Cerca

L’intervento del nostro Segretario al Congresso Regionale del Lazio del PRC.

Un intervento forte, che ha inchiodato ognuno alle proprie responsabilità, quello svolto sabato 16 giugno dal nostro Segretario nella seduta di apertura dei lavori del Congresso regionale del Lazio di Rifondazione Comunista.

Un saluto deferente e cordiale ad una delle pochissime forze politiche che si sono distinte per sensibilità al tema della lotta alle mafie nel Paese e nel Lazio.

Il nostro saluto si è snodato quasi per intero sul tema dei rapporti fra politica e mafie, fra potere e mafie.

Un tema spinoso che pochi hanno il coraggio di affrontare.

L’antimafia dell’immagine e l’antimafia dei fatti, quella reale, che non nasconde le verità.

Ed è solo per amore della verità che noi andiamo sostenendo da sempre che la lotta alle mafie si fa a Roma, nella Capitale, dove si concentrano tutti i grandi interessi ed il potere.

E, quindi, le decisioni.

Che il problema della lotta alle mafie è tutto e solo politico.

Potere e mafie, due dimensioni imprescindibili, dalle origini.

Seguite il percorso dei soldi e troverete le mafie, diceva Giovanni Falcone.

E la sua morte è dovuta proprio al fatto che egli aveva scoperto e denunciato questo raccordo strettissimo.

Imprescindibile appunto.

La nostra scomodità dipende proprio dalle nostre denunce.

Lo avvertiamo, lo sentiamo a pelle in molti ambienti politici allorquando veniamo invitati (da pochi in verità, PRC appunto, FDS, IDV… ) a parlare e diciamo, come riteniamo nostro dovere, queste cose.

Non sappiamo se l’intervento del nostro Segretario al Congresso regionale del PRC abbia provocato in taluni sconcerto o meno, ma certo è che esso è stato fortemente apprezzato e non sono stati pochi i delegati che, nell’esprimergli ammirazione e simpatia, gli hanno denunciato situazioni alquanto delicate e preoccupanti in varie province del Lazio.

Parlavamo del senso di fastidio da parte di taluni ambienti politici nei confronti della nostra Associazione per il suo modo di fare antimafia.

Emblematico al riguardo è il comportamento del PD romano che, in occasione della costituzione del Comitato di Coordinamento della Consulta provinciale Antimafia dell’Amministrazione Provinciale di Roma, ha ritenuto di escludere l’Associazione Caponnetto preferendo ad essa qualche altra realtà associativa assolutamente insignificante, ma targata PD.

Un comportamento disdicevole ma anche suicida, quello del PD romano e laziale, che la dice lunga sulla reale volontà di taluni dirigenti di questo partito di combattere seriamente le mafie.

Discriminando chi combatte le mafie come le combattiamo noi, non a parole ma con l’indagine e la denuncia, significa oggettivamente favorire le mafie.

Purtroppo, questi sono il contesto e l’impianto con i quali ci troviamo a fare i conti nella nostra regione.