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La morte del boss, il circo social e il silenzio della Chiesa.

TROPPI SILENZI DELLA CHIESA NELLE PERIFERIE,A PARTE GLI ANATEMI DEL PAPA!!!!!!! CRISTO E’ AMORE MENTRE LA MAFIA E’ ODIO.SONO INCONCILIABILI ED INCOMPATIBILI.IL VERO CRISTIANO DOVREBBE ESSERE IL PIU’ ACCANITO NEMICO DELLA MAFIA !!!!!

La morte del boss, il circo social e il silenzio della Chiesa

Da giorni sui social impazza la contesa fra familiari e accoliti del boss Libri e chi non si mette in fila per un omaggio 2.0. Al centro della contesa, il divieto di funerali pubblici. Che qualcuno ha celebrato, nonostante la scomunica per i mafiosi annunciata dal Papa

Domenica, 03 Settembre 2017

REGGIO CALABRIA Sono passati quattro giorni dalla morte di Pasquale Libri, boss dell’omonimo clan e per eredità “custode delle regole” decise alla fine della seconda guerra di ‘ndrangheta. Per lui, come ormai da prassi, la Questura ha imposto funerali privati, celebrati alle 7 del mattino al nuovo cimitero di Condera. E come da prassi, da giorni sui social va in scena la faida fra i sostenitori del provvedimento e chi lo bolla come atto variamente inumano. Mentre la Chiesa, che in barba alle scomuniche invocate persino dal Papa ha celebrato i funerali, è rimasta in silenzio.

REPETITA NON IUVANT Un copione già visto nei modi e nei commenti, ma che ad ogni nuova edizione nulla perde della sua sconfortante portata. Come di costume, a dare fuoco alle polveri sono i familiari del defunto, che in modo più o meno sgrammaticato celebrano il congiunto passato a miglior vita. Generalmente è sempre «un angelo» o «uomo di buon cuore» e «che tanto ha insegnato», nonostante il discreto numero di condanne che il morto si è portato nella tomba.

ALLA FIERA DEL BECERO Nel caso dei familiari di Pasquale Libri, il “dibattito” è rapidamente precipitato lungo il crinale dell’insulto becero, declinato a sfondo sessuale. Per nipoti e accoliti, chi non si è messo in fila per il licenziamento 2.0 a colpi di compunti “r.i.p”, è solo «una lurida vacca», «una lesbica» o «un ricchione», impegnato in varie ed eventuali acrobazie sessuali, ma sempre in procinto di morire (male). E tutti sono in generale male informati dalla stampa, perché – assicura il nipote del boss – «su quest’uomo sono state scritte tante falsità, le cose sui giornali sono scritte per fare business, e lui non era neppure detenuto».

IL CURRICULUM DELL’ANGELO Probabilmente, al giovane rampollo sono sfuggiti i pezzi che davano conto delle deposizioni in tribunale dei pentiti che per lungo tempo hanno frequentato il medesimo ambiente del defunto, proprio negli anni della sanguinosa guerra di mafia costata a Reggio 800 morti ammazzati in sei anni. Il medesimo conflitto che secondo alcuni collaboratori sarebbe stato segretamente innescato proprio dal clan Libri, da più parti definiti «tragediatori». E poi – certificano sentenze definitive – divenuti “custodi delle regole” che per terminare quella guerra sono state stabilite.

LA TERRA DI MEZZO Argomenti che inutilmente vari internauti hanno provato a proporre. Immediatamente sono stati coperti da irripetibili insulti da parte di familiari, amici, accoliti e magari anche qualche affiliato, nascosto dietro opportuni nick name. In mezzo, gli ecumenici garantisti dell’ultima ora, impegnati a invocare «cristiano rispetto» e/o a criticare «l’ingerenza dello Stato in questioni private».

E LA PIÙ VOLTE RIBADITA SCOMUNICA? Insomma, sui social è andato in scena un circo, dai toni più o meno alti, che da giorni tiene banco e non accenna a spegnersi. Chi – allo stato – non ha proferito verbo è la Chiesa, insieme a tutti i suoi rappresentanti. Nonostante papa Francesco abbia detto chiaramente – nel lontano 2014 – che «i mafiosi sono scomunicati» e tale concetto sia stato ribadito più volte da vescovi e alti prelati calabresi, boss, luogotenenti e gregari, condannati anche definitivamente per mafia, continuano a ricevere tutti i sacramenti.

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

fonte:www.corrieredellacalabria.it