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L’anniversario a Latina dell’omicidio di Don Cesare Boschin.Tutti a parlare di lotta alle mafie ma gli unici ad organizzare la cerimonia sono stati quelli del M5S . Non vi pare strano ?

Il parroco di Borgo Montello

Don Cesare Boschin, ucciso 20 anni fa dai killer dei rifiuti. La gente ricorda

30 marzo 2015, ore 11:13

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Don Cesare Boschin con la gente del Borgo

Don Cesare Boschin con la gente del Borgo
Don Cesare Boschin

Don Cesare Boschin
Inchiesta Caffè di Latina n. 228 pag. 16

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Don Cesare Boschin wera molto amato e vicino alle persone

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Inchiesta Caffè di Latina n. 230 pag. 12

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Inchiesta Caffè di Latina n. 232 pag. 12

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Don Cesare Boschin con la gente del Borgo

Don Cesare Boschin con la gente del Borgo
Don Cesare Boschin

Don Cesare Boschin

Il 30 marzo di 20 anni fa veniva ritrovato il corpo brutalizzato di Don Cesare Boschin, 80enne parroco di Borgo Montello. Si stava interessando del traffico di rifiuti in quel pezzo di Agro pontino martoriato dalla mala-politica e dalla lobby dei rifiuti. Un delitto atroce, insabbiato e ancora scomodo nel capoluogo venuto su all’insegna della retorica tutta ordine e disciplina e poi comandato a tappeto dai demo-presunti-cristiani. Quegli scribi alla cui ombra è stato spartito e violentanto l’Agro, eredi di Don Sturzo che hanno permesso che un Sacerdote venisse ammazzato così, accettando persino il tentativo di oblìo sulla vicenda.
L’anziano sacerdote non fece finta di nulla, come fecero e continuano a fare molti, dentro e fuori le istituzioni.

La sua coerente fede, il suo prendere posizione, il suo amore concreto sono vivi. C’è chi parla di martirio, che comunque significa testimonianza. In questi giorni di preparazione alla Passione e Resurrezione di Gesù Cristo, per credenti e non credenti, la testimonianza di Don Cesare è un fatto concreto, un richiamo ad ad andare fino in fondo. Un segno di contraddizione che mostra la forza e la speranza di vera rinascita di fronte alla tentazione della rassegnazione, in mezzo ai moderni farisei, in mezzo a tante ipocrisie che contaminano l’interiorità della Persona e il Creato. Dopo “il ventennio” buono per tutte le stagioni celebrato con tronfia retorica a scopo elettorale, ci sono altri 20 anni: quelli trascorsi dall’omicidio di Don Cesare Boschin. Anche questa è storia dell’Agro pontino, che attende la bonifica da politici incapaci ed arraffoni, da faccendieri senza scrupoli, da mafiosi e stupratori del territorio.

Ieri, domenica 29 marzo, alcuni cittadini hanno commemorato Don Cesare e condiviso un sepmlice momento di riflessione sulla lapide in sua memoria, presso la chiesa di Borgo Montello.

Qui di seguito il comunicato del Meetup 5 Stelle Latina In Movimento che ha organizzato l’iniziativa.

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“In questo momento in cui si parla di mafia capitale e si acquisisce consapevolezza della presenza della criminalità organizzata nel nostro territorio, ricordare chi ha dato la vita per la verità e la giustizia, nell’interesse della collettività, è un obbligo assoluto. Era il 29 marzo 1995 quando don Cesare Boschin, 81 anni, fu incaprettato, torturato e ucciso perché aveva capito e contrastava attivamente lo sversamento di rifiuti tossici nella discarica di Borgo Montello da parte della camorra. Tecnicamente la causa della morte fu attribuita a soffocamento dovuto alla dentiera. Che era stata ingoiata a seguito delle percosse. Allora l’intimidazione riuscì. Il comitato cittadino che era sorto per osteggiare lo sversamento di veleni nel proprio territorio, e che don Cesare Boschin ospitava nella sua chiesa, si sciolse. Le nefandezze in questa terra sono continuate. E ora si sono istituzionalizzate. Ora viene concessa dalla regione una Autorizzazione Integrata Ambientale per un mega ampliamento della discarica e per la realizzazione di un impianto di Trattamento Meccanico Biologico. Contro il parere della ASL, che dice che si è già superato da tempo il limite per la sicurezza e la salute dei cittadini, e a dispetto del fatto che a pochi chilometri, ad Aprilia, c’è già un TMB largamente sottoutilizzato. È così che funziona. Se non si parte dalla verità, non si può arrivare alla giustizia. E gli abitanti di Borgo Montello lo sanno bene. Loro che sono chiamati a pagare il prezzo più alto di questo lurido gioco. Loro, che nei loro cartelli scrivono, rivolgendosi alle Istituzioni: “Ladri di Verità”. Sono passati vent’anni . E forse i cittadini di Latina hanno trovato il coraggio. Forse cominciano a sentire che questa è la propria terra e non la terra di nessuno. Che non è terra di conquista. Che è la terra su cui dovranno vivere, e possibilmente prosperare, i propri figli e i propri nipoti. Che non può bastare la torbida opera di qualche politicante prezzolato, per poterci sversare gli immondi rifiuti di una immonda filiera senza rispetto. Perché il processo che arriva alla pace attraverso prima la giustizia e poi la libertà richiede molto coraggio. E deve necessariamente partire dalla verità. E il primo passo è non dimenticare l’atroce martirio di don Cesare Boschin”.