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Mafie, istituzioni e politica

Perdiamo più tempo a controbattere le prese di posizione di quei criminali che da dentro le istituzioni ed i partiti continuano, malgrado tutto, a negare le esistenza delle mafie, che a dedicarci ad un’azione puntuale, concreta, incisiva, di contrasto della criminalità organizzata.

I migliori amici dei mafiosi, quelli che, forti del loro ruolo istituzionale e politico, in un modo o nell’altro combattono noi che dalla mattina alla sera, correndo rischi di ogni genere e rimettendoci fuor di quattrini di tasca nostra, senza alcuna gratificazione quindi, né materiale né morale, abbiamo fatto della lotta alle mafie e della difesa dello Stato di diritto uno scopo di vita.

Non è, infatti, calcolabile il danno che producono, ad esempio, un procuratore della repubblica, un magistrato, un prefetto, un esponente delle forze dell’ordine o un sindaco, un parlamentare, un ministro, un esponente, insomma, della politica o delle istituzioni, quando dichiarano che… ”non bisogna vedere ombre anche quando anche non ci sono”, che… ”tutto è sotto controllo” ed altre cretinate del genere.

La gente, quella meno accorta e meno informata, che non legge e si informa, resta frastornata perché da una parte sente noi, quando riusciamo ad arrivare per la scarsità dei mezzi a nostra disposizione alle sue orecchie ed ai suoi cervelli, che le illustriamo la realtà drammatica in cui viviamo e, dall’altra, è bombardata da una massiccia, costante, sottile azione di disinformazione da parte di quei criminali in giacca e cravatta che con i mafiosi ci fanno business, ci costruiscono carriere d’oro, nelle professioni, nelle istituzioni, nei partiti politici.

Gente senza scrupoli che magari troviamo nelle nostre chiese a far finta di pregare mentre il loro unico Dio sono il denaro ed il potere.

Senza preoccuparsi minimamente nemmeno dell’avvenire dei propri figli e nipoti ai quali stiamo lasciando un Paese – in questo ha ragione Berlusconi, il quale, però, non dice di chi sono le responsabilità – di m..

A parte abbiamo pubblicato le dichiarazioni del giudice De Cataldo che, a proposito della presenza delle mafie nella Capitale, ha detto che “ è tutto scritto dal 1991”!!!

Eppure noi ci siamo dovuti scontrare con un Prefetto, che oggi è parlamentare dell’opposizione, che sosteneva che… a Roma non c’erano mafie!

E non è stato l’unico perché anche oggi noi dobbiamo continuamente leggere dichiarazioni di rappresentanti autorevoli dello Stato, di questo Stato, che negano l’evidenza dei fatti pur di fronte allo spettacolo della strade cittadine bagnate dal sangue di soggetti appartenenti a clan in lotta fra di essi.

Senza calcolare le montagne di capitali sporchi investiti nel commercio, nell’edilizia, negli alberghi, negli appalti pubblici e privati, nelle discoteche, nei bar, nei ristoranti, nei videogiochi, nelle sale di scommesse, nello spaccio di stupefacenti, nella prostituzione e nel traffico di persone, in ogni settore, insomma, dove si fa business.

Le mafie, la causa principale dei mali che affliggono il nostro Paese e che lo stanno trascinando nel baratro, senza che ci sia un sussulto di orgoglio e di ribellione da parte della parte sana della nostra società.

Dovrebbe essere, quello della lotta alle mafie come ostacolo alla nostra crescita, , la prima emergenza, il primo punto nei programmi dei partiti di opposizione a questo governo e a questa maggioranza e, invece, lo vediamo dimenticato, collocato al massimo fra gli ultimi.

Abbiamo concluso un lavoro certosino che ha interessato i territori sia del Basso Lazio che quelli dell’Alto Lazio, un lavoro che è durato circa due anni ed abbiamo scoperto una situazione allucinante, da far tremare i polsi.

Per ovvie ragioni non possiamo rendere pubblici gli esiti di cui comunque abbiamo informato chi di dovere.

Ebbene, possiamo affermare senza tema di essere smentiti dagli organi preposti, che di fronte alla situazione reale, le relazioni ufficiali non propongono il quadro in tutta la sua gravità.