’accusa Romeo avrebbe annotato importo e destinatari delle mazzette) che hanno portato all’apertura del filone sugli appalti della Consip.

Ciò ha comportato una trasmissione, per competenza territoriale, di buona parte degli atti, alla procura di Roma che il 12 gennaio scorso ha chiesto sei mesi di proroga delle indagini al gip Gaspare Sturzo per 12 indagati. Oltre a Lotti e Renzi senior ci sono lo stesso Romeo, il generale dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia, l’imprenditore Carlo Russo, il comandante dell’Arma Tullio del Sette, Italo Bocchino, l’ex ad di Consip Domenico Casalino, Francesco Licci, Silvio Gizzi, il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni e l’ex presidente di Consip Luigi Ferrara.