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L’antimafia delle chiacchiere non produce alcunché. Alcuni problemi da affrontare e risolvere per un’azione di contrasto efficace. Il ruolo dei Comitati Provinciali per la Sicurezza e l’ordine pubblico e dei Prefetti che vanno assolutamente ridefiniti

L’ “ANTIMAFIA” DELLE CHIACCHIERE… MENTRE LA MAFIA CONTINUA A FARSI GROSSE RISATE…

Un’antimafia fatta di chiacchiere e basta… Il problema è sempre lo stesso: proclami, slogan, racconti del passato, parate, affermazioni generiche, ma nessuno denuncia fatti specifici, nomi e cognomi, situazioni, comportamenti, atti collusivi. Un'”antimafia” di chiacchiere che non serve a niente. Un'”antimafia” che non si cala nei problemi reali, che non mette a nudo la figura di uno Stato che, laddove non collude apertamente con le mafie fino ad essere esso stesso mafia, gioca il ruolo di un Giano bifronte che da un lato proclama la sua volontà di combattere la mafia e dall’altro non mette risorse e strumenti per farlo a disposizione di forze dell’ordine e magistratura, rimaste ormai, pur con tutti i loro limiti, gli unici presidi di legalità e di giustizia. Unici, ripetiamo. L'”antimafia” del “sistema” si potrebbe definire, creata e sostenuta dal “sistema”, che serve solo a buttare un pò di fumo negli occhi ma che in effetti lascia le cose così come sono. Anzi, le peggiora perché distorce l’informazione e narcotizza intelligenze e coscienze che già di per sé sono scarsamente sveglie. Quali sono i problemi reali che nessuno affronta e vuole affrontare? Chi ha un pò di dimestichezza con quanto avviene nei presidi di polizia sa molto bene come si comporta questo Stato, uno Stato che è tutt’altra cosa rispetto a quello Stato che i nostri genitori ed i nostri nonni si sono battuti – combattendo e molti dei quali sono morti con le armi in pugno – per realizzare. Presidi di Polizia privi di risorse, personale specializzato, competenze, mezziper combattere la criminalità organizzata. Presidi di Polizia dipendenti da Comandi Generali che non aggiornano le loro strategie e le loro metodologie di contrasto, quasi fossero – le mafie – ancora e solo un problema da “ordine pubblico”, di “delinquenza comune” e facendo finta di ignorare che esse, al contrario, sono un fenomeno politico-istituzionale e di altissima e finissima criminalità economico-finanziaria in un’epoca in cui con un pulsante sul computer in due secondi movimenti montagne di soldi da un capo all’altro del mondo. Prendiamo il “caso” della Guardia di Finanza, che è il corpo di polizia più competente in materia e quindi il più importante e decisivo. Se il Comando Generale dispone che i Comandi Provinciali debbono avere come priorità la lotta all’evasione fiscale e non quella alla criminalità organizzata – che è, poi, quella che evade più di tutti movimentando giornalmente tonnellate di denaro sporco -, noi avremo sempre pattuglie di finanzieri che corrono dietro allo “scontrino” del tabaccaio e del piccolo commerciante che non è stato rilasciato per l’acquisto di una caramella. Il problema è che si corre dietro ai “numeri”, alle “statistiche”, non alla qualità ed agli importi da recuperare o recuperati. La “verifica” su uno “scontrino” della caramella non rilasciato richiede 2 minuti e di tali verifiche una sola pattuglia è in grado di farne 50 al giorno, mentre su una società mafiosa che ha evaso miliardi richiede
mesi e mesi, se non anni, di indagini e di spostamenti continui. I “numeri”, quei maledetti numeri che vengono invocati dai comandanti provinciali a giustificazione della mancata creazione delle strutture CO (criminalità organizzata), compito che viene lasciato al GICO, settore della GDF altamente specializzato in materia di lotta alla criminalità mafiosa. nelle province. Esso, quindi, non è presente sui territori e non conosce situazioni e soggetti. Non parliamo, poi, della Polizia di Stato e dei Carabinieri, i quali, al di là della sensibilità di singoli Questori e Comandanti che vorrebbero fare cose concrete e significative nella lotta alle mafie, oltre che dei mezzi necessari e delle risorse in termini economici e di personale, non dispongono delle competenze e delle specializzazioni in materia di lotta al crimine economico e finanziario. Anche lì ci sono lo SCO, per la Polizia di Stato, ed il ROS per i Carabinieri. Ma anche per lo SCO ed il ROS vale lo stesso discorso fatto per il GICO: non sono sui territori e non conoscono, quindi, le situazioni ed i soggetti. E, poi, hanno pochi uomini. Come la DIA che, anziché avere i 3000 uomini previsti dall’organico, ne ha solamente 1300 che debbono correre per tutta Italia. Una DIA, senza, peraltro, mezzi e soldi e che i governi vogliono addirittura sopprimere. Ha cominciato il governo Berlusconi e sta continuando quello di Renzi. L’unica struttura interforze che ci viene invidiata da tutto il mondo. Contro eserciti sterminati di mafiosi, paramafiosi, fiancheggiatori e sodali allocati in tutti i settori, nei partiti politici, nell’economia e nelle stesse istituzioni. Una lotta giornaliera di Davide contro Golia che ti sfianca fino ad indurti ad alzare bandiera bianca. Questo è uno degli aspetti dolorosi, ma non è il solo. Perché, poi, c’è quello del “Coordinamento”, anzi del… “mancato coordinamento” fra le forze. Ognuno va per conto proprio, senza un minimo di raccordo. Talché capita spesso che sulla stessa indagine ci lavorano in due-tre, sovrapponendosi ed intralciandosi uno con e sull’altro. Per non parlare, poi, dei Prefetti e del ruolo che questi dovrebbero svolgere nella loro veste di rappresentanti dello Stato sui territori e non svolgono sul versante della lotta alla criminalità mafiosa. I Comitati Provinciali per la Sicurezza e l’Ordine pubblico, da essi presieduti, dovrebbero risolvere il problema delle “priorità ” e del “coordinamento” e dovrebbero, quale prima cosa, inserire in essi – come peraltro indicava ad essi una circolare del Ministro degli Interni Giorgio Napolitano, circolare mai applicata- un Magistrato della DDA che è l’UNICO competente in materia di reati associativi mafiosi di cui all’art.416 bis e, quindi, l UNICO a conoscenza delle situazioni. Domandate se essi lo hanno fatto e lo fanno. Questa è la situazione drammatica in cui ci troviamo e ciò avviene mentre gli allocchi continuano a gridare nelle piazze ed a scrivere sul web: “Abbasso la mafia”, “la mafia è una montagna di merda”, “i cieli e la terra… ” ed altre pagliacciate del genere. Mentre la mafia continua a farsi grosse risate… (CONTINUA)