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Mafia nigeriana, il Viminale: “È una minaccia globale, nel 2019 forte crescita dei segnalati per associazione mafiosa”

Il Fatto Quotidiano

Mafia nigeriana, il Viminale: “È una minaccia globale, nel 2019 forte crescita dei segnalati per associazione mafiosa”

Nei primi nove mesi del 2020, invece, le segnalazioni sono calate per effetto della pandemia. Lo rivela il rapporto elaborato dal Servizio analisi criminale del ministero dell’Interno, che mette in guardia sui settori in cui l’attività criminale è maggiormente specializzata: dalla tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento del lavoro in nero alla prostituzione

di F. Q. | 29 GENNAIO 2021

Nel 2020, per effetto della pandemia, anche le attività illecite della mafia nigeriana hanno subito una battuta d’arresto. Ma nel 2019, stando all’ultimo report del Servizio analisi criminale del Viminale, c’è stata una “forte crescita” dei cittadini nigeriani segnalati nel nostro Paese per associazione mafiosa (passati dai 28 del 2018 a 154). Nei primi nove mesi del 2020, invece, le segnalazioni si sono fermate a quota 37. L’ufficio diretto da Stefano Delfini, che fa parte della Direzione centrale della Polizia criminale, mette quindi in guardia nei confronti di un’organizzazione “con solide basi nel Paese di origine da dove, attraverso diverse propaggini opera su scala internazionale in vari continenti e in diverse nazioni tanto da dover essere considerata una seria minaccia a livello globale“.

I settori interessati, dal lavoro nero alla prostituzione – Tra i settori criminali in cui la mafia nigeriana è particolarmente specializzata, si legge nel dossier, i più importanti sono quelli della tratta degli esseri umani finalizzata allo sfruttamento del lavoro in nero e, soprattutto, della prostituzione. Un ramo dove l’organizzazione mafiosa gestisce e controlla tutte le fasi, dall’adescamento delle risorse umane in Nigeria fino all’impiego delle medesime nei vari Paesi del mondo. Lo sfruttamento della prostituzione colpisce in particolare giovanissime donne nigeriane che vengono reclutate dalle aree maggiormente depresse della Nazione, caratterizzate da un’estrema povertà. Proprio in queste zone, i criminali operano attraverso cellule che, dietro la falsa promessa di un futuro migliore e di un lavoro all’estero, individuano le ragazze da avviare alla prostituzione”.

Il reclutamento delle donne avviene principalmente a Benin City, capitale dello Stato di Edo,” da dove la criminalità organizzata attraverso i propri trafficanti organizza i viaggi soprattutto per l’Europa”. Le organizzazioni si avvalgono inoltre della “figura strategica di ex prostitute chiamate maman o madame“, incaricate di convincere le giovani a partire. Le maman “hanno un ruolo fondamentale per le confraternite in quanto legano indissolubilmente a loro le povere vittime attraverso il rito magico juju o ju-ju, con il quale le malcapitate giurano fedeltà anche all’organizzazione criminale, sapendo che ogni trasgressione verrà punita con la violenza o addirittura con la morte propria o dei familiari”. In questo ambito, continua il rapporto, in alcune aree dell’Italia (per lo più in Campania e nel settore Nord Est) “è stato osservato come lo sfruttamento della prostituzione nigeriana coesista con quello di matrice albanese per la contestuale compresenza di entrambe le etnie”.

Il traffico di droga – Un altro settore critico è quello della droga. La rete mafiosa nigeriana, spiega il Viminale, “è riuscita ad adattarsi dapprima alla presenza delle mafie autoctone e poi a saper sfruttare, nel corso degli anni, le zone dove le organizzazioni criminali italiane non avevano proprie proiezioni o interessi. I nigeriani, anche in questo settore, hanno creato propri canali di approvvigionamento delle sostanze stupefacenti sfruttando le proprie reti nel mondo (a seconda del tipo di droga) e utilizzando per lo più corrieri ovulatori (o bodypackers)”. In Italia, le Regioni maggiormente interessate dal traffico di stupefacenti proveniente dalla Nigeria e dalle aree limitrofe, sono quelle del nord (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) e del sud (Campania e Sicilia). Attualmente, le indagini, confermano che le attività svolte in questo settore sul nostro territorio nazionale non entrano in conflitto con quelle portate avanti dalla ‘ndrangheta, dalla Camorra o da Cosa nostra. Parallelamente a queste attività, c’è poi quella della contraffazione dei documenti, l’estorsione ai danni di cittadini africani titolari di negozi, truffe e frodi informatiche, trasferimento fraudolento di denaro.

I numeri in Italia – Tutti reati che la pandemia, così come per altre organizzazioni, ha inevitabilmente frenato. Nei primi nove mesi del 2020 sono 8.152 le segnalazioni di nigeriani denunciati-arrestati, in calo del 17% rispetto allo stesso periodo del 2019, con 9.816 segnalazioni. In generale nel biennio 2018-2019 le segnalazioni riferite ai nigeriani denunciati-arrestati sono in diminuzione. In particolare, sono stati denunciati 14.005 nigeriani nel 2018 e 13.083 nel 2019. Nei primi 9 mesi del 2020, peròm tra le etnie maggiormente segnalate quella nigeriana è risultata al primo posto (con 37 segnalazioni nel 2020 rispetto alle 109 del medesimo periodo del precedente anno), seguita da quella albanese (29 segnalazioni nel 2020 contro le 13 del 2019), da quella cinese (11 segnalazioni nel 2020 rispetto al dato negativo dell’anno precedente), da quella romena (4 rispetto alle precedenti 5) e dalla moldava (6 contro le 2 del 2019).