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Mafia e politica ad Erice. Il rapporto tra Manuguerra e i boss (che lo criticavano)

Mafia e politica ad Erice. Il rapporto tra Manuguerra e i boss (che lo criticavano)

30/11/2019

Luigi Manuguerra, politico di lungo corso, impegnato a Trapani ed Erice, si sarebbe attivato con i boss mafiosi per far ottenere voti al figlio Alessandro, eletto poi al consiglio comunale della cittadina della Vetta. E’ uno degli aspetti che viene fuori dall’inchiesta antimafia Scrigno, che da settimane trattiamo su Tp24, e dal quale emergono importanti episodi sulle elezioni amministrative di Erice.


Francesco Virga, figlio di Vincenzo, Franco Orlando,
sono tra gli arrestati dell’operazione Scrigno, ritenuti boss di spicco della famiglia mafiosa trapanese. I loro interventi, insieme a quelli di altri sodali, nelle elezioni amministrative ad Erice, nel 2017, sono consistenti.

I boss di Trapani erano in fermento durante le elezioni amministrative nel 2017. Si sarebbero attivati per sostenere alcuni candidati, come viene fuori dall’inchiesta Scrigno. Un’inchiesta che è arrivata al punto della richiesta di rinvio a giudizio per 29 persone, tra presunti boss e uomini d’onore, ma anche politici.

Uno dei rapporti tra mala e uomini politici è quello intercettato dagli inquirenti tra Francesco Virga, Franco Orlando e i Manuguerra, padre e figlio.
Luigi Manuguerra, politico di lungo corso di Trapani ed Erice, si sarebbe rivolto a Virga e compagni per ottenere l’impegno a procurare voti per il figlio Alessandro, candidato, poi eletto, al consiglio comunale di Erice.


I due Manuguerra, non coinvolti nell’indagine che a Marzo portò all’arresto di 23 persone, figurano adesso tra gli indagati per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio.
E sono diversi i contatti tra Luigi Manuguerra, detto il “mago”, con i boss. Sia lui che il figlio sono andati a trovarli nel negozio Scrigno, di Virga, che nel bar Efri di Orlando.

Proprio in questo senso sono singolari alcune conversazioni intercettate, e gli incontri captati dagli investigatori. Virga e Orlando non avevano però molta considerazione di Manuguerra, non lo reputavano affidabile. “L’altro giorno mi è venuto a trovare quel carabiniere del mago, è entrato dentro il negozio e si è messo a parlare di te…” dice Virga a Franco Orlando.

Spiegano gli inquirenti nell’informativa che i due boss si riferivano a Manuguerra. Perchè “mago”?. Negli anni novanta, il politico, conduceva un programma in una tv locale in cui si presentava come Mago Luigi, “abusando – scrivono gli investigatori – della credulità popolare”.
Agli esponenti di cosa nostra poi non piacevano gli atteggiamenti di Manuguerra.
Lo chiamavano “Carabiniere”, in accezione negativa, come di qualcuno che fa l’”infame”, qualcuno che si rivolge magari spesso, agli occhi dei mafiosi, alle forze dell’ordine. E in effetti in quel periodo, siamo nel febbraio 2017, Manuguerra aveva più volte paventato l’intenzione di recarsi alla Digos per segnalare “condotte poco chiare da parte di alcuni avversari politici della moglie Concetta Montalto, all’epoca consigliere ad Erice, e del figlio Alessandro”.


In un incontro con Francesco Virga,
Luigi Manuguerra tira in ballo Giacomo Tranchida, attuale sindaco di Trapani, all’epoca sindaco di Erice e candidato al consiglio comunale, di cui ne sarà eletto presidente. Manuguerra dice – riferisce Virga – “io non sono abituato a questi discorsi e neanche li farò io, glielo farò fare a Giacomino Tranchida, loro prendono il discorso, io voglio fare campagna elettorale serenamente…”. Manuguerra si sarebbe riferito al fatto che Tranchida, da navigato politico, “quando ha condotto le proprie campagne elettorali si è spesso reso protagonista presentando denunce, contro ignoti, ipotizzando complotti, azioni diffamatorie, o altri illeciti, propositi peraltro attuati con cadenza quasi settimanale tra aprile e maggio 2018”.
Bene, Manuguerra, nel dialogo con Virga, voleva far capire che non aveva intenzione di presentare denunce.

