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«La camorra non esiste», per dodici campani su cento è solo letteratura.PER MOLTI CAMPANI LA CAMORRA NON ESISTE…….E MANCO I MORTI…….E PARLANO DI TOTO’ E FRANCESCHIELLO !

Il Mattino, Lunedì 5 Novembre 2018

«La camorra non esiste», per dodici campani su cento è solo letteratura

di Daniela De Crescenzo

Per dodici campani su cento la mafia non esiste, è solo un’invenzione di scrittori e registi. In compenso la percezione della diffusione della corruzione in Campania risulta molto più ampia rispetto al campione nazionale (92,7 per cento a fronte dal 73,4 per cento). E’ uno dei più sconcertanti risultati del rapporto sulla percezione e presenza delle mafie e della corruzione di Liberaidee presentato nella sede dell’ordine dei giornalisti dal referente di Libera Campania, Fabio Giuliani e dal coordinatore della ricerca Mariano Di Palma.

LA CORRUZIONE

In Campania sono stati raccolti 616 questionari, pari al 6 per cento del campione nazionale (10.343 questionari su tutto il territorio italiano e più della metà degli intervistati ritiene che la corruzione sia molto presente nel territorio regionale, mentre uno su tre la ritiene abbastanza diffusa. «Alla radice della prospettiva disincantata sull’ampiezza del fenomeno si collocano spesso esperienze personali: quasi quattro rispondenti campani su dieci ha incontrato in prima persona o tramite conoscenti richieste indebite di tangenti o altri favori», è scritto nel rapporto. E La conoscenza diretta è più diffusa nella fascia d’età compresa tra i 18 e 40 anni. E non solo. Scrivono i ricercatori: «Un marcato smarrimento (o una comprensibile preoccupazione) nel valutare la propria capacità di identificare la natura illecita o irregolare delle altrui richieste affiora anche dalla percentuale non bassa – pari al 18,2 % – di intervistati che “non sanno” se hanno ricevuto o meno simili richieste».

E’ la sfera politica il principale bersaglio selettivo della sfiducia: il coinvolgimento nella corruzione viene considerato significativo nei confronti di membri del governo e del Parlamento (42,9%) e dei partiti(43,0%). A seguire quindi i funzionari pubblici – coloro che assegnano gli appalti e, più in generale, gli amministratori locali – e poi gli imprenditori. Il coinvolgimento della sfera politica, in particolare dei membri dei partiti, è posto in evidenza soprattutto dai giovani e giovanissimi. Il rilievo attribuito alla corruzione nella sfera economica e in ambito amministrativo tende invece a crescere all’aumentare dell’età. Ma molti non denunciano per timore e sfiducia nel sistema. Non ci si rivolge ai magistrati per paura delle conseguenze (64,3 per cento) o perché si ritiene la corruzione un fatto normale ( ben il 37,8 per cento).

«Colpisce che le azioni ritenute più efficaci da intraprendere per combattere la corruzione si risolvano in atti individuali – sostengono i ricercatori – denunciare (41,3 per cento), rifiutarsi di pagare (22,7 per cento), partecipare a manifestazioni di protesta (22,4 per cento). Il dato che vede solo un 17 per cento dichiarare che per contrastare la corruzione sia utile votare i politici oneste è un segnale di sfiducia verso le istituzioni molto preoccupante. Da sottolineare che ben il 9 per cento del campione abbia detto che le persone comuni non possono fare niente di significativo contro la corruzione».

LE MAFIE

La maggioranza degli intervistati ritengono le mafie un fenomeno globale (59,4 per cento), ma al contempo indicano il fenomeno, a differenza degli abitanti del nord Italia, come un tipicamente meridionale. Si ha quindi la percezione di un problema globale, ma che comunque è radicato nel Mezzogiorno. Ma in Campania il 12,2 % considera la mafia solo letteratura, mentre a livello nazionale dà la stessa risposta il 7,8 per cento. Eppure rispetto al campione nazionale, quello campano si distingue per un’affermazione molto netta della mafia come fenomeno preoccupante e socialmente pericoloso (61,5per cento). Molto ridotta invece la percentuale di coloro che considerano marginale il ruolo della mafia nel luogo di residenza, tra questi, vi sono soprattutto i rispondenti giovanissimi (meno di 18 anni) – rispetto al dato nazionale -20,2% – i quali tendono inoltre in misura superiore alla media a minimizzare la pericolosità sociale dei gruppi mafiosi. Non solo: in Campania – più che in altre zone del Paese – mafie e criminalità sono percepite come un’unica cosa.