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“Le mani di Cosa nostra sulle scommesse online”: 339 indagati a Catania. “Il know how del sistema al nipote di Messina Denaro”

Il Fatto Quotidiano

Le mani di Cosa nostra sulle scommesse online”: 339 indagati a Catania. “Il know how del sistema al nipote di Messina Denaro”

Maxi operazione della Guardia di Finanza. Un’ordinanza di custodia cautelare è stata notificata a 23 persone in Sicilia, Emilia Romagna, Puglia, Germania, Polonia e Malta: 12 sono finiti in carcere, due degli arresti domiciliari mentre a nove è stata notificata la misura interdittiva dell’esercizio dell’attività commerciale. Nell’inchiesta spunta il nome di Francesco Guttadauro, nipote dell’ultimo superlatitante di Cosa nostra

di F. Q. | 3 MARZO 2021

Le mani di Cosa nostra nelle scommesse illegali online. È una maxi operazione quella condotta dalla Guardia di Finanza, coordinata dalla procura di Catania. Un’ordinanza di custodia cautelare è stata notificata a 23 persone in Sicilia, Emilia Romagna, Puglia, Germania, Polonia e Malta: 12 sono finiti in carcere, due degli arresti domiciliari mentre a nove è stata notificata la misura interdittiva dell’esercizio dell’attività commerciale. In totale le persone indagate sono 339. Sono indagati, a vario titolo, per esercizio abusivo di gioco e scommesse, evasione fiscale, truffa aggravata, autoriciclaggio. La Procura distrettuale di Catania contesta anche l’aggravante di avere favorito l’associazione mafiosa Santapaola-Ercolano. Il gip ha disposto il sequestro di beni e società per 80 milioni di euro.

Gli investigatori hanno scoperto una illecita raccolta e gestione delle scommesse sportive online realizzata attraverso una piattaforma di gioco su internet non autorizzata ad operare in Italia, per occultare il legame con il nostro Paese e le connessioni con la criminalità organizzata siciliana. La piattaforma online non autorizzata a operare in Italia era stata denominata “Raisebet24.com: la proprietà è risultata a una società maltese. Raccolte scommesse per 32 milioni di euro, mentre la società maltese, che in realtà ha operato come stabile organizzazione sul territorio nazionale, ha evaso le imposte sui redditi per oltre 30 milioni di euro. Dall’inchiesta è emerso che l’organizzazione criminale aveva anche organizzato un illecita raccolta di scommesseda banco” sull’intero territorio nazionale, attraverso una rete di agenzie collegate per la trasmissione dati, alla piattaforma di gioco. Le indagini hanno permesso di accertare che soltanto una parte minima delle scommesse avveniva online, mentre la maggior parte delle puntate è stata effettuata in presenza e pagate in contanti. Il ‘giro d’affarì è stimato in oltre 80 milioni di euro, somma complessiva per cui è stato eseguito un sequestro beni equivalenti che, secondo l’accusa, sono comprati riciclando i proventi delle scommesse: disponibilità finanziarie per 62 milioni in Italia, Polonia e Malta; fabbricati e terreni Puglia e in Emilia-Romagna; e una società di ristorazione in Germania. Nel corso degli accertamenti militari del nucleo Pef della Guardia di finanza di Catania hanno sequestrato quasi 180mila euro occultati nel doppio fondo di un’autovettura.

Nell’inchiesta è emerso anche che i fratelli Placenti, al vertice del gruppo finito agli arresti oggi e già coinvolti in un’altra operazione su scommesse e clan di tre anni fa, hanno fornito il know – how nell’organizzazione dei sistemi di giochi e scommesse clandestine on line anche a Francesco Guttadauro, il nipote del superlatitante Matteo Messina Denaro. Lo hanno raccontato gli investigatori della Guardia di finanza durante la conferenza stampa a Catania sull’operazione. Durante le indagini sono stati accertati contratti tra i due fratelli e Guttadauro a seguito dei quali vi sarebbe stata anche una espansione delle attività di giochi e scommesse anche nella Sicilia Occidentale. Da alcune intercettazioni raccolte in altri procedimenti penali sono stati monitorati contatti tra Francesco Guttadauro, che in quel momento non aveva avviato una attività imprenditoriale nel mondo delle scommesse e che si sarebbe rivolto ai due fratelli dopo aver saputo che erano in possesso della metodologia per svolgere l’ attività imprenditoriale.