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La Questura pontina sequestra a Latina beni a soggetti appartenenti al clan Di Lauro. Un’ulteriore conferma di quanto stiamo denunciando da anni circa la montagna di capitali mafiosi investiti sul territorio pontino e nel suo capoluogo

NAPOLI – Un patrimonio di 10 milioni di euro, immobili, società e auto tra Napoli e Latina, è stato sequestrato dalla divisione anticrimine della Questura di Latina. I beni sono riconducibili a Domenico Cardone e Vincenzo De Rosa, due pregiudicati residenti a Latina ma originari di Napoli, entrambi legati al clan camorristico Di Lauro. I due uomini, in qualità di amministratori di società di comunicazione, nel 2009 erano finiti in un’inchiesta per falso e truffa condotta dalla Dda di Napoli.

A ottobre scorso Cardone era stato arrestato e De Rosa denunciato a piede libero con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe e all’impiego di denaro di provenienza illecita. Le società degli indagati si occupavano della vendita di traffico telefonico nazionale e internazionale. La truffa consisteva nel siglare accordi commerciali con grosse società di telecomunicazione per l’acquisto di traffico telefonico mediante l’utilizzo di carte prepagate. La copertura telefonica però non veniva mai completamente saldata e i rapporti commerciali avvenivano attraverso società fittizie e prossime alla liquidazione.
Secondo le indagini condotte dalla Dda i due erano strettamente legati al clan napoletano. Cardone in particolare partecipava attivamente alla realizzazione degli scopi del clan per ottenere il controllo sui traffici illeciti esercitati nel quartiere di Secondigliano. La divisione anticrimine della Questura di Latina ha dato esecuzione a due decreti di sequestro anticipato di beni intestati ai due, alle loro mogli o ai loro figli. Si tratta di 17 appartamenti, tra Napoli e Latina, 10 negozi, un’autorimessa, due auto, quote societarie e conti correnti bancari. Negozi e abitazioni sequestrati a Napoli sono concentrati soprattutto in Corso Vittorio Emanuele.

(Tratto da Il Mattino)