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L’Anas e quell’appalto da 60 milioni di euro.

L’Anas e quell’appalto da 60 milioni di euro

Un imprenditore vince senza rivali l’appalto per la fornitura di barriere per la sicurezza stradale. Ma le altre aziende accusano: “era un bando su misura”

di Gianfrancesco Turano

19 febbraio 2015

L'Anas e quell'appalto da 60 milioni di euro

L’imprenditore beneventano Enzo Rillo ha avuto il suo quarto d’ora di fama nel gennaio del 2010, quando fu battuto all’asta l’orecchino di diamanti sequestrato dal fisco italiano a Diego Armando Maradona. Nella gara tra fan del Pibe de oro, Rillo perse il cimelio all’ultimo rilancio contro una misteriosa signora. La rivale, come si scoprì tempo dopo, agiva per conto del calciatore Fabrizio Miccoli, e offrì 25 mila euro: 500 in più dell’emissario di Rillo.

Forse oggi il costruttore e produttore vinicolo (Falanghina e Aglianico) non perderebbe il duello contro l’ex capitano del Palermo. L’Anas ha appena aggiudicato alla Car segnaletica di Rillo una gara da 60 milioni di euro in quattro anni per la fornitura di barriere di sicurezza per strade e autostrade. A differenza dell’asta per l’orecchino di Maradona, stavolta non c’erano avversari e la Car ha ottenuto l’appalto con un’offerta al ribasso di un solo centesimo di euro sul prezzo al chilogrammo proposto nel bando.

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Da imprenditore Rillo ha già sperimentato in modo diretto che le barriere di protezione sono la prima causa di ricadute giudiziarie per chi costruisce strade. L’industriale sannita è stato processato per l’incidente del 31 maggio 2001 sulla Salerno-Napoli (quattro morti). Condannato a sei mesi in primo grado nel 2008 è stato assolto in appello cinque anni dopo. Pochi giorni fa si è tornato a parlare di una vicenda ancora più tragica, che non coinvolge Rillo. Si tratta della sciagura del 28 luglio 2013, quando un pullman carico di pellegrini precipitò dal viadotto Acqualonga (40 vittime). Il presidente dell’autorità anticorruzione Raffaele Cantone ha appena chiuso la sua indagine sull’incidente e ha trasmesso gli atti alla magistratura irpina.

La sicurezza dei guard rail è oggetto di ricerche in Anas dal 2009. Ma a quasi sei anni di distanza l’aggiudicazione della gara alla Car segnaletica è provvisoria perché gli altri concorrenti potenziali (Marcegaglia Buildtech, Tubosider, Imeva, Heintzmann Italia) hanno deciso di non partecipare e hanno presentato ricorso al Tar del Lazio che si pronuncerà il 22 aprile.

La contestazione principale riguarda la decisione dell’Anas di fissare modelli di barriera unici con caratteristiche predeterminate. I lobbisti delle associazioni di categoria aderenti a Confindustria si sono opposti sostenendo che la decisione penalizza un mercato da 300 milioni di euro e 30 mila occupati. Secondo i produttori, è come se la presidenza del Consiglio imponesse alle case automobilistiche di costruire un modello di auto blu unica escludendo dalla gara di appalto i modelli equivalenti. Un’equivalenza che, peraltro, è anche prevista dal codice degli appalti.

Per gli industriali la gara assegnata alla Car equivale a una restrizione del mercato operata da parte di un’azienda a capitale pubblico come l’Anas.

La replica dell’Anas è stata affidata all’Avvocatura dello Stato. La memoria difensiva presentata al Tar porta la firma di Ettore Figliolia, ex capo di gabinetto di Francesco Rutelli e presidente di vari collegi arbitrali che hanno deliberato su controversie fra l’Anas e le imprese.

L’Avvocatura ha respinto tutti gli addebiti mossi dai produttori sulla sicurezza delle barriere. Inoltre nega che alla gara da 60 milioni di euro si applichi il principio di equivalenza «perché la barriera Anas ha prestazioni uniche e diverse» e, fra queste, «la protezione degli utenti deboli, motociclisti inclusi».

In quanto all’alterazione della concorrenza lamentata dai produttori, Figliolia ricorda che sono proprio i produttori ad essere stati condannati «per intese e abuso di posizione dominante nel mercato delle barriere stradali» con un provvedimento emesso dall’Antitrust nel 2012.

Un’osservazione fondata se non fosse che, con la gara dell’Anas, il cartello dei produttori rischia di essere rimpiazzato da un monopolio che durerà almeno quattro anni.