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La lotta alle mafie che stanno investendo capitali nel viterbese si vuole fare o no??? Stiamo ancora a… “mafia sì, mafia no”, poveri noi!

LA MAFIA, MALGRADO GLI SFORZI LODEVOLI DI ALCUNI MAGISTRATI ED INVESTIGATORI, CONTINUA AD ESSERE VISTA IN UN’OTTICA SEMPLICENTE CRIMINALE

Quando si toccano i livelli politico ed economico ci si trova spesso davanti ad un muro di gomma.

E’ questo quel “nodo cruciale” di cui parla il consigliere comunale di Fondi Bruno Fiore in uno dei suoi ultimi comunicati, comunicato del quale ci siamo occupati sul nostro sito web (www. comitato-antimafia-lt. org).

La questione è generale perché supera i confini della cittadina pontina ed investe l’intero Paese.

Ci rendiamo conto-viste le carenze di una legislazione che, in materia di lotta alle mafie, viene sempre più depotenziata- delle grandi difficoltà per gli inquirenti di provare l’esistenza del reato di “concorso esterno in associazione mafiosa”, ma, al contempo, non possiamo non rilevare talvolta la mancanza di volontà di farlo.

I nostri continui inviti ad alzare lo sguardo ai piani alti, ad indagare sulla provenienza e sulla tracciabilità dei capitali investiti, sui continui favoritismi in favore di soggetti sospetti, sugli appalti, sui subappalti, sugli strumenti urbanistici, sulle concessioni ed autorizzazioni, cadono quasi sempre nel vuoto.

Non parliamo poi, per non apparire ossessivamente ripetitivi, dell’immenso oceano di.. ”negazionismo”, di quel fenomeno esiziale che investe buona parte del mondo della Pubblica Amministrazione – a cominciare da talune Prefetture – che mostra di non voler prendere atto della pericolosità della situazione e dell’alto livello di penetrazione delle mafie in tutti i gangli vitali della nostra società, nell’economia, nella politica, nelle istituzioni, nella società.

Quando una Prefettura decide di non rispondere nemmeno, o, peggio, di riferire dati inesatti, ad una richiesta della Commissione Parlamentare Antimafia sui candidati “ impresentabili” e, quando da parte di questa non c’è la minima reazione di fronte ad un vero e proprio reato quanto meno di “omissione in atti di ufficio”, vuol dire che siamo proprio alla frutta.

Alla frutta, ripetiamo.

A questo punto bisogna prendere atto di un dato incontrovertibile:

il problema mafia è un problema esclusivamente politico.

O si prende atto di questa realtà e si comincia ad agire di conseguenza, o, altrimenti, è inutile continuare a prenderci ed a prendere in giro.

Parlare di cultura della legalità, promuovere convegni parlando di cose generiche e senza affrontare il nocciolo della questione, è assolutamente inefficace.

Non è nelle nostre intenzioni diffondere semi di panico.

Anzi, è tutto il contrario.

Noi ci limitiamo a prendere atto di una realtà e non vogliamo essere coinvolti nell’azione di mistificazione di questa.

Vogliamo stare con i piedi per terra per invitare tutti a cambiare rotta, a raddrizzare il tiro.

Ovviamente tale invito è rivolto a chi veramente vuole combattere le mafie, non a coloro che con i mafiosi ci fanno affari, in soldi ed in voti.

La questione della presenza mafiosa nel Lazio è particolarmente delicata in quanto, a fronte di un radicamento della mafie e dei suoi massicci investimenti, c’è una parte cospicua della sua classe dirigente, politica ed istituzionale, che si rifiuta di prendere atto della realtà ed addirittura la nega.

Nessuna – sottolineiamo, nessuna, quindi nemmeno il viterbese – area della nostra regione è incontaminata.

Quello che ci ha colpito è stato il silenzio dell’ex Prefetto di Viterbo di fronte ad una domanda specifica di un cronista che voleva conoscere il suo pensiero circa, appunto, la presenza delle mafie nel viterbese.

Un silenzio più eloquente di qualsiasi risposta!

Il nostro compianto Vice Segretario Luigi Daga denunciò in varie sedi tale presenza e fu duramente attaccato da più parti politiche.

Anche cosiddette “ amiche”.

Noi stiamo raccogliendo altri dati, per informarne, poi, chi di dovere.

Le mafie non conoscono confini e la vicinanza della provincia di Viterbo, da una parte all’area di Civitavecchia – area dove le mafie sono fortemente radicate da anni -, dall’altra a quella della Toscana, regione diventata da tempo base di fortissimi investimenti mafiosi, non la rende affatto immune dal fenomeno di un forte radicamento mafioso.

Come, d’altra parte, è stato più volte evidenziato nelle varie relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della DIA.