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Mafia e politica. Condanna a 7 anni per Cuffaro. La Cassazione chiude una vicenda durata 5 anni

Viene messa la parola fine nel processo della “talpe” della Dda. L’ex presidente della Regione siciliana aveva informato il boss Guttadauro delle microspie piazzate nella sua abitazione

Palermo, 21 gen. (TMNews) – La decisione della Seconda sezione penale della Cassazione, che ha confermato la condanna a 7 anni per favoreggiamento e violazione del segreto istruttorio, nei confronti dell’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, scrive la parola fine su una vicenda giudiziaria iniziata nel settembre del 2005, quando il governatore siciliano fu iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo. A chiamare in giudizio Cuffaro, in quello che sarà il processo “talpe” dalla Dda, erano il procuratore Piero Grasso, l’aggiunto Giuseppe Pignatone e i sostituti Michele Prestipino, Maurizio de Lucia e Nino Di Matteo, quest’ultimo uscito dai banchi dell’accusa alla vigilia della requisitoria per contrasti con i colleghi.

Il presidente siciliano ha informato, attraverso l’intercessione dell’ex assessore comunale dell’Udc Domenico Miceli, il boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro del fatto che nella sua abitazione vi fossero le microspie istallate dagli investigatori del Ros, bruciando di fatto l’indagine sul padrino. Cuffaro sapeva delle microspie dall’ex maresciallo dei carabinieri Antonio Borzacchelli, successivamente eletto deputato regionale.

Ma ad incastrare l’ex presidente della Regione sono stati anche gli incontri avuti, nel retro di un negozio di Bagheria, con il magnate della sanità siciliana Michele Aiello, imputato nello stesso processo e ritenuto vicino a Bernardo Provenzano. Un colloquio che secondo Cuffaro avrebbe riguardato il tariffario
regionale. Dopo tre anni di dibattimento, il 18 gennaio 2008, la sentenza di primo grado condannò Cuffaro a 5 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per favoreggiamento semplice. La sentenza fu accolta positivamente dal governatore che “festeggiò” offrendo dei cannoli a palazzo d’Orleans: un episodio imbarazzante che fu immortalato in una foto divenuta storica.

Dimessosi dalla carica di presidente della Regione il 26 gennaio 2008, il processo d’appello si aprì alla terza Sezione della Corte d’Appello di Palermo il 15 maggio 2009. Cinque mesi dopo, a ottobre, viene notificato al senatore un nuovo avviso di conclusione indagini per concorso esterno in associazione mafiosa. I magistrati questa volta affermarono che Cuffaro sia stato appoggiato dalla mafia sin dai primi anni novanta. Il processo d’appello si conclude il 23 gennaio 2010, con una condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato, con l’aggravante di aver favorito la mafia e con un inasprimento di pena di due anni.

(Tratto da Virgilio Notizie)