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Mafia Capitale, Il pentito Roberto Grilli:“Se parlo in aula, sarò morto in due settimane”

Mafia Capitale, Il pentito Roberto Grilli:“Se parlo in aula, sarò morto in due settimane”

IL Fatto Quotidiano, Mercoledì 22 giugno 2016

“Se parlo in aula, sarò morto in due settimane”
Il pentito Roberto Grilli adesso in aula ritratta e nega le accuse a Carminati. “Suggerite dal mio avvocato per avere protezione”

di Valeria Pacelli

Capitano… Il mio profilo basso fino ad adesso mi ha garantito di stare in vita a Roma… Adesso, dopo questa cosa, non so’ più garantito con nulla (…) io martedì mattina torno (a casa, ndr), porto i cani a spasso, m’addormento come se fossi un poveraccio, poi m’attacco a n’filo… (…) durerò due settimane, se vole je dico er tempo”.

Sono le parole pronunciate solo pochi giorni fa da Roberto Grilli, testimone nel processo Mafia Capitale. Skipper arrestato sulla sua barca con tanti chili di cocaina a bordo, davanti ai magistrati in passato aveva già indicato il gruppo facente capo a “Carminati come punto di riferimento per l’acquisizione di armi da parte di altre organizzazioni”. Non solo. Ma aveva anche raccontato di un presunto ruolo – non verificato nel processo in corso – dell’ex Nar in traffici di droga. Vicende queste che ieri non ha ripetuto in aula, come aveva già anticipato al capitano del Ros Antonio Corvino che lo scorso 10 giugno era andato dal suo avvocato per consegnarli l’atto di citazione per la testimonianza.

Quel giorno però il capitano aveva con sè anche un microfono e così la paura di Grilli è finita incisa nei nastri della procura.

Così quando ieri nell’aula bunker il collaboratore di giustizia ha fatto un passo indietro, l’accusa non si è affatto stupita. Seduto davanti ai giudici Grilli ha esordito: “Disconosco quel che ho detto nel verbale del 17 dicembre 2014. Non è vero che Carminati era collegato alla mia attività di traffico di droga. Sono dichiarazioni orchestrate e organizzate dal mio avvocato per ottenere la protezione, un passaporto per rifarmi una vita. Ho dato retta a quel legale, è una cosa di cui mi vergogno, è lo sbaglio più grande della mia vita”. I magistrati romani sono subito intervenuti: “Lei sta facendo false dichiarazioni per paura?”. E a sorpresa hanno depositato la trascrizione dell’audio del 10 giugno 2016.

Quel giorno, incontrando con il capitano del Ros, Grilli aveva iniziato subito a lamentarsi per il trattamento ricevuto: “Sono stato trattato in maniera vergognosa. (…) ho perso il lavoro, la salute, ho perso tutto dopo Mafia Capitale. (…) Io avevo chiesto la protezione per nu’ core er rischio. (…) E adesso devo confermare le mie dichiarazioni… pe’ famme sparà, se non confermo le mie dichiarazioni, falsa testimonianza, mi faccio altri quattro anni…(…) L’avvocato mi aveva detto: tranquillo tanto è un reato connesso puoi (avvalerti, ndr) della facoltà di non rispondere e s’è dimostrato che non è così.”.

“Lei che intenzioni ha martedì?”, ha chiesto il capitano Corvini. E Grilli: “Che intenzioni ho? (Risata)… io vengo perchè comunque c’ho le palle, (…) non c’ho paura di nessuno, vengo… però a questo punto… era mejo che non me chiammassero”. Il Capitano insiste: “Perché lei ha paura di Carminati?”. E lui: “A, io non ho paura di nessuno. B, comunque di Carminati posso avere paura? Soprattutto se ho delle dichiarazioni che lo affossano, giusto? (…) Quindi, se volevano già m’avevano fatto secco…. non hanno voluto perché comunque in questa fase non gli interessavo… (…) dopo che però ho confermato tutte queste cose qui, io durerò una settimana là fuori, forse 10, 15 giorni”. Il collaboratore di giustizia sa che le sue sono affermazioni forti nell’ambito del processo: “Mi chiederanno cose che non stanno nei capi di imputazione perché il processo sta andando a puttane… vede un po’ debole quelle accuse e adesso arriva un’altra botta data da me. Dopo questa botta che magari è l’ultimo chiodo pe’ attacca’ Carminati perchè fino adesso… robetta… io che faccio, poi torno a gironzo, duro na’ settimana… (…) Stiamo scherzando, no?”. Il capitano Corvino così chiede: “Ma lei sente che c’è questo rischio?”. E Grilli è chiaro: “(…) Ma che vuol dì stiamo a parlà de Carminati… Perchè da un anno e mezzo non lo sento? Ma che me pija in giro?”

Il verbale che ieri Grilli ha detto di voler disconoscere risale al 17 dicembre 2014. Quel giorno davanti ai pm Grilli fa riferimento a un “mio incontro con Carmine Fasciani finalizzato a organizzare un trasporto di stupefacenti. Io rifiutai”. Poi mette a verbale: “Qualche giorno dopo presi un caffè con Carminati il quale mi disse che sapeva del mio incontro con Fasciani. Non mi disse di accettare l’offerta, mi disse che sapevo io cosa fare”. Stando al racconto di Grilli a un certo punto, tempo dopo, “Carminati mi disse che c’erano delle persone che volevano parlarmi, disse due bravi ragazzi. Io capii al volo che si riferiva alla mia proposta di lavoro di qualche mese prima. (…) Iniziarono così i contatti con queste persone (…), per organizzare il trasporto”.

Grilli poi spiega ai pm che l’attività aveva subito un rallentamento e “che per la imminente fine della stagione buona io non mi sentivo di farla più. Lui mi disse che le cose ormai erano andate avanti e che avrei guadagnato anche di più. (…) Mi disse che al mio ritorno sarebbe stato giusto non farsi vedere per qualche mese, mettere via una parte del carico e poi andare da Riccardo e venderla a lui”. Versione ieri ritrattata.

@PacelliValeria