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Napoli, l’Associazione Caponnetto e gli strumenti per combattere le mafie.

Napoli, l’Associazione Caponnetto e gli strumenti per combattere le mafie.

 

inserito da Salvatore Caccaviello

 Quello che si terrà domani a Napoli , nell’Antisala dei Baroni al Maschio Angioino, sarà senz’altro un importante convegno. Poiché i temi trattati sono di fondamentale importanza affinché la società cosi detta civile possa rendersi conto che ormai, dopo i recenti eventi, il dilagare della malavita organizzata in tutto il Paese ha assunto delle proporzioni finora impensabili. Pertanto urgono strumenti concreti ed efficaci per debellare tale fenomeno che oramai definire infiltrato nel tessuto socio economico è persino riduttivo, bensì possiamo chiaramente dire che il fenomeno mafioso occupa una gran parte della nazione. Su tale argomento anticipiamo l’opinione del Segretario Nazionale dell’ Associazione “Antonino Caponetto”, Dott. Elvio Di Cesare. – (s.c.)

Qualcuno l’ha definito un tema ” tecnico” ed in certo senso lo é :
Il condizionamento della criminalità organizzata sulla libera determinazione degli Enti Locali. Contrasto,prevenzione,repressione.
Il ruolo di vigilanza e denuncia del Collegio dei Revisori dei Conti “.

