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Molti amministratori comunali ci chiedono spesso cosa possono fare gli enti locali per combattere contro le mafie. Intanto essi possono stimolare i Prefetti, spesso riottosi ed inerti, ad assumere iniziative tendenti a creare in ogni provincia un’unica stazione appaltante ad evitare che le mafie si inseriscano, magari con prestanome, negli appalti pubblici. Poi essi possono adottare alcuni provvedimenti che la Casa della Legalità di Genova ha così bene evidenziati in questo documento

MAFIA. VELTRI STRONCA LEGGE EMILIA-ROMAGNA: E’ UN'”ARMA” SPUNTATA
‘INEFFICACE, INGENUA, ARRETRATA: ERRORE LIMITARLA ALL’EDILIZIA’ (DIRE)

Bologna, 13 nov. – Impegno si’, ma senza i risultati sperati. Da un lato e’ “apprezzabile” che la Regione Emilia-Romagna si renda conto che le mafie sono arrivate anche nel suo territorio e che ponga mano a una legge per combatterle.

Ma dall’altro, la recente proposta di legge 336 per contrastare le infiltrazioni e’ “inefficace”, talvolta “ingenua” e con essa molta della legislazione regionale che arriva addirittura a segnalare “una profonda arretratezza”, a mostrarsi come “una pura dichiarazione d’intenti”, in alcuni passi “scontata” quando non “sconcertante” riguardo al contrasto alle mafie. E’ il ‘verdetto’ dello scrittore e direttore del periodico on line democrazialegalita.it Elio Veltri e il presidente della Casa della Legalita’ Christian Abbondanza, che su richiesta del gruppo del Movimento a cinque stelle in Regione, hanno redatto uno studio sulle leggi regionali, un fascicoletto che ora sara’ inviato a tutti i membri dell’Assemblea legislativa.

Nell’analisi, pur apprezzando che la Regione riconosca l’esistenza del problema mafia, i due sottolineano innanzitutto che non si tratta di “infiltrazioni” ma di “radicamento”, come accade d’altronde in tutte le Regioni. Inoltre, limitare l’intervento della legge al solo campo dell’edilizia e dell’immobiliare e’ “inefficace”, perche’ le mafie operano in piu’ attivita’, tra cui anche bonifiche ambientali, sanita’, commercio e grande distribuzione, mercati, ristorazione, rifiuti e discariche, trasporti, cave, energie rinnovabili, partecipazioni societarie, assegnazione sussidi sociali e case popolari, nel settore delle sale giochi, delle scommesse, delle slot. “Pensare oggi che la mafie siano soltanto presenti e interessate al settore edile e’ un atteggiamento miope e fuorviante rispetto alla capacita’ di manovra acquisita dalle organizzazioni in molteplici settori”, scrivono Veltri e Abbondanza. Un esempio: negli ortomercati controllano i mezzi di trasporto con cui possono far viaggiare materiali e sostanze illecite, dalle armi alle droghe, ma controllano anche l’abusivismo, ecco perche’ la normativa regionale e quella comunale dovrebbero recepire la necessita’ di attivare controlli costanti. Nel ‘mercato’ delle slot machine le mafie hanno addirittura una “dirompente capacita’” di mimetizzazione, senza contare la contraffazione, che e’ in costante crescita, mentre nel campo delle energie rinnovabili si inseriscono per attingere a risorse pubbliche. Una cosa che accade anche con i rifiuti. In molte regioni, spiega Veltri, “usano capitali per entrare nelle societa’ pulite”; in Romagna, per esempio, “si comprano gli alberghi e i locali”. I casi segnalati a Modena negli ultimi tempi, per chiarire, sono solo la classica punta dell’iceberg per lo scrittore, che apprezza la “lucidita’” del procuratore della Ghirlandina Vito Zincani, che recentemente ha affermato che se sradicasse la mafie darebbe un colpo mortale all’economia locale.

Se la Regione vuole “effettivamente” darsi una “seria” normativa regionale di contrasto alle mafie, “dovrebbe adottare provvedimenti complessivi sui diversi campi in cui la capacita’ di infiltrazione, condizionamento e radicamento delle organizzazioni e’ elevata”. Partendo dall’alto, da se stessa e le altre amministrazioni pubbliche. Un primo passo sarebbe adottare il codice deontologico promosso dalla Commissione parlamentare antimafia che prevede alcuna cause di ineleggibilita’ e candidabilita’, suggeriscono i due esperti. E poi procedere con un’azione “concreta, immediata e a costo zero” per una effettiva attivita’ di prevenzione e contrasto della malavita organizzata.
Si potrebbe partire con legge che ponga l’obbligo di una lista, accessibile a chiunque, magari sul web con tutte le societa’ di capitali e tutti gli enti locali, i fornitori (con valore economico e tipologia), le offerte per le trattative private e gare d’appalto con tutti i particolari. Nell’elenco dovrebbero figurare anche gli incarichi assegnati nelle societa’ pubbliche e private, i curricula dei consulenti, indicazioni sui progettisti, i partner finanziari e i subappalti. Non devono mancare i contributi, finanziamenti e agevolazioni assegnati a enti locali a societa’ partecipate, la lista dei dirigenti e funzionari responsabili.

C’e’ molto lavoro anche per i Comuni nell’analisi di Abbondanza e Veltri. I municipi, infatti, dovrebbero fare lo stesso, con la medesima precisione e trasparenza, redigendo liste di domande e concessioni commerciali coi nominativi dei titolari, delle concessioni edilizie con le ditte incaricate, dei progettisti e le proprieta’. Sempre sui siti delle amministrazioni si potrebbero pubblicare informazioni sulle societa’ che conferiscono i rifiuti, le sanzioni comminate per danni ambientali, le societa’ che operano nel movimento terra, gli autostrasportatori che lavorano per i mercati generali, le concessioni e i cambiamento di destinazione di aree e palazzi. Non e’ ancora finita, perche’ Regione e Province, secondo Abbondanza e Veltri, devono anche pubblicare tutte le autorizzazioni sui settori che fanno gola alle mafie. E quindi movimento terra, societa’ che trattano rifiuti, le pratiche su concessioni di deroghe per i vincoli e le sanzioni per reati ambientali, i contratti con societa’ private per mense, ticket ristorazione, macchinette per alimenti. Infine e’ “indispensabile” che gli enti locali inseriscano on line tutte le procedure di Vas, Via, varianti a Puc, Ptcp e i provvedimenti adottati dalle conferenze di servizio. Oltre poi ad attivare un monitoraggio in collaborazione con le Camere di commercio, l’Agenzia delle entrate, il catasto, l’ispettorato del Lavoro, servirebbe un “vero” osservatorio indipendente dalla politica sulle mafie.

Infine un occhio ai beni confiscati. Al 31 dicembre 2009 in regione i beni immobili confiscati erano 81 in 20 Comuni e le aziende erano 23 in sei Comuni. Delle 23 aziende 11 sono rimaste al demanio, 12 ne sono uscite ma non sono state assegnate. Degli 81 beni immobili 23 sono ancora del demanio, 12 destinati ma non assegnati. Resta da capire quali sono stati effettivamente riutilizzati a livello sociale. Assieme a prefetti, l’agenzia del Demanio, l’agenzia nazionale per i beni confiscati i sindaci, suggeriscono Abbondanza e Veltri, bisognerebbe vedere quali beni effettivamente possono essere destinati a fini sociali e poi vendere i rimanenti. Questo per creare nuove entrate nella casse pubbliche, cosi’ carenti di fondi a detta di tutti gli amministratori.

(Tratto da Casa della Legalità e della Cultura)