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L’Associazione Nazionale Magistrati: il premier sovverte le istituzioni

Da “LA REPUBBLICA” di martedì 5 ottobre 2010

L`Anm: il premier sovverte le istituzioni. Il Pdl: sono le toghe il vero pericolo. FIL: no alla commissione d’inchiesta.

«Qui si vuole una magistratura docile che non disturbi il manovratore di turno». Dice proprio così Luca Palamara, il presidente delle toghe, quando in tv lo interrogano ancora sugli attacchi di Berlusconi. Che in piazza a Milano ha parlato dei magistrati come di «un`associazione a delinquere» contro cui pretende «una commissione d`inchiesta». Di Pietro la boccia duramente («Da imputato vuole diventare giudice, è un`aberrazione»), Franceschini pure («E la sua ossessione da 16 anni»). Altrettanto fanno ifiniani, come Granata e Briguglio.

Mentre sono del tutto in alto mare le trattative sulla giustizia, nessun incontro in vista, né sullodo costituzionale né su altro, tra i plenipotenziari Bongiorno e Ghedini, pur dati per certi o addirittura già svolti. Invece nulla. Il lodo domani affronta la boa degli emendamenti nella commissione Affari costituzionali al Senato.

Il relatore Carlo Vizzini è pronto.

Ma Giulia Bongiorno, la respon- sabile Giustizia di Fli, non ha ancora letto il testo. E ciò lascia un punto interrogativo su quale potrà essere il voto dei finiani. Enrico Costa, segretario della Consulta per la giustizia Pdl, fa un pronostico:

«Il lodo è una nave che veleggia comunque, purenellatempesta, semmai le barche più piccole risentono delle avversità».

Processo breve e lungo, intercettazioni:

possono restare a terra per l`aperta ostilità degli uomini di Fli. Mentre i berluscones sono convinti che il lodo saràvotato comunque.

Ma tant`è. Per ora tiene banco l`aggressione di Berlusconi contro le toghe. Che si difendono come possono e nell`ambito dei loro limiti. Senza rete Palamara, a capo di quell`Anm che negli ultimi due anni ha sempre ribattuto tono su tono. E poi il Csm, dove le mosse sono più istituzionali e quindi appaiono più caute. Non solo per via di Napolitano, che raccomanda equilibrio per evitare l`effetto legna da ardere nel camino, ma peri nuovi equilibri numerici, dove i cinque laici dei Pdl sono in grado di uscire dall`aula Bachelet, far mancare il numero legale, bloccare i lavori. Per questo al Csm solo oggi si deciderà se aprire una nuova pratica sulle accuse di Berlusconi, o inserire un nuovo capitolo in quelle precedenti, o approvare comunque una risoluzione che stoppí il Cavaliere.

Palamara lo ha già fatto. «Mettere in discussione, in maniera così violenta, un`istituzione, rischia di sovvertire gli equilibri su cui si fonda lo Stato». Ma Daniele Capezzone gli replica: «Il rischio? Arriva dalle parte politicizzata della magistratura». Di rimando Palamarachiosailpremier: «Cosa c`è di più grave dell`accusa di associazione a delinquere?». Uno «stillicidio», una «aggressione continua che si trascina dall`inizio di Tangentopoli, ma che ha raggiunto livelli mai visti perché ogni inchiesta giudiziaria viene strumentalizzata». E la commissione d`inchiesta? Giuseppe Cascini, il segretario dell`Anm, non ha dubbi: sarebbe «incostituzionale», in quanto «se cifossero delle anomalie nel comportamento dei colleghi queste sarebbero emerse e punite, visto che il titolare dell`azione disciplinare è il Guardasigilli».

Che speranze ha Berlusconi di ottenere la commissione? Per i finiani nessuna. Basta sentire Fabio Granata («Parlarne non è fare la riforma della giustizia») o Carmelo Briguglio («Siamo contrari perché la stragrande maggioranza dei giudici sono ottimi servitori dello Stato e hanno già pagato un prezzo altissimo, mentre noi in questi anni abbiamo votato acriticamente tutte le leggi ad personam proposte da Berlusconi»).

Anche un finiano moderato come Giuseppe Consolo è contrario («Non è con le commissioni che si risolve questo problema»).

Ma nel Pdl insistono. Perché «le commissioni rappresentano la democrazia» (Altero Matteolì), perché «sono il mezzo per sollevare un problema in Italia» (Luigi Vitali), perché «il potere giudiziario sconfina in quello legislativo» (Manlio Contento), perché «una parte della magistratura cerca di sovvertire il risultato elettorale a colpidiprocessi» (FrancescoPaolo Sisto). Dunque avanti lo stesso.