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Mondani: “Inchieste che si sono fermate”

Mondani: “Inchieste che si sono fermate”

12 Dicembre 2019

Paolo Mondani, giornalista di Report:

MONDANI: Abbiamo approfondito il tema del protocollo Antoci, e l’attentato del 18 maggio in particolare, perché ci sembrava inizialmente assolutamente paradossale che, all’indomani dell’attentato, si definisse quell’attentato come il più importante attentato seguito alle stragi di mafia ben note, mentre l’indagine sull’attentato era stata archiviata al tribunale di Messina, un’indagine durata due anni che non ha portato ad individuare né mandanti né esecutori. È molto significativo il fatto che la decina di fonti con le quali ho potuto parlare era in sostanza convinta che la dinamica dell’attentato fosse diversa da come è stata rappresentata dai poliziotti che ne sono stati protagonisti.

FAVA, Presidente della Commissione: Su quali punti?

MONDANI: Ho intervistato il dottor Ceraolo ma ho sentito molti altri… Un punto lo abbiamo notato subito: tra i testimoni dell’attentato risulta l’allora commissario Manganaro che è contemporaneamente lo stesso cui sono state affidate le indagini. Opportuno? Non opportuno? Io ritengo che non sia opportuno, ma, insomma, è andata così… Complessivamente l’indagine parte e continua per molto tempo sulla base della testimonianza del vice questore Manganaro. Gli altri poliziotti presenti quella notte vengono sentiti il solo nel maggio 2017, cioè ad un anno dall’attentato.

(…)

Perché la mafia prepara tre molotov, mai usate in precedenza, a mio ricordo, dalla mafia? Perché lasciano i mozziconi di sigaretta ma non c’è un DNA compatibile? Perché hanno cura di non lasciare impronte sulle bottiglie molotov mentre lasciano i mozziconi? Raccolgono i tre bossoli di fucile sparati contro la blindata. Io mi chiedo: quando avrebbero avuto il tempo di raccoglierli siccome, dice Manganaro, lui arriva contemporaneamente agli spari? Non voglio ovviamente rivelare le fonti ma, senza mezzi termini, i carabinieri non sembrano affatto convinti che siano andate così le cose, esattamente come i poliziotti che ho incontrato… I poliziotti si sono molto concentrati sul trasbordo, sull’uso che si è fatto della blindata, sul fatto che i poliziotti che avevano in carico la difesa, diciamo così, la vita del Presidente Antoci non si siano comportati come i protocolli prevedono e i protocolli sarebbero stati radicalmente trasgrediti da quei comportamenti. Mentre, per la parte che riguarda i carabinieri, ho riscontrato vere e proprie convinzioni che non fosse andata com’è stata ricostruita. (…) Altro fatto strano: nel dicembre 2014 una lettera viene recapitata (ad Antoci) negli uffici del Parco dei Nebrodi, “finirai scannato tu e Crocetta”, il testo scritto con lettere di giornale ritagliate ed incollate. Ho chiesto a degli investigatori: ma è mai successo che la mafia facesse delle lettere anonime con lettere ritagliate incollate? (…) Il Presidente Antoci mi parla di mascariatori. Io ho replicato che il fango cresce quando le domande rimangono senza risposta: chi ha ordinato la strage veramente? Chi l’ha realizzata? E perché per un fatto di questa gravità le indagini si sono curiosamente fermate o non si sono fermate ma non ne sappiamo niente?”.

fonte:http://mafie.blogautore.repubblica.it/