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Le macerie di Amatrice a una ditta sotto processo: “Traffico di rifiuti, truffa e amicizie pericolose”

 

La Repubblica, Venerdì 09 dicembre 2016

Le macerie di Amatrice a una ditta sotto processo: “Traffico di rifiuti, truffa e amicizie pericolose”

Il primo grande appalto del post terremoto è già un caso. L’ha vinto il gruppo Hrt, imputato a Firenze. La difesa: “Da tempo chiusi i rapporti con imprese a rischio camorra”

di GIANLUCA DI FEO e FABIO TONACCI

ROMA. Cominciamo bene. Il primo grande appalto del dopo terremoto è andato a una ditta sotto processo per traffico di rifiuti e truffa. Un’azienda che per almeno due anni ha affidato le operazioni di movimento terra a un imprenditore sotto inchiesta per legami con la camorra. Nonostante questo, la Htr Bonifiche è stata incaricata di rimuovere tutte le macerie provocate dal sisma nelle Marche e nel Lazio. Un’operazione che implica lo spostamento di migliaia e migliaia di tonnellate di detriti da Accumoli, Amatrice, Arquata e dagli altri comuni devastati dalle scosse che hanno provocato quasi trecento vittime.

Il gruppo Htr è stato creato a Roma tredici anni fa da Matteo Bettoja, erede di una dinastia di albergatori molto noti nella capitale. Si è subito imposto nel settore ambientale, e in particolare nella bonifica dell’amianto, conquistando contratti in tutta Italia. Il più importante riguardava lo smaltimento di fanghi e terreni nei cantieri dell’Alta velocità in Toscana. Ed è proprio l’indagine della procura di Firenze ad aver provocato il rinvio a giudizio della Htr e del suo fondatore. Secondo i magistrati l’azienda avrebbe falsificato i costi: ogni tonnellata trasferita veniva fatta pagare 80 euro, ma il prezzo effettivo pattuito attraverso “accordi occulti” era di 66 euro. La differenza sarebbe stata riconsegnata in nero al committente dei lavori, il general contractor Nodavia: una truffa da diversi milioni di euro.

Un aspetto forse secondario rispetto alla contestazione di traffico di rifiuti, che nasce invece dalla scelta di Htr di affidare gran parte del trasporto dei materiali ai camion di un’impresa casertana, la Veca Sud di Lazzaro Ventrone. Fanghi e terreni, secondo il capo di imputazione, sarebbero stati smaltiti in strutture senza autorizzazione, con un “pretrattamento pericoloso per l’ambiente”. E stiamo parlando di parecchie migliaia di tonnellate.

Nel procedimento per l’Alta velocità la posizione di Ventrone è stata stralciata. Ma proprio due giorni fa la Direzione Distrettuale Antimafia ha chiesto di processare anche lui, aggiungendo un’accusa ancora più pesante: quella di essere al servizio dei Casalesi. Scrive il pm Giulio Monferini: “La Veca Sud è un’impresa sin dalle origini riferibile direttamente o indirettamente a tale organizzazione criminale, in quanto continuativamente a servizio del clan almeno dagli anni ’90 per la commissione di traffici illeciti in materia di rifiuti, i cui profitti assicuravano un rilevante apporto all’associazione criminale”. Gli addebiti nascono pure dalle rivelazioni di alcuni pentiti. Tra loro, Gaetano Vassallo, considerato l’inventore del business camorrista delle discariche, che ha messo a verbale: “I titolari della Veca Sud e la società stessa sono cresciuti all’ombra dello smaltimento illecito”.

Non è l’unica indagine su Veca Sud. Nel 2009 la procura di Padova scoprì che i suoi camion, dopo avere trasportato in Veneto le ceneri del termovalorizzatore di Aversa, tornavano in Campania carichi di mais per produrre mangimi: l’accusa fu di avvelenamento. Ma la Htr si difende, attraverso l’avvocato Alessio Di Amato: “Abbiamo documenti che dimostrano la nostra correttezza. Il rapporto con Veca Sud fu autorizzato da Italferr (la stazione appaltante, ndr) a seguito della certificazione antimafia rilasciata dalla prefettura di Firenze. Quando sono iniziate le indagini, abbiamo interrotto ogni rapporto con loro “.

Questi elementi non sono stati presi in considerazione dalle commissioni della Regione Lazio e della Regione Marche che meno di un mese fa hanno assegnato alla Htr il primo sostanzioso appalto del dopo sisma. La gara delle Marche si è chiusa l’11 novembre: ha vinto un consorzio guidato dal gruppo romano con un’offerta di 64,8 euro per tonnellata. Le vicissitudini giudiziarie della società e quelle dei suoi compagni di cantiere in odor di camorra sono state ignorate, nonostante siano state descritte da molti articoli – e in particolare dalle inchieste della redazione fiorentina di Repubblica – disponibili online: bastava cercare su Google. Tutti hanno chiuso gli occhi. Perché?

Il governo Renzi ha promesso che la ricostruzione sarebbe stata a prova di infiltrazioni mafiose. E il decreto varato lo scorso 16 ottobre fa tesoro dell’esperienza di Expo e del sisma in Emilia, annunciando la nascita di una struttura di vigilanza guidata dal prefetto Paolo Francesco Tronca in coordinamento con l’Anac di Raffaele Cantone: i requisiti di tutte le aziende coinvolte negli appalti verranno vagliati da una squadra investigativa chiamata Giceric. Il problema è che le ruspe sono entrate in azione, mentre i controllori non sono ancora pronti: le nomine per il pool di ispettori sono state completate solo una settimana fa.

Nel frattempo si fa riferimento alle white list, ossia agli elenchi di aziende al di sopra di ogni sospetto. La Htr ha fatto domanda alla prefettura di Roma nel 2013 ed è stata promossa due anni dopo. Ossia prima che si chiudessero le indagini fiorentine e l’azienda finisse sotto processo: formalmente, dunque, il gruppo ha le carte in regola. Il decreto sul terremoto proprio per evitare queste zone d’ombra prevede che la struttura di controllo riesamini tutte le iscrizioni agli “elenchi dei buoni” anteriori al luglio 2016. Ma i camion sono già all’opera, mentre il lavoro dei guardiani deve ancora cominciare.