L’Associazione Caponnetto,definendone il titolo ,ha voluto,com’é una sua tradizione, tenersi lontana dalla retorica e dalla genericità di un’antimafia parolaia e di parata, per affrontare,invece, i temi VERI della lotta alle mafie,quelli che riguardano l’approntamento e l’utilizzo di strumenti efficaci necessari per combatterle.
La dimostrazione di ciò è ravvisabile nella decisione di coinvolgimento e di compartecipazione in questo evento dei rappresentanti di categorie professionali – quali,appunto,i Revisori dei conti – che hanno la grossa responsabilità di controllare ,dal di dentro agli Enti locali ,se ,nel governo della cosa pubblica,ci si sia attenuti e ci si attenga o meno a criteri di correttezza e di impermeabilità ad eventuali interferenze mafiose.
Ormai si contano a migliaia le amministrazioni locali che sono state sciolte in Italia per mafia e non passa giorno che non arrivino sulle scrivanie ministeriali ulteriori richieste di scioglimento che non riguardano più,com’é stato fino ad alcuni anni fa ,solo Comuni del sud e del Centro Italia,ma anche quelli del nord.
La linea della palma é rapidamente salita e
sempre più,infatti,da Milano,come da Venezia,da Reggio Emilia come da Genova,dal Piemonte,come dalla Lombardia,dalla Liguria come dal Veneto,dalle Marche e così via,arrivano notizie di collusioni fra importanti pezzi della politica e delle istituzioni con le organizzazioni criminali mafiose.
Dovunque l’imprenditoria sana viene sradicata e sostituita da quella criminale che sempre più si sta impossessando del Paese.
Un processo di radicamento delle mafie da incubo dovuto in gran parte al fenomeno della corruzione – la quale ha raggiunto livelli che si valutano intorno ai 60-70 miliardi di euro ed ancor più -,ma anche all’inefficacia degli strumenti ,delle misure e dell’azione adottati finora da uno Stato che troppo spesso appare con la veste di un Giano bifronte, il quale ,da una parte,dice di voler combattere le mafie,ma che dall’altra fa poco o nulla per tener fede alle promesse ed agli impegni .
Potremmo,al riguardo,limitarci a citare il solo caso dei Testimoni di Giustizia,una piccola categoria di cittadini che si sono giocati tutto,a cominciare dalla vita propria e dei loro cari,per schierarsi dalla parte della Giustizia e contro le mafie e che,invece di essere trattati con gratitudine,vengono lasciati in uno stato di perenne disagio e di sofferenze inenarrabili.
Da uno Stato di diritto ci si aspettano un ben altro comportamento,oltre che un’attenzione particolare a quanto é avvenuto e sta avvenendo in Italia.
Il problema della lotta alle mafie ed alla corruzione dovrebbe essere il primo problema nell’agenda politica e di governo di un Paese civile e democratico ,anzi chè essere relegato agli ultimi posti come é avvenuto finora e continua sempre più ad avvenire.
Pervengono,invece,sia dai livelli centrali che da quelli periferici,risposte assolutamente inadeguate,le cuoi conseguenze ed i cui sviluppi hanno portato e stanno portando sempre di più,grazie anche ad una società civile che appare distratta e disinteressata rispetto al tema della lotta alle mafie ,all’attuale gravissima situazione di occupazione vera e propria del Paese da parte della criminalità mafiosa .
Moltissime responsabilità al riguardo ricadono sugli organi periferici governativi,a cominciare dalle Prefetture e dai Prefetti ,tanti dei quali ancora oggi si ostinano a negare l’esistenza delle mafie sui propri territori.
Basterebbe citare per tutti il “caso Roma” di Mafia Capitale ,il cui Prefetto appena alcuni mesi fa – mesi,non anni – ancora sosteneva che…………..” Roma é la città più sicura d’Italia”!!!!!!!!!!
I Prefetti,attraverso gli strumenti messi a loro disposizione dalla legge in materia di prevenzione,al contrario dei magistrati il cui compito é quello di intervenire solo a reato compiuto,hanno il DOVERE di intervenire PRIMA e senza eccessivi ostacoli di natura burocratica.
Basta,infatti,una semplice informativa delle forze di polizia perché,ad esempio,essi possano emanare un’ interdittiva antimafia che impedisca ad un’impresa sospettata di contiguità o di collusione con le organizzazioni o soggetti criminali di eseguire lavori per conto delle amministrazioni pubbliche o di concorrere per eventuali forniture a favore di esse.
Cosa che non molti di essi fanno o che fanno in maniera molto,ma molto limitata.
Essi,inoltre,avendo la veste ed il ruolo di presiedere i Comitati provinciali per la sicurezza e l’ordine pubblico,hanno il potere,oltre che di disporre le misure di protezione in favore di coloro che si trovano in situazioni di pericolo dopo che si sono schierati dalla parte della Giustizia e contro la criminalità,di dettare le direttive alle forze di polizia,coordinandole e fissando per esse le ” priorità” nell’azione di contrasto ad essa.
In molte aree del Paese il contrasto avviene ancora con un’ ottica obsoleta da “ordine pubblico”,ignorando che la mafia ,oggi,é una vera e propria IMPRESA,la più grande IMPRESA del Paese,e che ,quindi,va combattuta con ottiche e metodologie più aggiornate che tengano conto dei patrimoni accumulati,delle movimentazioni finanziarie e quant’altro del genere.
Noi contiamo moltissimo sul nuovo Prefetto di Napoli,sulle sue note qualità professionali ed umane e ci aspettiamo che ella voglia imprimere una svolta in una città,una provincia ed una regione devastate dal malaffare politico ed amministrativo,oltre che dalla camorra.
L’Associazione Caponnetto é grata a tutti i relatori di questo Convegno e li ringrazia uno per uno,dal Sindaco di Napoli che ci ha voluto ospitare,ai magistrati,ai quali confermiamo la nostra vicinanza e la nostra disponibilità a continuare a combattere al loro fianco,ai rappresentanti di ordini e categorie professionali.
Ai cittadini di Napoli e degli altri comuni della Campania e di altre parti d’Italia che hanno inteso prendervi parte rivolgiamo un caldo ringraziamento accompagnato da un fortissimo incitamento ad accentuare al massimo l’impegno a difendere con i denti quello Stato di diritto che i nostri nonni ed i nostri genitori fortissimamente hanno voluto e che oggi corre il rischio di essere abbattuto sotto i colpi di una criminalità sempre più arrogante ed invasiva.