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La ricostruzione in Abruzzo: non dissolviamo la connessione fra le due continuità, quella storica e quella esistenziale

Ferrarotti: “New town, un fallimento sociale”
“Il vero problema non è solo dare la casa a queste persone ma mantenere la connessione fra le due continuità quella storica e quella esistenziale nella ricostruzione del paesaggio lì dov’era”, spiega il sociologo, sottolineando che in molti casi le città “artificiali” si sono trasformate in “poli di perversione e ricettacolo per la criminalità”. Quanto alle priorità nella ricostruzione, il sociologo ricorda come in Friuli si partì dalle fabbriche, “che significa dare lavoro e un reddito regolare alle famiglie”

Un intero paesaggio da ricostruire partendo dai servizi ma soprattutto dalla garanzia per gli abitanti dei luoghi devastati dal terremoto di mantenere la continuità storica ed esistenziale. A tracciare il percorso complicato della ricostruzione dell’Abruzzo dopo il sisma del 6 aprile è il sociologo Franco Ferrarotti in un colloquio con l’Asca.

“Il vero problema non è solo dare la casa a queste persone ma mantenere la connessione fra le due continuità quella storica e quella esistenziale nella ricostruzione del paesaggio lì dov’era”. Per il professore quindi il futuro per i 20mila sfollati che hanno visto frantumarsi le proprie abitazioni sotto il sisma non può passare per le new town, il progetto più volte annunciato dal presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, di piccoli centri urbani da far nascere a valle delle aree distrutte.

“In Europa e nel mondo i progetti di città giardino (Letchworth è stata la prima, fondata nel 1903 a circa 50 km da Londra – ndr) sono tutti falliti”, spiega Ferrarotti, sottolineando che in molti casi le città “artificiali” si sono trasformate in “poli di perversione e ricettacolo per la criminalità”. Il problema piuttosto è che il terremoto “rappresenta una rottura della continuità storica col paesaggio e della continuità esistenziale che è altrettanto importante”.

I cittadini hanno bisogno della storia, della voce e della tradizione degli antichi padri, e per questo, spiega il sociologo, “è comprensibile la richiesta soprattutto dei più anziani di rimanere nelle tende sotto le proprie abitazioni, ma sarebbe un errore ricostruire negli stessi luoghi senza rispettare le norme antisismiche”.

Quanto alle priorità nella ricostruzione in Friuli si partì dalle fabbriche, mentre in Abruzzo sono molte le richieste pervenute sulla ricostruzione delle chiese. “I metodi per ricostruire sono vari. In Germania nel dopoguerra, così come in Friuli, si ripartì dalla fabbriche che significa dare lavoro e un reddito regolare alle famiglie. La ripresa della Germania infatti fu eccezionale”, rileva Ferrarotti. Le chiese “rappresentano un legame col passato, una securizzazione psicologica per la gente, ma non offrono servizi né un reddito regolare”, conclude il sociologo.

(Tratto da www.aprileonline.info)