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L’audizione del Prefetto di Latina da parte della Commissione Parlamentare antimafia Da Formialibera.it

 

Il negazionista

Pubblicato il 6 maggio 2016 da redazione

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Il resoconto de “il Messaggero” di ieri relativo all’audizione del Prefetto di Latina (in foto)  in Commissione Antimafia è a dir poco raccapricciante. Una serie di luoghi comuni (la criminalità organizzata non usa metodi militari), ovvietà (la criminalità organizzata si confonde sempre di più nella società civile), banalità (la criminalità è infiltrata nel contesto economico e sociale), congetture infantili (alcune imprese hanno preso la retta via, altre no) e considerazioni pericolosissime (non si evidenzia sui sikh lo sfruttamento, ma il lavoro nero), da far rabbrividire.

Inoltre, visto che ci si trovava, il Prefetto ha evidenziato come i reati, le rapine e i furti siano diminuiti nel corso dell’ultimo anno, cioè da quando c’è lui alla giuda della prefettura (forse ad essere in calo non sono i reati, ma la gente che denuncia, sempre più sfiduciata dalle istituzioni).

Infine, ma non per ordine di importanza, il rapporto tra mafia e politica. Il prefetto dice: “attualmente le forze di Polizia sono ben attente ad evidenziare i possibili contatti tra mafia e politica”. Ebbene a oggi non c’è un solo sindaco, assessore, consigliere, dirigente comunale e manco uno straccio di politico, non dico condannato o sotto processo, ma  indagato per associazione mafiosa. Il risultato è che mentre le Forze di Polizia sono ben attente a evidenziare i legami tra mafia e politica, mafia e politica fanno affari ogni giorno. 

Insomma questo è il Prefetto di Latina e questo è ciò che ha detto in Commissione Parlamentare Antimafia. Sono ormai lontani i tempi di Bruno Frattasi, delle richieste di scioglimento dei comuni, delle commissioni di inchiesta e di accesso agli atti, e delle relazioni provinciali.

Di seguito l’articolo integrale del resoconto dell’audizione del Prefetto di Latina in Commissione Antimafia pubblicato su “il Messaggero” di ieri.

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Una criminalità organizzata che non usa metodi militari, non controlla il territorio con le intimidazioni tipiche delle zone di mafia, camorra e ‘ndrangheta, ma è presente e ha tutto l’interesse a “sviluppare una coesistenza e convivenza con le altre realtà presenti, realizzando una commistione tra illecito e lecito e confondendosi sempre più nella società civile e legale”. Parole pronunciate  dal prefetto di Latina, Pierluigi Faloni, ascoltato ieri in Commissione Antimafia. Non ha pronunciato la definizione “quinta mafia” – come ormai gli studiosi del fenomeno indicano la presenza  di criminalità importata e locale unite in provincia – ma l’ha descritta a dovere parlando di una “strisciante infiltrazione, una mimetizzazione nel contesto economico e sociale” e di rapporti che “si svolgono prevalentemente su un piano paritario di accettazione e convivenza che non fa escludere la possibilità di una fattiva collaborazione”.

In particolare, l’interesse della criminalità sarebbe per i settori delle costruzioni, per il commercio all’ingrosso e al dettaglio, per la vendita di autovetture e per il settore delle pompe funebri come emerge dalle “evidenze investigative”. Il “minore riscorso a manifestazione criminali violente  comporta però “la complessità ad attestare questa strisciante infiltrazione, sia a livello investigativo che giudiziario”. Resta il fatto che: “Le proiezioni delle organizzazioni risultano prevalentemente di natura economico-finanziaria, legate alle attività di riciclaggio di proventi illeciti posti in essere da soggetti contigui ai consessi criminali”.

“La percezione della sicurezza è cambiata, stiamo lavorando bene, con grande attenzione, e abbiamo aperto le porte della prefettura alla gente”. I numeri sono chiari: flessione di oltre il 9% dei reati nel 2015, 4 omicidi “nessuno dei quali riconducibile alla criminalità”, meno rapine (197 contro 214 dell’anno precedente) e furti (11.182 contro 11.919), nessuno denuncia usura ed estorsioni, pur essendo “un problema di ben altre proporzioni che coinvolge prevalentemente le piccole e medie imprese”: otto le segnalazioni di usura nel 2014, 5 nel 2015, 79 e 69 quelle per estorsioni.

“Attualmente le forze di Polizia sono ben attente ad evidenziare i possibili contatti tra mafia e politica”. Così il prefetto ha risposto ad una domanda del vicepresidente della commissione antimafia Claudio Fava. “Sono lì da un anno e vedo nella realtà di Latina una provincia nella quale sono vissute insieme sin da piccole persone che oggi vivono realtà e professioni diverse. Alcune sono andate sulla retta via, altre no. Non mi sono dimenticato nella relazione dei politici, ma l’analisi è fatta sulle evidenze investigative delle forze di Polizia o sulle sentenze della magistratura definitive o in corso di definizione”.

Sull’immigrazione, il prefetto ha chiarito che “non si evidenza sui sikh lo sfruttamento ma il lavoro nero” e ricordando che “è stato stilato un protocollo d’intesa con i sindacati che prevede canali privilegiati per la denuncia e lo sfruttamento ma, per adesso, non è stata sporta alcuna denuncia”.

“Per noi acquisire informazioni su Latina è molto importante, non solo, ovviamente, per avere maggiori notizie sul quel territorio ma anche in vista della relazione su Roma” a concluso il presidente Rosy Bindi.

Giovanni Del Giaccio “il Messaggero” del 5 maggio 2016

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