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“Metauros”, l’ex sindaco di Villa San Giovanni Rocco La Valle va ai domiciliari

Metauros”, l’ex sindaco di Villa San Giovanni Rocco La Valle va ai domiciliari

Passa dal carcere agli arresti domiciliari l’ex sindaco di Villa San Giovanni, Rocco La Valle. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame reggino che ha attenuato nei suoi confronti la misura cautelare. L’ex primo cittadino era finito in manette il cinque ottobre scorso nell’ambito dell’inchiesta antimafia denominata “Metauros”. Per la Dda che ne ordino l’arresto Rocco La Valle era il “collettore” delle tangenti nonché l’unico interlocutore fra le ‘ndrine e le società vessate. Ed è infatti con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa che è finito in manette nell’ambito dell’operazione di Polizia e Carabinieri. Nelle accuse mosse dai pm antimafia Antonio De Bernardo e Giulia Pantano è monitorata non la sua attività di primo cittadino bensì quella di “portavoce” dell’impresa di famiglia ossia della “Ecofal S.n.c.” intestata adi Eugenio e Francesco La Valle (rispettivamente fratello e cugino di La Valle Rocco). La società era una capofila dell’A.T.I., l’associazione temporanea di imprese, ed è qui che si inserirebbe il suo ruolo da professionista piegatosi al servizio delle cosche. In particolare, così come ordinato dalle ‘ndrine, venivano imposte estorsione alle società che hanno gestito nel corso del tempo il termovalorizzatore di Gioia Tauro (in particolare “Termomeccanica” e “Veolia”). Il meccanismo era però sopraffino. Il “pizzo” non veniva chiesto direttamente ma, era “mascherato” attraverso il sistema di sovrafatturazioni per pagamenti dei servizi di trasporto dei rifiuti dagli impianti di selezione al sito del termovalorizzatore che venivano però in parte restituiti “in nero”. I fatti contestati dall’Antimafia reggina riguardano il periodo intercorso dal 2002 e fino al 2013. Stando alle carte dell’inchiesta “Metauros” l’ex primo cittadino villese era proprio l’ideatore dell’Ati costituita tra imprese addette al trasporto del cdr dagli impianti di selezione di Sambatello, Crotone, Siderno e Rossano Calabro al termovalorizzatore di Gioia Tauro. Era lui che selezionava le imprese da “associare” in Ati e assegnava loro il numero di viaggi da eseguire dai vari impianti fino al sito del termovalorizzatore. La Valle avrebbe, nel corso del tempo, preso i contatti con i referenti mafiosi delle zone in cui sono ubicati gli impianti di selezione del cdr e di ubicazione del termovalorizzatore o con i loro “portavoce” e a loro avrebbe consegnato materialmente la “quota” parte del denaro dell’estorsione. A Siderno infatti, in relazione proprio allo stabilimento del luogo ed ai trasporti di cdr da quel sito al termovalorizzatore di Gioia Tauro, avrebbe consegnato parte delle tangenti a Giuseppe Commisso, alias il “mastro”, uno dei boss più influenti di tutta la ‘ndrangheta. La Valle inoltre, in concorso con Peppe Commisso, gli avvocati Giuseppe Luppino e Gioacchino Piromalli, e gli imprenditore Giuseppe e Domenico Pisano,avvalendosi presumibilmente della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza di GiuseppeCommisso e Gioacchino alle omonime cosche di ndrangheta, attraverso l’uso di violenza e minacce ambientali, “facevano intendere preventivamente ai rappresentanti di Termomeccanica e Veolia, società che hanno gestito nel tempo il termovalorizzatore di Gioia Tauro, nonché ai titolari di imprese addette al trasporto del cdr dagli impianti di selezione costituite in Ati che il pagamento della cosiddetta «tassa per l’ambiente» fosse l’unico modo di svolgere la propria attività in sicurezza, senza subire atti di danneggiamento o minatori da parte della criminalità organizzata. In particolare in occasione della trattativa inerente i servizi di trasporto del cdr dagli impianti di selezione di Sambatello, Rossano, Crotone e Siderno a Goia Tauro, intercorsa tra Romolo Orlandini responsabile di Termomeccanica e lo stesso Rocco La Valle, gestore di fatto dell’impresa Ecofal capofila dell’Aticostituita tra le imprese di trasporto, quest’ultimo richiedeva il pagamento della «tassa per l’ambiente» e pertanto di una somma ulteriore rispetto al prezzo per il singolo trasporto, (che sarebbe stata regolarmente fatturata». Così Orlandini affermerà: “per il quieto vivere….per l’ambiente facciamo così …e non se ne parla più…l’unica… particolarità… che è venuta fuori con l’occasione… è stato il fatto che… mi è stato detto… però, su questa cifra bisognerebbe mettere un qualcosina… è stata una cosa molto vaga… uso il termine che è stato usato… per l’ambiente”.

Dalle parole poi si passerà ai fatti. In caso di ritardo, sottolineano gli inquirenti, o inesatta corresponsione del quantum della tangente, si giungerà anche a determinare il blocco del servizio di trasporto del cdr come quanto avvenuto nel luglio del 2009. Tutti gli indagati inoltre avrebbero costretto i rappresentanti delle stesse società (Termomeccanica e Veolia) a consegnare loro una somma imprecisata (ma comunque proporzionale al numero dei trasporti commissionati- circa 30 euro a viaggio e alla quantità di rifiuti trasportati-circa 1 euro a tonnellata), ma certamente pari a centinaia di miglia di euro all’anno, il tutto per ricavare palate di denaro. Il ruolo poi di La Valle poi avrebbe riguardato anche il depuratore di Gioia Tauro. Infatti insieme a Francesco Barreca, titolare formale della B.M. Service, impresa addetta ai trasporti per conto della società che gestiva il depuratore, avrebbe estorto tangenti alla Iam, ossia la società “Iniziative Ambientali Meridionali spa”, una società che- secondo quanto appurato dagli inquirenti- sarebbe stata costretta a pagare le estorsioni in riferimento al servizio del trasporto rifiuti. Barreca avrebbe materialmente “girato” le somme estorte alla cosca Piromalli. Nel dicembre 2015, la Iam sarebbe stata costretta a pagare una somma però imprecisata, ma di sicuro un’estorsione, il 12 gennaio del 2016 lla società sarebbero stati estorti 5 mila e seicento euro, il 10 febbraio 2016 mille e 500 euro, l’undici aprile 2016 6 mila euro ed infine il 10 maggio dello scorso anno si sarebbe verificata un’altra estorsione che però i pmnon ne hanno identificato la somma. Il tutto per ordine e conto della ‘ndrangheta. Adesso quindi La Valle É stato posto agli arresti domiciliari e da quanto si apprende il Riesame avrebbe confermato le accuse relative al reato di concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione nei confronti dell’azienda che si occupava della gestione del termovalorizzatore gioiese mentre “cade” un capo d’accusa relativo ad un’altra ipotesi estorsiva.

Venerdì, 03 Novembre 2017

fonte:http://ildispaccio.it/