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Mafia russa, in Spagna si apre il processo per 17: c’è anche un deputato di Putin

Il Fatto Quotidiano, 19 febbraio 2018


Mafia russa, in Spagna si apre il processo per 17: c’è anche un deputato di Putin
Russi e spagnoli sono accusati di aver riciclato tra la Costa del sol e le Baleari un totale di 50 milioni di euro. Una sistematica operazione di riciclaggio di denaro sporco partita già negli anni Novanta per conto ei Tambov, noto clan di San Pietroburgo

di F. Q.

Sono accusati di aver riciclato decine di milioni di euro per conto dei Tambov, noto clan di San Pietroburgo. Si è aperto oggi a Madrid il processo alla mafia russa. Alla sbarra ci sono 17 persone, russi e spagnoli, accusati di aver riciclato in Spagna, dalla Costa del sol  alle Baleari, un totale di 50 milioni di euro. Una sistematica operazione di riciclaggio di denaro sporco partita già negli anni Novanta.

Due i soggetti ancora ricercati nell’ambito dell’inchiesta: Gennady Petrov, arrestato due volte in Spagna, che dopo aver ricevuto un permesso per tornare in Russia nel 2012 non è più tornato, e Aleksandr Malyshev. Tra gli imputati c’è anche un deputato russo, Vladislav Reznik, esponente di Russia Unita, il partito del presidente Vladimir Putin. Rexnik ha detto di essersi presentato per dimostrare la sua innocenza. Secondo l’accusa i membri della gang “avevano legami con il potere economico, politico, giudiziario e con le forze dell’ordine russi”.

Ilfattoquotiano.it, all’interno dell’inchiesta Mafia Unite d’Europa, ha approfondito il ruolo delle mafie di Mosca nella penisola Iberica. “I russi riciclano molto. Già dagli anni Novanta sono entrati nell’economia spagnola grazie a investimenti significativi, tutti compiuti nell’argo di 10 anni”, spiegava Jose Grinda Gonzales, magistratia della Fiscalia contra la corruption e la criminalidad organizada di Madrid, che nel 2017 fa ha inviato nell’ex Unione Sovietica un’informativa lunga più di 500 pagine sui Vory v Zakone.

Significa ladri nella legge, ed è il nome che hanno dato alla loro organizzazione i capi dei capi della mafia russa. In quelle pagine non ci sono solo i nomi di gangster e malavitosi ma anche quelli personaggi d’alto livello. Come quello di Michael Cherney e del suo ex partner commerciale Oleg Deripaska: si tratta dei più ricchi magnati russi – e dunque mondiali – nel campo dell’alluminio. Citato nei Panama Papers, titolare di un patrimonio multimiliardario, nel 2014 per Cherney era stato spiccato un mandato di cattura da parte dell’Interpol sulla base delle accuse contestate dal procuratore Grinda. “Partendo dagli affari di un’azienda di ferro ad Alicante siamo riusciti a dimostrare che Cherney è colpevole di associazione a delinquere e riciclaggio di denaro. Abbiamo spedito il nostro fascicolo di indagine alla procura russa: siamo fiduciosi”, continuava Grinda, collegando l’inchiesta sui “ladri nella legge” le accuse pesanti che sono state avanzate nei suoi confronti in Spagna.

 

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