Nonostante gli arresti del 2007, le pesanti condanne dell’anno successivo, la ‘ndrangheta controlla ancora l’Ortomercato di via Lombroso a Milano. Negli anni passati erano le cosche Morabito-Palamara-Bruzzaniti, oggi sono i Piromalli a “controllare” – come scrivono i carabinieri del Ros, che hanno eseguito 33 fermi tra Reggio Calabria e la Lombardia – il mercato ortofrutticolo più grande del nord Italia.

Al vertice della piramide della cosca, Antonio Piromalli, 45 anni, originario di Polistena, a Reggio Calabria, ma residente in centro a Milano, in viale Brianza. Antonio, figlio dello storico boss Giuseppe Piromalli, 72 anni, “facciazza”, detenuto in regime di massima sicurezza a L’Aquila, è accusato di “avere il controllo del mercato ortofrutticolo di Milano attraverso la creazione di una complessa rete di imprese e l’ausilio di una serie di affiliati e fiancheggiatori, coordinati con le finalità di dominare il mercato ortofrutticolo di  Milano, facendo leva sul metus mafioso esercitato dalla sua persona”.

Piromalli è considerato “socio occulto delle società Ortopiazzolla e Polignanese, determinandone le strategie commerciali per conseguire sempre maggiori guadagni occulti” attraverso la distribuzione della clementina di provenienza calabrese. Con l’aiuto dei suoi sodali curava Piromalli gestiva anche “l’implementazione della distribuzione degli agrumi nel Nord Est” utilizzando i canali della grande distribuzione, “in particolare Ali e Bennet”. Un “radicale controllo sugli apparati imprenditoriali, nei settori immobiliare e agroalimentare, con riferimento anche al mercato ortofrutticolo di Milano”, sintentizza la Dda di Reggio Calabria.

I 33 fermati dovranno ora rispondere a vario titolo di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, tentato omicidio e altri reati aggravati dalle finalità mafiose: sono tanti e pesanti i reati che la Dda contesterebbe ai fermati. Colletti bianchi, nel caso di Milano: “Capaci di stringere importanti accordi commerciali con interlocutori nazionali e internazionali”, spiega il procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho. Affari sporchi, ma nascosti dietro il commercio di frutta e verdura nell’Ortomercato milanese, uno dei più grandi d’Europa: da qui la ‘Ndrangheta avrebbe lanciato gli accordi commerciali per esportare in modo massiccio olio contraffato negli Usa, spacciando per extra vergine di alta qualità olio di sansa, scarti di lavorazione delle olive.

Un eterno ritorno, per il mercato ortofrutticolo di via Lombroso. Perché proprio qui, già dieci anni fa, era stata scoperta una base operativa della criminalità organizzata: il clan calabrese, in quel caso, era quello dei Morabito-Bruzzaniti-Palamara, e l’operazione della Mobile mise a fuoco una vasta rete di traffico internazionale di droga e riciclaggio di denaro. All’Ortomercato il clan era di casa, tanto da avere aperto in una delle palazzine dell’area un night club molto frequentato (il ‘For a king’), con tutte le licenze a posto, e per questo erano stati indagati alcuni dipendenti comunali.

Radicamento antico, quello della criminalità tra i bancali di arance e insalate: le indagini, all’epoca, ricostruirono una presenza stabile delle mafie nell’Ortomercato a partire almeno dagli anni Ottanta, con un patto spartitorio tra cosche siciliane e calabresi per il controllo dei mercati dei prodotti agricoli e, allo stesso tempo, della droga. Il passato, adesso, ritorna. Per questo adesso si muove anche Palazzo Marino, visto che la Sogemi, la società che gestisce l’Ortomercato, è una partecipata del Comune: il presidente della commissione consiliare Antimafia David Gentili (Pd) ha annunciato la convocazione di una seduta dedicata alla vicenda, chiesta anche da Forza Italia. E il sindaco Beppe Sala aggiunge: “Bene convocare subito la commissione, bisogna capire e intervenire con molta tempestività”.

Sogemi, da parte sua, offre piena collaborazione alla magistratura e sottoline in una nota come “periodicamente venga trasmesso alla Direzione

 investigativa antimafia l’elenco completo dei titolari di punti vendita e dei produttori presenti presso il mercato ortofrutticolo di Milano. Si precisa, inoltre, che tutte le società autorizzate ad operare all’interno dell’area gestita da Sogemi – continua la nota – sono obbligate a presentare documentazione antimafia, carichi pendenti e casellario giudiziale dei soggetti titolari, documentazione fornita anche dalle società interessate dalle indagini odierne”