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L’Italia dei Bertolaso e dei Pollari santi subito

1990. Napoli. Palazzo San Giacomo. Un omone di uno e ottanta, l’assessore Antonio Cigliano, craxiano doc, e’ il padrino di un grande battesimo: quello per la privatizzazione della nettezza urbana in citta’. «Ca’ trasimme tutti quanti», fu il coro delle imprese che fin da allora maleodoravano di camorra lontano un miglio. La storia degli ultimi, drammatici vent’anni e’ sotto gli occhi di tutti. Le holding criminali hanno spiccato il salto, facendo poi utili a cento zeri nel resto d’Italia e in mezzo mondo, riciclando, lavando, spazzando e ripulendo montagne di danaro che piu’ sporco non si puo’. Quel modello, adesso, diventa nazionale, come profetizzo’ cinque anni fa Giorgio Bocca nel suo “Napoli siamo noi”. E’ infatti appena passato il decreto Ronchi voluto con forza dal governo del Cavaliere, che vara la privatizzazione sul fronte della gestione dei rifiuti e dell’acqua. Roba che significa consegnare alle mafie (a proposito, perfino il numero uno di Bankitalia – non e’ un drago – si accorge che le Mafie sono ormai dentro lo Stato…) e a colossi imprenditoriali che poi subappaltano il 99 per cento dei lavori a sigle criminali un business galattico. Ossia, non solo il “piatto” storico alla mensa dei clan – i Casalesi in prima fila fin dagli anni ottanta, con un Cicciotto ‘e mezzanotte a far la spola con la villa aretina di Licio Gelli per “trattare” di monnezza – ma anche l’Oro blu del prossimo decennio: l’Acqua, con una corazzata come il gruppo Caltagirone (gia’ dentro maxi Acea) in pole position.
Qualcuno ha mosso un dito? Proclamato un NO B. Day bis? C’e’ chi ha starnutito per manifestare un minimo disappunto? No, tutti presi da Noemi, Super D’Addario, il divorzio di Silvio, i trans del compagno Marrazzo o nel migliore dei casi la finta messa in stato d’accusa (con tanti Pd innocentisti…) per Cosentino. Giornali che abbiano dedicato pagine al Grande Scippo sulla pelle dei cittadini? Tivvu’ pronte a documentare la rapina del secolo a carico di tutti gli italiani? Poche virgole, in un mare di videoinchiostro sempre piu’ inutile.
Meglio dedicare mezza pagina alla lady lombarda in pelliccia, Rosanna Gariboldi, finita dentro per lo scandalo delle bonifiche: «una tortura per lei il carcere», colorisce il Corsera, «dimagrisce e non dorme, intervenga Bruxelles».
E chissenefrega per tutti i Cucchi e i Bianzino che muoiono dopo tre giorni di galera, per i maltrattati quotidiani in quei gironi infernali, per extracomunitari, tossici, che finiranno sempre piu’ inghiottiti nel gorgo di una giustizia made Alfano che ora scopre il processo brevissimo, due anni per ogni grado, come dire a un paraplegico di fare i cento metri in dieci secondi. La tartaturuga che diventa lepre? Come il caso di Emanuela Orlandi, che venti anni dopo torna incredibilmente alla ribalta: ma chi ha indagato, chi ha coperto, in questi mille sporchi misteri di casa nostra?
Siamo sempre ai soliti Servizi. Che se ne infischiano della sentenza del tribunale di Milano per la vicenda Abu Omar, e continuano allegramente a lavorare. Uno dei piu’ solerti, Marco Mancini, invoca il segreto sui suoi rapporti con il patro’n Telecom Tronchetti Provera: qualcuno gli fara’ mai pagare qualcosa? Il super 007 Nicolo’ Pollari uscito indenne dalle accuse – arcidimostrate – di aver effettuato illeciti controlli su migliaia di italiani per quattro anni, subira’ conseguenze? Macche’. Caso mai avra’ una nuova poltrona. Forse quella al vertice della Protezione civile che Bertolaso – dopo le fatiche cumulate per via dalla miracolosa “sparizione” della monnezza a Napoli – vuol lasciare. Per darsi al volontariato africano. Santi subito? Santi quando?

(Tratto da La Voce delle Voci)