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La QUALITA’. Da oggi in poi sarà battaglia. O lo Stato comincia a riqualificare e rafforzare i presidi investigativi e giudiziari nel Basso Lazio, al confine con la Campania, o sarà battaglia.

Ci dispiace se provocheremo qualche malumore, ma noi dobbiamo tutelare gli interessi della collettività e non dei singoli e, quindi, dobbiamo fare il nostro dovere assolvendo pienamente ai compiti che ci siamo assegnati: quelli che riguardano la lotta seria e non a parole alle mafie ed a tutto ciò che fa sì che tale lotta non si faccia come dovrebbe essere fatta.
La QUALITA’ è il nostro motto di questo anno e degli anni avvenire.
Fino a quando non avremo risolto tutti i problemi delle omissioni, delle carenze, dei ritardi degli apparati dello Stato sui territori per quanto riguarda sempre la lotta alle organizzazioni mafiose, non avremo e non daremo pace.
QUALITA’ DELLE INDAGINI, in primis, QUALITA’ DEI PROCESSI.
Sulla QUALITA’ DEI PROCESSI spendiamo per ora meno parole che non sulla QUALITA’ DELLE INDAGINI perché riteniamo che con una più oculata politica di trasferimenti dei magistrati da parte del CSM e del Ministero la questione possa essere in parte risolta in tempi relativamente brevi.
Ecco, con un sistema di assegnazione ai Tribunali ed alle Procure nei territori “caldi” di personale che ha fatto esperienza “al fronte”, in quei presidi ancor più “caldi”, il problema potrebbe essere risolvibile.
In parole povere è necessario che nelle aree sensibili vengano trasferiti quei PM e quei giudici che, fatto il loro periodo previsto, rientrano nei ruoli ordinari.
Ovviamente stiamo parlando di quei Magistrati che operano nei Tribunali e nelle Procure di frontiera, come Napoli, Palermo, Reggio Calabria e tutti gli altri del centro sud e che conoscono bene come si fa la lotta alle mafie.
Perché il problema nei Tribunali e nelle Procure sono proprio l’impreparazione dei magistrati in materia di contrasto alle mafie e la mancanza di una cultura antimafia.
Più complesso, invece, è il discorso per quanto riguarda la preparazione delle forze dell’ordine.
Basti una sola considerazione:
la Polizia di Stato non ha una scuola che prepari gli operatori in materia di indagini economico-finanziarie.
Il singolo operatore deve imparare da sé, a proprie spese.
E questo è gravissimo in quanto le mafie ora sono soprattutto IMPRESA e, quindi, se non le si affronta sul piano economico e si continua, come è sempre stato fatto fino ad oggi, a contrastarle con un’ottica, come d’altronde fanno anche i Carabinieri, esclusivamente da “ordine pubblico”, non si va da nessuna parte.
Si colpisce il livello basso, ma non si arriverà mai a quello alto, a quel crocevia dove si incontrano e si fondono economia politica ed istituzioni.
Il Potere.
il vero POTERE.
La mafia che si fa Stato.
Ha ragione il Procuratore Scarpinato quando si domanda e domanda: ma la mafia è Riina?
Se c’è ancora chi crede e sostiene che la mafia sono i Provenzano, o i Riina o i Sandokan, persone analfabete e rozze, o è un imbecille o è un mafioso vero.
Quelli sono esecutori di ordini che provengono dai livelli superiori.
Le mafie bianche, quelle politiche e che si annidano nelle istituzioni alle quali erano arrivati i Falcone ed i Borsellino e sono morti.
Ed allora cominciamo a cambiare la cultura nelle caserme e nei commissariati e facciamo in modo che cominciano ad esserci in questi presidi persone che sanno quello di cui si sta parlando.
Stiamo da tempo battendo sui presidi che stanno al confine fra Lazio e Campania, nel sud della provincia di Latina
Emblematico perché si tratta del confine attraverso il quale sale verso la Capitale ed il nord tutta la “monnezza”.
Un confine sforato da trent’anni e più senza che nessuno si sia preoccupato di alzare una difesa non diciamo ottimale ma quanto meno dignitosa.
Uno Stato fragile, senza spina dorsale, con degli apparati che definire penosi è dire poco.
Se teniamo presente che al Commissariato della Polizia di Stato di Formia, territorio di camorra, non c’è personale capace di fare una benché minima indagine patrimoniale e finanziaria sulle decine di soggetti in odor di camorra che stanno ed operano sul territorio, il quadro è già di per sè ben delineato.
E non è che negli altri Commissariati della provincia di Latina la situazione sia diversa!
Noi stiamo proponendo alcune soluzioni, ma a quanto pare i vertici della Polizia di Stato non vogliono sentire.
Il Commissariato di Gaeta, assolutamente inutile ed improduttivo a quanto pare,
va soppresso e tutto il personale va trasferito presso quello di Formia, a 6 chilometri.
A Gaeta andrebbe rafforzata, invece, la Compagnia Carabinieri, con personale, però, competente in materia di lotta alle mafie che oggi non c’è.
Il Commissariato di Formia va elevato al rango di DISTRETTO di Polizia con a capo un!° Dirigente e con l’istituzione di una Sezione distaccata della Squadra Mobile di Latina.
Cominciamo da queste piccole e poche cose se vogliamo dare un segnale serio di voler cominciare a fare seriamente la lotta alle mafie.
La QUALITA’ abbiamo detto e su questo fronte comincia la battaglia dell’Associazione Caponnetto.