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LE SCOMMESSE SPORTIVE DEL CLAN. Ciro Cantile guadagnò due milioni di euro. La “spedizione punitiva” dei luogotenenti del boss

LE SCOMMESSE SPORTIVE DEL CLAN. Ciro Cantile guadagnò due milioni di euro. La “spedizione punitiva” dei luogotenenti del boss

31 Gennaio 2020

CASAPESENNADel toto nero gestito dal clan dei casalesi ci siamo occupati quando abbiamo riportato un interrogatorio del collaboratore di giustizia Antonio Iovine nel quale questi raccontava di un tale Ciro detto Fellarust” che si occupava della gestione di questo settore di attività economica per la criminalità organizzata (LEGGI QUI IL NOSTRO PRECEDENTE ARTICOLO).

Ebbene, sull’episodio ritorna il collaboratore di giustizia Attilio Pellegrino che racconta i dettagli della vicenda, in un interrogatorio reso l’11 giugno 2014 (pubblicato in basso).

Il Ciro Fellarust” di cui riferisce Iovine è, secondo Pellegrino, tale Ciro Cantile, soggetto sponsorizzato” presso il clan, dal “solito” Giacomo Capoluongo affinchè si occupasse delle scommesse in nero, ippiche e calcistiche. Cantile, per quell’affare redditizio, doveva corrispondere a Michele Zagaria 20.000 euro al mese, così com’era stato pattuito col boss.

Secondo il racconto di Pellegrino, il quale ha acquisito le informazioni de relato, così come gliele ha riportate Capoluongo, ad un certo punto Cantile mancò di versare gli introiti al capoclan, sostenendo che gli affari non andassero bene. Al che “su richiesta di Giacomo Capoluongoe con l’avallo di Zagaria, Pellegrino e Michele Barone eseguirono una “spedizione punitiva” nei confronti del disobbediente Cantile. Beccato nell’ippodromo di Aversa, fu picchiato dai due esponenti del clan.

E qui “ballavano” due milioni di euro: a detta di Pellegrino, Cantile aveva incassato questa somma proprio dalle scommesse ippiche e calcistiche. Non aveva poi versato due quote mensili al clan, suscitando così la violenta reazione di Zagaria, in accordo con Giacomo Capoluongo.

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA