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Mafia Capitale, per i giudici le accuse di Grilli sono fondate

Mafia Capitale, per i giudici le accuse di Grilli sono fondate

Il Messaggero, Sabato 9 Settembre 2016

Mafia Capitale, per i giudici le accuse di Grilli sono fondate

di Valentina Errante e Sara Menafra

Ha annodato i primi fili dell’inchiesta Mafia capitale, raccontando i suoi rapporti con Massimo Carminati e quanto, nonostante il passare degli anni, fosse rimasto un criminale temuto e potente, coinvolto in traffici di ogni genere. Ora, dopo che alcune settimane fa in aula aveva provato in ogni modo a rettificare le confessioni fatte all’inizio dell’indagine, le parole e gli sfoghi del pentito Roberto Grilli finiranno comunque nel dibattimento in corso.
A stabilirlo definitivamente è stato ieri il presidente del tribunale Rosaria Ianniello che ha rigettato le eccezioni delel difese. Ricordando che è «plausibile» ipotizzare che il pentito ed ex trafficante Grilli sia stato minacciato per «la gravità e l’articolazione delle accuse mosse (sempre da Grilli ndr) in contesto criminale associativo nel quale non possono essere escluse azioni di intimidazione nell’interesse dell’associazione stessa anche poste in essere da appartenenti alla organizzazione diversi dagli imputati e non attinti da misure cautelari». Grilli poi, per il profilo penale che ha, secondo il giudice è «soggetto non facilmente suggestionabile ed evidentemente inserito nel contesto criminale locale del quale conosce caratteristiche e modalità di azione e reazione» anche se, conclude il giudice, c’è il dubbio che Grilli possa aver deciso di non collaborare in «risposta al mancato inserimento in detto programma».

LA REGISTRAZIONE
E’ stato proprio Grilli, quando i carabinieri gli hanno consegnato la convocazione come testimone e sfogarsi con un carabiniere senza sapere di essere registrato e ora anche quelle parole finiranno nel fascicolo dibattimentale: «Io avevo chiesto la protezione per non correre il rischio – ha detto ad un capitano del Ros che l’ha registato con l’iphone – Sto come un poveraccio e adesso devo confermare le mie dichiarazioni…per farmi sparare… Stamo a parlà di Carminati, era meglio che non mi chiamava la Procura».

Nel 2011 era stato arrestato con 500 chili di coca nascosti nella sua barca, aveva impiegato poco a diventare un collaboratore di giustizia. Al pm Luca Tescaroli, aveva raccontato dei rapporti tra Carminati e il boss di Ostia Carmine Fasciani, e alcune dritte che il Cecato gli aveva dato sul commercio della cocaina. In aula, però, il 21 giugno scorso, ha provato a rimangarsi tutto. «Quindi non è vero che Carminati le ha dato consigli su come organizzare un acquisto di droga?», gli ha chiesto il pm Tescaroli, lo stesso che per primo aveva raccolto la sua storia. «No, sono cose orchestrate con il mio avvocato dell’epoca», ha detto Grilli: «Ho inserito quel nome per ottenere il programma di protezione che non ho mai visto». Tescaroli chiede: «Lei ha paura di ritorsioni da parte di Carminati?». «Di lui no, ma di qualche scemo che pensando di fargli un favore mi spara magari sì».

Nella registrazione ora agli atti, Grilli non dice mai di essere stato minacciato esplicitamente, sebbene il capitano del Ros glielo chieda più volte: «Capitano no, ma non serve, io so di chi stiamo parlando, probabilmente meglio di lei. Durerò due settimane, se vole je dico er tempo… Mi divertirò a dire che tutto quello che ho detto mi è stato detto di dirlo»,…….