Cerca

L’omicidio Belsito e il patto di sangue tra Mantella e i Bonavota

L’omicidio Belsito e il patto di sangue tra Mantella e i Bonavota

Uno scambio di delitti ha sancito l’alleanza tra il capo del gruppo criminale emergente a Vibo e il clan di Sant’Onofrio. Gli indagati devono rispondere dell’uccisione del 34enne e del tentato omicidio di Antonio Franzé. Intanto Pasquale Bonavota è divenuto uno dei latitanti più pericolosi

14 gennaio 2021, 14:39

di Alessia Truzzolillo

VIBO VALENTIA Uno scambio di delitti nato per sancire un patto di alleanza e di sangue e per assecondare le mire espansionistiche della famiglia criminale Bonavota di Sant’Onofrio. L’uccisione del 34enne Domenico Belsito, il 18 marzo 2004, ha spiegato il procuratore vicario di Catanzaro Domenico Capomolla, ha un duplice movente, uno ufficiale e uno reale. L’azione di fuoco che ha portato a sparare con un revolver contro l’ex esponente del clan Bonavota mirava da un lato a punire l’uomo, reo di avere una relazione extraconiugale con la sorella di un altro affiliato. Il movente reale è quello di essersi allontanato dalla cosca. «L’omicidio si colloca nella scia di una serie di delitti strategicamente orientati alle mire espansionistiche del gruppo criminale di Sant’Onofrio», ha specificato Capomolla. I racconti dei collaboratori di giustizia si sono intrecciati con le risultanze di indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia, e hanno portato a sette arresti (per sei dei quali è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare) nei confronti dei fratelli Pasquale (attualmente latitante), Nicola e Domenico Bonavota, dei loro luogotenenti Onofrio Barbieri e Francesco Salvatore Fortuna, tutti di Sant’Onofrio, e del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, 48 anni di Vibo Valentia, Salvatore Mantella, 46 anni , di Vibo Valentia.

DUE AGGUATI, STESSA ARMA Si è trattato di un omicidio di scambio, hanno precisato gli investigatori. I delitti che vengono contestati, a vario titolo, agli indagati, infatti, sono il delitto di Andrea Belsito e il tentato omicidio di Antonio Franzé (del quale sono accusati i soli Andrea Mantella, Fortuna e Bonavota Domenico), avvenuto qualche giorno prima, l’8 marzo 2004. Per entrambi è stato usato, infatti, lo stesso revolver. Franzé è stato colpito a una spalla. La sua colpa sarebbe stata quella di avere mancato di rispetto al suo capo, Andre Mantella, allora al vertice del gruppo emergente che a Vibo Valentia sfidava lo storico potere dei Mancuso di Limbadi e Nicotera, strinse l’alleanza con il clan di Sant’Onofrio. Andrea Mantella si era staccato dalla sua cosca di appartenenza, i Lo Bianco-Barba, aveva creato un gruppo autonomo e stava stringendo alleanza coi Bonavota. La vittima, Domenico Belsito “era collocato in un contesto di ‘ndrangheta che ancora oggi vede un esponente della stessa famiglia (suo figlio Luca, ndr) collocato in contesti di ‘ndrangheta, imputato nel processo Rinascita-Scott” quale esponente di una cosca di Pizzo Calabro”, ha detto Capomolla.
«In questo contesto – ha spigato il procuratore aggiunto – si è realizzata quella strategia criminale nella quale si collocano gli omicidi Raffaele Cracolici e Domenico Di Leo, soggetti che criminalmente si contrapponevano alla forza criminale dei Bonavota».

OMICIDIO DI SCAMBIO Le indagini, coordinate dal procuratore Nicola Gratteri e dal sostituto Andrea Mancuso, «hanno permesso di fare emergere una evidente correlazione tra i due delitti – ha spiegato il capitano Alessandro Papuri, comandante del Nucleo investigativo – che all’apparenza potevano sembrare scollegati». «L’8 marzo 2004 Antonio Franzé, vicino al gruppo vibonese di Mantella, nel rientrare a casa è stato ferito alla spalla destra. Sopravvive all’agguato. Successivamente, il 18 marzo, alle 7:30, in via Nazionale a Pizzo, Domenico Belsito, affiliato ai Bonavota, mentre stava uscendo dalla sua auto, al cui interno sul sedile posteriore, c’erano i suoi due figli all’epoca minorenni, viene ferito da ripetuti colpi di arma da fuoco. Gli assalitori fuggono su un’auto rubata che verrà rinvenuta a pochi chilometri di distanza ancora in fiamme». Alla base di questi due agguati vi era un ben preciso accordo criminale tra i Bonavota e il gruppo di Mantella, fondato sulla base dell’omicidio di scambio. Andrea Mantella aveva chiesto ai Bonavota di colpire e gambizzare Antonio Franzé in quanto responsabile, a suo dire, di averlo diffamato pubblicamente per una relazione che Mantella aveva con una sua parente. La stessa famiglia Bonavota poi chiesta a Mantella di uccidere Domenico Belsito, responsabile di avere una relazione extraconiugale con la parente di un altro sodale dei Bonavota. Uno scambio di favori che sancisce un’alleanza tra il gruppo di Mantella e il clan di Sant’Onofrio che porteranno ai successivi delitti Raffaele Cracolici e Domenico Di Leo, al fine di consentire ai Bonavota di allargare le proprie mire espansionistiche sui territori limitrofi a Sant’Onofrio.

LA QUERELA CONTRO I MEDICI Domenico Belsito non morì sul colpo ma spirò il primo aprile 2004 all’ospedale di Vibo, dove i medici avevano tentato di salvarlo con due operazioni. Il risultato fu una denuncia dei familiari contro i dottori per colpa medica. Fatto che poi venne archiviato. Lo stesso giorno in cui Belsito moriva venne registrato un incontro tra Domenico Bonavota e Andrea Mantella. Oggi tutti i presunti responsabili di questo delitto sono sotto la custodia della legge tranne Pasquale Bonavota, latitante da 2 anni. Sul suo capo il gravame è sempre più corposo e sta scalando la classifica dei ricercati più pericolosi.

Fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/regione/item/288124-lomicidio-belsito-e-il-patto-di-sangue-tra-mantella-e-i-bonavota-video/