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La trasmissione di “Lazio TV” sul radicamento mafioso nel Basso Lazio

Un ottimo servizio che ha disegnato il quadro completo della situazione criminale esistente nel sud pontino e, più in generale, nell’intero Basso Lazio, quello trasmesso dall’emittente “Lazio TV” nella sua rubrica “Monitor” venerdì 14 e sabato 15 ottobre uu. ss. a cura del giornalista Saverio Forte.

Un servizio a più voci, a 360 gradi, con ancora qualche debole reticenza a dire tutto da parte non della redazione, ma, comunque, tutto sommato esaustivo.

E tale da sottrarre anche ai collusi con le mafie (e sono tanti!) la possibilità di continuare a negare il radicamento criminale sui territori.

Gli attori sono stati tre: il nostro Segretario Regionale, il Dirigente del Commissariato della Polizia di Stato di Formia ed il Capitano Comandante della Compagnia dei Carabinieri, sempre di Formia.

L’intervento di questo ultimo ci è piaciuto veramente.

Ottimo Ufficiale, questo Capitano, che viene dal fronte, da Gela, e che, quindi, ha avuto la possibilità di guardare ogni giorno i mafiosi negli occhi. I mafiosi analfabeti e quelli, soprattutto, in giacca e cravatta, i “colletti bianchi” per intenderci, quelli più insidiosi.

Gli “ insospettabili”, quelli non organici alle organizzazioni criminali, ma che ne sono purtuttavia la spina dorsale.

La vera mafia, quella annidata nei partiti, nei consigli comunali a go go, in quelli provinciali e regionali e nel parlamento e talvolta anche nel governo.

Per non parlare fra i professionisti, commercialisti, notai, avvocati, ingegneri, architetti, medici e quanti altri.

Maiali senza scrupoli che per il dio denaro si vendono l’anima senza preoccuparsi nemmeno dell’avvenire dei propri figli.

Gente spregevole che sta distruggendo le fondamenta morali, civili, culturali, oltre che economiche, della nostra civiltà.

Quello che ci ha fatto molto piacere è stato l’intervento telefonico da Cassino dell’ex generale dei Carabinieri Messina, un ufficiale con il quale avemmo anni fa una cordiale polemica giornalistica dopo che ci aveva accusato di fare dell’allarmismo sul fenomeno mafioso.

E’ sempre difficile imboccare la via di Damasco, anche se è sempre lodevole il comportamento di coloro che, anche se in ritardo, la imboccano.

Al generale Messina, che ringraziamo per la sua onestà intellettuale, però, vogliamo dire, con spirito cordiale e con molto rispetto per i suoi brillanti trascorsi di Ufficiale coraggioso ed onesto, che oggi le mafie sono diverse da quelle che egli combatteva quando era in servizio.

Ieri i mafiosi erano gli analfabeti che uccidevano, rapinavano, strozzavano.

Oggi a quelli si sono aggiunti i “cervelli”, politici, professionisti, persone cosiddette “perbene”, coloro che gestiscono potere e che dispongono di tonnellate di capitali sporchi.

Il quadro è mutato e, di conseguenza, le tecniche investigative vecchie non sono più efficaci.

La “lettura” del fenomeno mafioso oggi va fatta in maniera diversa da quella del passato.

Su tutta Italia, sul Lazio per quanto ci riguarda e, in particolare, sulle province di Latina e Frosinone, non trascurando quelle di Roma e dell’Alto Lazio, le mafie hanno investito e continuano ad investire ogni giorno tonnellate e tonnellate di soldi accumulati in maniera sporca, uccidendo la gente, inquinando l’economia e strozzandola, cambiando in peggio la mentalità di molti, occupando partiti politici e le stesse istituzioni.

Non è con la pistola in mano che vanno affrontata questi criminali.

E, poi, c’è il sistema omertoso che giova alle mafie.

La gente, la maggior parte di essa, è vile, ha paura, non parla, non collabora con magistratura e forze dell’ordine, è collusa oggettivamente se non soggettivamente con le mafie.

I cittadini per lo più, anche quelli “puliti”, non vedono, non sentono, non parlano.

Una società composta in gran parte da zombi.

“Napoli siamo noi”, ha scritto Giorgio Bocca, parlando della società italiana.

Da qui la necessità di fare rete fra i pochi che hanno sensibilità, coraggio, senso civico e delle istituzioni, ma bandendo la retorica, i protagonismi, le chiacchiere.

Oggi c’è tante gente che… fa antimafia.

Ma con le chiacchiere, i documenti, le commemorazioni, i corsi ed i soldi.

A noi piace fare antimafia in maniera diversa, con le visure camerali e catastali, studiando gli intrecci, i collegamenti fra i soggetti, scavando nelle deliberazioni comunali, studiando le varianti urbanistiche ed altre cose del genere.

E denunciando, denunciando, denunciando, collaborando con magistrati e forze dell’ordine, con coloro che vogliono veramente essere fedeli al giuramento, perché. generale, anche lì bisogna stare attenti…

E mettendo anche le mani nelle proprie tasche, per pagarsi ad esempio gli avvocati per le denunce che i mafiosi ti fanno.

E’ così che si difendono gli interessi e si assicura l’avvenire, oltre che dei cittadini, anche dei propri figli e nipoti ai quali non si può lasciare una società di merda.

Tutto ciò se veramente si crede in certi valori.

Non vogliamo essere presuntuosi se diciamo che la trasmissione di cui stiamo parlando è stata determinante, considerata anche la popolarità ed il raggio di diffusione di essa ma anche la bravura del giornalista che l’ha condotta, ai fini della caduta degli alibi per molta gente che ancora dice di non sapere, che fa finta di cadere dalle nuvole.

Ed è stata positiva anche per un altro aspetto, quello che riguarda il contatto diretto fra i cittadini e chi combatte in trincea i mafiosi.

Senza filtri, senza parolai di professione.

Da oggi in poi nessuno più può continuare a dire… ”non sapevo” ed ognuno è obbligato a fare una scelta: o di qua o di là, o contro le mafie o a favore delle mafie.

A meno che si voglia continuare ad essere degli zombi.