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L’antimafia delle chiacchiere. Basta, non se ne può più con tutti i parolai che vanno in giro a parlare a sproposito di mafia ed antimafia. L’unica cosa seria da fare, se si vogliono veramente combattere le mafie, è quella di INDAGARE e DENUNCIARE, collaborando strettamente con forze dell’ordine e magistrati. Tutto il resto è solfa, bla bla, se non addirittura business o politica da strapazzo. Basta!

Sono cariche di amarezza, ma anche di sdegno, le parole pronunciate dal procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, e dall’aggiunto Nicola Gratteri, sul conto di Rosy Canale, coinvolta nell’indagine “Inganno”: “Si rilevano con sofferenza aspetti di questo tipo, che sono marginali dal punto di vista investigativo, ma non sotto il profilo etico. Viene inquinata anche l’immagine di chi dovrebbe operare per il miglioramento di questa terra” afferma Cafiero de Raho. Parole amare, quelle del capo della Procura: “C’è bisogno di crescita culturale e di solidarietà”.

Ancor più duro è il procuratore aggiunto Nicola Gratteri: “Più volte ho detto che bisogna fare attenzione a chi si erge a paladino dell’antimafia, soprattutto se non ha una storia alle spalle”. Il tono di Gratteri cresce, soprattutto per la fiducia che Rosy Canale avrebbe tradito con il proprio comportamento: “Qui c’è gente che è morta e poi troviamo gente che lucra con l’antimafia, che ha fatto dell’antimafia un mestiere. E’ terribile illudere decine di donne promettendo la luna e invece i soldi servivano per altro”. Cafiero de Raho e Gratteri, dunque, lanciano un monito contro i falsi miti: “Ci sono tante donne che si muovono in maniera encomiabile e a queste bisogna fare riferimento. Servono manifestazioni e associazioni forti” dice Cafiero de Raho. Gratteri, invece, esorta tutti a essere attenti su tematiche così delicate: “Siate intransigenti, non lasciatevi andare ad alcuna adulazione, l’antimafia si fa senza i contributi pubblici, facendo volontariato e aiutando i più deboli. Non serve l’antimafia delle parole, serve coerenza”.