Poi però si entra nel nocciolo del patto che ci sarebbe stato tra Virga e Manuguerra. Virga, sempre parlando con Orlando, fa intendere che ci sarebbe stato un accordo per procacciare voti per il figlio del “mago”. “Ho bisogno di te…. gli ho dato 20 mila euro per la campagna elettorale a quello…. Perchè dice che noi dobbiamo fare… gente di noi si devono mettere… devono votare per lui”.
Manuguerra era andato al negozio “Lo Scrigno” di Virga con il figlio. A Manuguerra Virga lo ha detto chiaro e tondo che non sarebbe andato a fare il porta a porta per i voti, visto il cognome pesante e l’alta possibilità di essere tenuto sotto controllo.
“Per andare a fare un poco di consigliere costa sta succedendo…” confida Virga a Francesco Peralta, un altro sodale dei Virga. Il riferimento è alle acque che sta smuovendo Manuguerra. Peralta non ha dubbi: “Caccialo, lascialo perdere, questo crea problemi…”
Manuguerra però non mollava:: “Parlane tu con Franco prendiamo un po’ di voti tu ad Erice che hai…”.

Manuguerra, scrivono gli investigatori, era alla perenne ricerca di accordi con altri candidati, e portarli nel suo bacino di influenza. Si rivolgeva a Virga per avere un aiuto: “Ma tu che sei un grande organizzatore che dici Diego c’è la possibilità che passa con noi fra quindici giorni? O vince la natura testarda dell’uomo o è l’infuenze esterne che ci sono”. Diego è Diego Pipitone, ma adesso ci arriviamo a lui.


A Orlando, Virga e agli altri Manuguerra non piace perchè troppo chiacchierone. “Io ti ho sempre detto da quanto tu sei… parli un poco assai e c’è chi ne risente”, gli dice Orlando a Manuguerra in un incontro all’Efri Bar.


I due parlano molto di politica, di come sta andando la campagna elettorale ad Erice e Trapani.
A Orlando non piace il modo di fare di Manuguerra, dice che “parla troppo”, che va in giro a dire cose. Manuguerra parla anche di Diego Pipitone. Frequenta spesso il bar Efri di Orlando, Pipitone, è considerato un “grande elettore” di Erice. Su Tp24 ci siamo occupati di lui quando scoppiò il caso della consigliera Miceli e degli strani accordi per farle posto in consiglio comunale, e delle indagini che seguirono quelle mosse politiche ad Erice. Pipitone è uno molto influente a San Giuliano, quartiere difficile e determinante di Erice. Manuguerra con Franco Orlando parlano proprio di San Giuliano, e della ricerca di voti in quel quartiere da parte di Pipitone, che non è indagato in Scrigno. “Io reagivo a Pipitone e alla moglie che andava a San Giuliano a cercare voti”, dice Manuguerra. “Io sono pronto a discutere a dialogare, se lui non vuole dialogare con me sono cazzi suoi, se continua così avrà tanti di quei problemi…” aggiunge il “mago”. I due però sminuiscono la portata di Pipitone. “Ma che cosa può essere, quanti voti, cinquanta voti… non ha dove andare”.

Manuguerra, poi, spiega ad Orlando la sua strategia. Il suo modo di fare. Ha pronta la lista per sostenere la candidatura della moglie, Cettina Montalto, in cui c’è candidato anche il figlio, “ma non pensare che sia facile”. Orlando gli contesta il fatto di aver messo in lista sia la moglie che il figlio. Manuguerra spiega come andranno le cose se verranno eletti. “Mia moglie intanto si deve dimettere subito perchè a mia moglie gli daremo un incarico in giunta, già io te lo dico apertamente, mia moglie il consigliere non lo vuole fare”. Alla fine sarà eletto Alessandro Manuguerra, e se condo gli inquirenti questa elezione è macchiata dall’intervento di cosa nostra. Dai “magheggi” di Manuguerra, una spina nel fianco nella politica ericina, ma da quello che emerge dalle indagini anche una noia per i mafiosi locali, che comunque avrebbero ottenuto soldi per sostenere la candidatura del figlio. Un gioco non da poco, una situazione molto ingarbugliata che hanno ancora di più annebbiato la vetta di Erice.

Fonte:https://www.tp24.it