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La scusa è la sicurezza. Clandestina è la verità. Ci condannano l’Europa e la Chiesa

Nel giorno in cui arrivano le critiche del presidente della Camera e del Consiglio d’Europa alla politica del governo sulla gestione dell’immigrazione, continuano a sfuggire dei dati minuziosamente occultati dalla classe dirigente. Eccoli: la percentuale di stranieri in rapporto alla popolazione nel nostro Paese è inferiore alla media europea; le domande di asilo politico accolte ogni anno sono di gran lunga inferiori ad altri stati Ue; il numero di crimini per cui vengono denunciati cittadini extracomunitari è sostanzialmente stabile da 20 anni nonostante numericamente la loro presenza sia aumentata in maniera esponenziale nel medesimo lasso di tempo

Ci è voluto un anno di governo Berlusconi perché la politica sull’immigrazione assumesse una svolta chiaramente percepibile da tutti i nostri concittadini. Certo c’era già stato l’accordo con la Libia di febbraio (costato 5 miliardi di dollari), certo c’era già stato il pacchetto sicurezza, certo c’erano già state le circolari del Ministero dell’Interno, certo le dichiarazioni le più xenofobe si erano succedute… ma il picco dell’escalation arriva dopo un anno e arriva, guarda caso, in piena campagna elettorale col respingimento degli immigrati provenienti dalla Libia senza neppure consentir loro di inoltrare domanda di asilo politico o protezione internazionale.

Di fronte a queste politiche la prima cosa che mi è passata per la testa sono state parole di qualche anno addietro di Piergiorgio Welby recentemente riprese da Ravasin: “Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole ma non credo che per le stesse ragioni si possa giocare con la vita altrui”; certo in entrambi i casi la frase era usata in tutt’altro contesto, ma non si adatta forse perfettamente anche alle politiche migratorie cui siamo assistendo?

Dopo la “mossa” del Ministro Maroni, il Presidente Berlusconi ha sentito la necessità di rincarare la dose dichiarando che non vuole un paese multietnico: ma non era un grande fan degli Usa e di Mr. Obama? Tutte mosse interne alla destra per contendersi i voti xenofobi verrebbe da dire. Invece no. Perché sullo stesso terreno di gioco decide di scendere in campo anche l’ex (e ultimo) segretario Ds, Piero Fassino, rilasciando dichiarazioni in qualche modo giustificazioniste dei respingimenti e critiche nei confronti di una sinistra buonista. E la condanna all’operato del governo arriva paradossalmente da Gianfranco Fini che nel 2002 fu coautore della repressiva legge Bossi-Fini in tema di immigrazione: il Presidente della Camera dichiara che è fondamentale consentire l’inoltro delle domande di asilo politico e parla di multietnicità come necessaria.

Un’altra risposta arriva dall’Europa, ma non dalla Commissione Europea cui Maroni chiedeva – come ho già avuto modo di scrivere da queste colonne – un’interpretazione autentica di una norma di cui non era autrice perché di rango non europeo, vale a dire la Convenzione internazionale SAR di Amburgo del 1979 in tema di ricerca e salvataggio marittimo, bensì dal Consiglio d’Europa con l’intervento da parte del commissario per i Diritti umani, Thomas Hammarberg, che parla di “iniziativa molto triste” perché “mina la possibilità per ogni essere umano di fuggire da repressione e violenza, ricorrendo al diritto d’asilo”.

A dar retta a gran parte della nostra classe politica e ai media sembrerebbe che tutto il “peso” dell’immigrazione – regolare e non – gravi sull’Italia e che questa sia causa di un aumento esponenziale di criminalità, ma la verità è ben diversa. La verità è che la percentuale di stranieri in rapporto alla popolazione nel nostro paese è inferiore alla media europea (secondo gli ultimi dati disponibili Eurostat nel 2006 Spagna, Germania e Regno Unito insieme hanno accolto il 60% del totale di immigrati stranieri nella UE).

La verità è che le domande di asilo politico accolte ogni anno sono di gran lunga inferiori ad altri stati UE (vedi ad esempio Francia e Germania).  La verità è che, dati del Ministero della Giustizia alla mano, il numero di crimini per cui vengono denunciati cittadini extracomunitari è sostanzialmente stabile da 20 anni nonostante numericamente la loro presenza sia aumentata in maniera esponenziale nel medesimo lasso di tempo: in particolare dal 1990 al 2003 si rileva, a fronte di una quintuplicazione dei permessi di soggiorno rilasciati, addirittura una flessione dei crimini denunciati nei confronti di immigrati (dal 2004 è stata introdotta una nuova classificazione dei crimini che rende impossibile risalire alla nazionalità del denunciato).

La verità è che è più facile innescare una falsa emergenza per poi poterla cavalcare a fini elettorali mostrando il pugno di ferro coi deboli, piuttosto che scrivere una pagina di verità e divulgare quanto sopra, peraltro facilmente reperibile da qualsiasi internauta. Ma questi dati non fanno certo audience come uno sbarco clandestino. Sarebbe forse mediaticamente appetibile raccontare che l’85% delle donne che arrivano dalla Libia sono state stuprate dalle milizie del nostro partner Gheddafi, che gli altri disperati sono stati torturati e derubati di tutto ciò che avevano prima di partire, ma poi sarebbe complesso spiegare alla gente che le autorità libiche con una mano prendono denaro dal nostro governo per pattugliare le coste e fermare le carrette del mare e con l’altra depredano i disperati prima di chiudere un occhio sulle loro partenze, che oltre l’80% dei clandestini che sbarcano clandestinamente in Italia provengono proprio da quel Paese.

Sarebbe difficile giustificare una politica fallimentare.  Proprio per questo alcuni dati sono condannati a rimanere clandestini e chi, sulla base di questi, propone metodi alternativi agli attuali per regolamentare il fenomeno migratorio è condannato ad essere snobbato come buonista in nome di qualche punto di share in più al tg di massimo ascolto o di qualche punto percentuale in più alle urne il 6 e 7 giugno.

“Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole ma non credo che per le stesse ragioni si possa giocare con la vita altrui”.
Raffaele Ferraro

(Tratto da www.aprileonline.info)