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Mafia Capitale .Politica dentro fino al collo

Le carte di Mafia Capitale: Marino sottovalutò la corruzione 

La relazione del prefetto: l’ex sindaco non ha percepito il contagio mafioso
ANSA

La statua della Lupa all’esterno del Campidoglio: la relazione, da ieri a disposizione del tribunale di Roma, chiedeva lo scioglimento del Comune

07/11/2015
francesco grignetti
roma 

Ignazio Marino «non sempre è riuscito ad opporsi al condizionamento del sodalizio». Non c’è riuscito innanzitutto per «mancanza di percezione del “contagio mafioso”». In un’audizione all’Antimafia, difendendo il suo assessore alla Casa Daniele Ozzimo, appena arrestato per corruzione, e prossimamente a processo con rito abbreviato, disse: «Tutte le azioni (di Ozzimo, ndr) che ho potuto valutare, erano non solo legali, ma all’insegna della più severa legalità». E invece no, la severa commissione prefettizia lo bacchetta: «Il Sindaco pare qui dimenticare, molto probabilmente, che il reato di corruzione, già di per sé incompatibile con lo status di “persona che ha agito a difesa della legalità”, era stato commesso al fine di favorire Buzzi… Marino dimostra di avere commesso l’errore, più volte denunciato come grave dagli organi chiamati alla repressione della criminalità mafiosa, di sottovalutare la corruzione e non identificarla per quello che è: un veicolo del contagio mafioso».  

 

Piccoli flash di una corposa relazione, quella firmata dal prefetto Marilisa Magno, da ieri a disposizione del tribunale di Roma, in cui si proponeva lo scioglimento del Comune di Roma per infiltrazioni mafiose. Le infiltrazioni, a giudizio della commissione prefettizia, c’erano eccome. È lungo e doloroso, ad esempio, il capitolo dei consiglieri comunali (ora ex) dalle posizioni opache. E qui si parla delle seconde file, non degli indagati.  

 

Erica Battaglia, Pd, in flagrante conflitto di interessi, essendo stipendiata dal consorzio tra cooperative Coin, e l’aveva omesso. Lo stesso può dirsi di Luca Giansanti, Lista civica per Marino, assunto dal consorzio Cns. Sospetti gli intrecci azionari che coinvolgono due consiglieri Pdl, Davide Bordoni e Enrico Cantiani: il primo con il Consorzio per l’audiovisivo, il secondo con la Romana immobiliare commerciale alimentaristi Spa. Condividevano cariche con uomini di Buzzi. E non meraviglia, allora, che Cantiani fosse una sua testa d’ariete per spingere la «squadra». Intrecci da chiarire anche per gli ex assessori Guido Improta (Consigliere della coop Marina di Calapiatti, collegata con una delle coop sotto inchiesta) e Francesca Danese (che aveva quote della società L. S. Immobiliare, poi rilevate nel 2006 da calabresi con precedenti penali per ’ndrangheta). Nella relazione si rimarca anche che l’ex vicesindaco Luigi Nieri, Sel, è stracitato dalle intercettazioni, così come il capogruppo Pd Francesco D’Ausilio, e che la consigliera Annamaria Proietti Cesaretti, Sel, era anche lei una dipendente di Buzzi.  

 

A sua volta, l’ex assessore all’Ambiente, Estella Marino, omonima e fan sfegatata dell’ex sindaco, ha emesso atti «illegittimi» per favorire le cooperative sociali. «Atti che esulavano dalle competenze di indirizzo… Favoriva illegittimamente una categoria».  

 

Ad Ostia, poi, amministrata da quel presidente di Municipio del Pd, Andrea Tassone, di cui Buzzi in un’intercettazione dice «è mio», la commissione ha ricostruito l’incredibile iter per la nuova caserma dei vigili urbani che dovrebbero lasciare la vecchia sede.  

 

L’obiettivo è condivisibile: dove si trovano, pagano più di 1 milione di euro d’affitto. La nuova costerebbe quattro volte di meno, peccato che sia piccola, fatiscente, neanche accatastato come ufficio pubblico, e che il comando centrale dei vigili urbani scopra la procedura quasi per caso. Il comando mette il veto, ma il Municipio va avanti senza remore. Ed ecco il retroscena. «La società (proprietaria dello stabile prescelto, ndr) è riconducibile effettivamente a Mauro Balini, imprenditore di spicco e patron del Porto di Roma, legato alle organizzazioni mafiose operanti su Roma». Se non fosse arrivata prima la procura, Balini – arrestato infine nel giugno scorso – sarebbe il padrone di casa dei vigili urbani di Ostia.