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Marano, i pm: «Bertini non voleva bandi sul mercato per tutelare i clan»

IL Mattino, Sabato 1 Febbraio 2020

Marano, i pm: «Bertini non voleva bandi sul mercato per tutelare i clan»

di Ferdinando Bocchetti

Non ci sono solo i riferimenti agli affari del passato, al Pip, all’acquisto di palazzo Merolla, alla realizzazione del complesso residenziale del Galeota, nelle 157 pagine degli atti dell’inchiesta culminata con l’arresto dell’ex sindaco Mauro Bertini, dell’imprenditore del mattone Angelo Simeoli (entrambi ai domiciliari) e alla sospensione (per 12 mesi) dai pubblici uffici per il tecnico Armando Santelia.

Dalle intercettazioni telefoniche, disposte dai magistrati della Dda di Napoli, emergono altri dettagli, alcuni dei quali riferiti a vicende amministrative di strettissima attualità: il mercato ortofrutticolo di Marano, chiuso da oltre 15 mesi, e il capitolo delle lottizzazioni edilizie, da tempo al centro di un’ulteriore indagine condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna.

Bertini, attuale consigliere di opposizione, è intercettato più volte dai carabinieri. L’argomento mercato è il più gettonato. In uno dei colloqui telefonici (Bertini è intercettato con alcuni ex concessionari della struttura comunale, con amici e con candidati della sua lista civica, l’Altra Marano), l’ex primo cittadino riferisce all’interlocutore «che il sindaco (Rodolfo Visconti, ndr) lo deve sapere che a Marano c’è la camorra. Se ha fatto il giuramento davanti all’Arma dei carabinieri di difendere la patria, allora non doveva fare il sindaco perché per fare il sindaco a Marano deve tenere presente che la camorra c’è».
In un’altra conversazione, sempre in riferimento alla vicenda del mercato ortofrutticolo, chiuso dai commissari che guidarono il municipio dal 2017 all’autunno del 2018, manifesta la propria idea sul fatto che non sia necessario procedere a un bando di gara per assegnare gli stalli della struttura comunale. L’ex sindaco, poi, aggiunge: «Per esempio il bando, se Di Pace (ex dirigente dell’ufficio tecnico, ndr) e Taglialatela (ex vicesindaco, ndr) avessero il buon senso di farvelo conoscere anche prima dell’emanazione, no? Me ne dai una copia, fammi capire come stanno le cose. Non te lo fanno avere perché, giustamente, non vogliono dare vantaggi a nessuno per cui il bando esce pubblicato e quando è uscito non ci sono più santi da appendere». Uno dei vecchi concessionari gli fa notare che l’accordo con l’amministrazione Visconti era stato trovato (niente bando e costituzione di un consorzio tra i mercatali) ma che poi, improvvisamente, «da un giorno all’altro è saltato l’accordo».
IL MERCATO
«Oggi come ieri – rileva il pm Maria Di Mauro in forza alla Dda – Bertini si attiva, spesso dietro le quinte, per la soluzione di problematiche rilevanti. Si attiva per gli operatori del mercato per ottenere la riapertura dello stesso e, al fine di eludere i controlli imposti dalla normativa antimafia, consiglia loro di consorziarsi. Così diventa una cosa privata, evitando che il Comune faccia un bando per le assegnazioni degli stalli. Il bando – sottolineano gli inquirenti – avrebbe creato problemi ai mercatali legati da vincoli di parentela con criminali che sarebbero stati esclusi». La giunta Visconti, dopo animate discussioni, opterà ad ogni modo per l’avviso pubblico.
Nell’ordinanza si fa inoltre riferimento al capitolo delle lottizzazioni edilizie (comparti C4 e C17) che, da quanto emerge dalle intercettazioni, interesserebbero alla famiglia di un consigliere comunale (non indagato), passato di recente dalla maggioranza all’opposizione, anch’egli legato da vincoli di parentela con alcuni esponenti della criminalità organizzata. I tre indagati, Bertini, Santelia e Simeoli, meglio noto come «Bastone», saranno ascoltati (per la prima volta) il 5 febbraio dai magistrati inquirenti.