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Le omissioni, i ritardi e le collusioni di pezzi delle istituzioni nella lotta alle mafie

IL LAZIO NELLA MORSA DELLE MAFIE. I RITARDI E LE OMISSIONI DELLE ISTITUZIONI

Non passa giorno in cui non veniamo a conoscenza di un investimento di capitali sospetti:

l’acquisto di appezzamenti di terreni, di un negozio, di un supermercato, di un distributore di benzina, di un albergo, bar, ristorante, di una villa ecc. ecc… E, poi, la costruzione di un palazzo, di una strada, di un cimitero e quant’altro…

Non c’è giorno in cui non vediamo sciami di casalesi ed affini scorazzare dappertutto, in tutto il Lazio.

Senza considerare le altre mafie, oltre alla camorra campana:

E, mentre ci vediamo costretti ad assistere a questo spettacolo desolante che sta portando il Lazio sempre più a sud, verso l’arretratezza economica, sociale, politica e culturale, la criminalità e l’illegalità diffusa, sentiamo ancora in giro esponenti politici ed istituzionali che ci accusano di… ”allarmismi”!

Sconsiderati, irresponsabili!!!

Nella lotta alle mafie il problema dei problemi sta proprio qua:

la collusione di pezzi delle istituzioni e della politica con le mafie,

i ritardi o addirittura le omissioni delle istituzioni nel combatterle.

Si vuol far credere ancora alla gente che le mafie siano costituite da gente rozza, incolta, riconoscibile, alla Riina tanto per intenderci, quando, al contrario, oggi il mafioso va individuato fra i professionisti, ai livelli più alti della burocrazia, nel Parlamento, nel Governo.

E nei partiti politici.

Gente organica alle cosche o che, comunque, fa gli interessi delle cosche. Ovviamente, lautamente pagata dallo Stato e dalle mafie ed impegnata a far sovrapporre spesso queste a quello. Fino a farli apparire un’unica entità.

Quando noi diciamo che, se veramente si vuole fare la lotta alle mafie, occorre una diversa strategia di contrasto!

Se non si indaga sulla provenienza dei capitali che le mafie investono quotidianamente e sulle connivenze con la politica e con le istituzioni, si macina aria fritta.

In qualche provincia del Lazio, finalmente lo si è cominciato a fare, ma ciò, non tanto per le direttive pervenute dall’alto, ma, soprattutto se non esclusivamente, per la sensibilità e la bravura del singolo investigatore (vedi il caso del Col. Salato a Frosinone).

In genere si continua ad operare con un’ottica da “ ordine pubblico”, come se trovarsi davanti al mafioso fosse la stessa cosa che trovarsi di fronte al delinquente comune.

Questi sono i temi reali sui quali è necessario discutere da parte di chi veramente vuole impegnarsi nella lotta contro le mafie.