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La maggioranza alla Camera respinge la mozione dell’autorizzazione all’arresto del Ministro Romano indagato per concorso esterno per associazione mafiosa e la cui nomina già é stata firmata con riserva dal Capo dello Stato

Romano, respinta la mozione di sfiducia

I no 315, i sì 294. Il titolare dell’Agricoltura è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa

ROMA – Tutto come previsto. La Camera dei deputati ha respinto la mozione di sfiducia presentata dal Pd nei confronti del ministro delle Politiche agricole, Alimentari e Forestali, Saverio Romano che è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. I no alla sfiducia sono stati 315, i sì 294. Al voto sulla mozione di sfiducia ci sono stati 19 assenti di cui 2 di Fli (Tremaglia e Buonfiglio), 7 del Pd (6 Radicali più Marianna Madia che è diventata mamma), 6 del Pdl, 1 dell’Udc. Tra gli assenti anche Calogero Mannino (Mpa), Roberto Commercio e Antonio Gaglione del gruppo Misto. Dopo il voto della Camera Romano, si è recato nella Sala del Governo, a Montecitorio, per un incontro con il premier Silvio Berlusconi.

SODDISFAZIONE – Berlusconi è «molto soddisfatto, anche perchè ci sono stati 315 voti con le assenze giustificate e questo significa che la maggioranza è a 325 e si possono fare le riforme. C’è infatti una «maggioranza qualificata, nonostante le assenze per legittimo impedimento». Così Romano registra il voto dell’aula della Camera. Per Romano, il voto di oggi significa che c’è «tanto spazio per fare le riforme e continuare la legislatura fino a scadenza naturale». «La Lega è stata compatta, tutta la coalizione è stata compatta – continua Romano parlando con i cronisti in Transatlantico – non ho notato defaillance, non ce ne sono state».

LA DIFESA DEL MINISTRO – La giornata politica odierna è in ogni caso stata tutta segnata dall’intervento del ministro dell’Agricoltura alla Camera in sua difesa. «Invece di guardare il dito, sarebbe il momento di guardare alla luna: io sono da tempo oggetto di una campagna di aggressione senza precedenti che non auguro a nessuno. Quello che un tempo era l’ordine giudiziario ormai ha soverchiato il Parlamento e ne vuole condizionare le scelte» ha detto Romano, aprendo il suo intervento in Aula a Montecitorio al centro di un banco del governo sorprendentemente vuoto. Solo alla fine si siedono i ministri Raffaele Fitto e Mara Carfagna ma almeno a tre sedie di distanza. Bisogna aspettare l’arrivo di Umberto Bossi per vedere un ministro sedersi vicino a Romano. A Bossi si aggiungerà poi Tremonti. «Questa vicenda dimostra comunque la malattia del nostro sistema giudiziario. Se per 8 anni un uomo politico colpevole è stato tenuto libero la giustizia ha fallito. Se invece un innocente è stato tenuto sulla graticola mi sembra un tempo interminabile, che non deve essere consentito per nessuno» ha aggiunto Romano. «In questi mesi mi è stato tolto l’onore, perchè i processi sono stati trasferiti in aule improprie, nelle piazze e in Parlamento. «Io e i miei familiari fino alla settima generazione siamo incensurati» ha sottolineato ancora il ministro.

LE DICHIARAZIONI DI VOTO – Anche le dichiarazioni di voto non hanno mostrato sorprese e hanno poi rispettato l’esito della votazione. Tra i primi ad intervenire l’Idv diAntonio Di Pietro che dà per scontato che il ministro Romano non sarà sfiduciato. «Oggi in Parlamento ci sarà un voto di scambio, classico modo di comportarsi dei mafiosi. Lei, Romano, ha proclamato qui la sua innocenza ma ha sbagliato posto. Lo deve spiegare all’autorità giudiziaria» ha detto Di Pietro.
«Voglio dire a Maroni che gli arresti sono importanti – ha detto Fabio Granata (Fli) – ma importanti sono anche i segnali della politica. Come fa a sostenere un ministro la cui nomina ha suscitato le perplessità del capo dello Stato e che risulta in contatto con soggetti condannati per mafia? In un paese normale il premier, il ministro dell’Interno e della Giustizia le avrebbero già chiesto di farsi da parte». Una mozione di sfiducia che «nulla ha a che vedere con l’operato del ministro nel dicastero, ma che ha solo l’obiettivo di mettere in difficoltà il governo. Una mozione con carattere strumentale, e quindi anticostituzionale, solo per abbattere il governo, costi quel che costi». Così Sebastiano Fogliato, capogruppo leghista in commissione Agricoltura, ha annunciato il voto contrario del suo gruppo alla sfiducia individuale contro il ministro dell’Agricoltura.

CARTELLI – Scintille in aula tra i deputati Fli e i loro vicini di banco della Lega, a pochi centimetri gli uni dagli altri nell’emiciclo di Montecitorio. Appena terminato l’intervento del leghista Sebastiano Fogliato, spesso sommerso dal brusio delle opposizioni, da qualche risata di scherno e da non poche battute, i deputati di Fli hanno esposto un cartello, rivolti verso i colleghi leghisti: «alla faccia della Lega-lita». Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha chiesto, come avviene in questi casi, l’intervento degli assistenti parlamentari che hanno letteralmente tolto dalle mani dei deputati di Fli il corpo del reato.

FINI – «Mi sembra si sia aperta la campagna elettorale. Per l’esperienza che ho…. mi sembra si sia aperta la campagna elettorale». Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, lasciando l’Aula di Montecitorio, risponde ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulla seduta movimentata durante le operazioni di voto sulla sfiducia al ministro Romano.

(Tratto dal Corriere della Sera)