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Mafia Capitale, i “non so” e le bugie. In 17 rischiano un altro processo.NUN SACC NIENT

Il Fatto Quotidiano, 27 Ottobre 2018

Mafia Capitale, i “non so” e le bugie. In 17 rischiano un altro processo

di ANDREA MANAGÒ

U n mese dopo la sentenza di appello che ha condannato per mafia 17 imputati del processo sul “mondo di mezzo”ora altrettante persone rischiano il rinvio a giudizio con l’accusa di aver reso falsa testimonianza nel corso del dibattimento di primo grado su Mafia Capitale. Un nuovo filone di indagine che si era aperto con il deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado. Il prossimo 18 dicembre, il giudice dell’udienza preliminare, Costantino De Robbio, dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio a carico, tra gli altri, di Antonio Lucarelli, già capo della segreteria politica del Campidoglio con Gianni Alemanno sindaco, e della deputata Micaela Campana, responsabile welfare del Pd nella prima segreteria di Matteo Renzi. È stata richiesta l’archiviazione invece per l’ex viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, Al quale in primavera era stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini perché sospettato di non aver riferito il vero su alcune circostanze, a seguito di un interrogatorio da lui reso successivamente.

I MAGISTRATI della Procura di Roma vogliono accertare la natura di quelle che valutano come possibili reticenze e omissioni nelle deposizioni rese dai 17 indagati. A Lucarelli, un passato nella destra extra parlamentare romana, i pm contestano di aver dichiarato in aula il 20 marzo 2017 di non conoscere Massimo Carminati –una delle due figure chiave dell’inchiesta, condannato in appello a 14 anni e 6 mesi –e di non esser mai stato contattato né intimidito da lui durante il suo incarico in Campidoglio. E poi di aver avuto rapporti conflittuali con Salvatore Buzzi, il ras della cooperativa 29 Giugno – l’altro imputato chiave del processo condannato a 18 anni e 4 mesi – nonostante le “evidenze emerse dalle intercettazioni” acquisite agli atti. La deposizione della Campana nell’udienza del 17 ottobre 2016 invece è divenuta celebre per i suoi 39 “non ricordo”pronunciati in risposta alle domande dei magistrati.

I PM, NELLA RICHIESTA di rinvio, annotano che la deputata Dem “negava reiteratamente di ricordare numerose circostanze della sua vita politica e personale”. Tra queste il motivo specifico di un incontro risalente al 2014 con Buzzi nella sua abitazione o nei pressi, quello di un vertice sul Cara di Castelnuovo di Porto a cui aveva partecipato assieme ai membri della 29 Giugno e all’allora sottosegretario Domenico Manzione. Ma anche le circostanze in cui sarebbe maturata la richiesta a Buzzi di curare il trasloco per il cognato, Nicolò Corrado. La Campana non avrebbe saputo ricostruire nemmeno i motivi per i quali “lo stesso Buzzi doveva rivolgersi”all’allora viceministro “agli Interni Filippo Bubbico e se fosse per l’accoglienza di immigrati a Castelnuovo di Porto”. Tra le altre persone che rischiano il processo anche l’allora dirigente capitolino dei servizi sociali, Angelo Scozzafava, già condannato a 2 anni e 3 mesi.