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.Interrogazione Senatrice Ivana Simeoni

.Interrogazione  Senatrice Ivana Simeoni

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06614 

Atto n. 4-06614

Pubblicato il 8 novembre 2016, nella seduta n. 716

SIMEONI – Ai Ministri della difesa e della giustizia. – 

Premesso che secondo quanto risulta all’interrogante:

il 30 marzo 2016, i Carabinieri del comando di Borgo Grappa, supportati da quelli del Nucleo operativo radiomobile di Latina, hanno tratto in arresto l’imprenditore formiano Vincenzo Zangrillo in flagranza di reato, mentre si trovata a bordo di una betoniera, risultata rubata. L’accusa contestagli è quella di riciclaggio, in quanto la punzonatura del numero di matricola del mezzo risultava contraffatta, al pari della targa;

Vincenzo Zangrillo è un nome noto nel basso Lazio, in quanto risultato indagato in numerose indagini: a partire dai primi anni della sua attività di carrozziere, quando è stato indagato per punzonature illegali sui telai di alcune motrici, fino al ’93, quando è stato denunciato dalla Polizia stradale di Latina per riciclaggio e contraffazione, e nel ’94, ancora dalla Polizia stradale, per ricettazione. Nel 2002, viene indagato per associazione a delinquere in un traffico di tabacchi. Ancora, si succedono denunce per truffa sui mancati pedaggi autostradali tra il 2004 e il 2008, giungendo all’arresto, nel 2009, per associazione a delinquere, finalizzata alla ricettazione e alla truffa alle compagnie assicurative;

il 12 novembre 2015, gli investigatori della Direzione investigativa antimafia (DIA) del centro operativo di Roma hanno sequestrato nelle province di Latina, Frosinone, Napoli, Caserta e Isernia, su disposizione del Tribunale di Latina, oltre 200 camion, 2 cave di marmo, società, terreni e immobili riconducibili a Vincenzo Zangrillo, cui fanno, altresì, capo società operanti nel trasporto merci su strada, smaltimento rifiuti e commercio di autovetture, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro;

gli inquirenti avrebbero avviato le indagini insospettiti dalla inspiegabile espansione economica dell’imprenditore che, nel corso degli anni, avrebbe intrapreso attività in svariati settori commerciali, divenendo titolare, direttamente o indirettamente, di numerose società operanti nella gestione di cave di marmo, nel trasporto di merci su strada, nel commercio all’ingrosso di materiali da costruzione, nello smaltimento di rifiuti, nella locazione immobiliare e nel commercio di automezzi;

le investigazioni condotte dagli uomini della DIA di Roma avrebbero consentito di dimostrare il nesso tra l’espansione del patrimonio individuale e imprenditoriale e le attività illecite commesse da Zangrillo nel corso degli anni. Invero, l’imprenditore, come emerso dalle indagini degli inquirenti, oltre a frequentare e ad avere rapporti d’affari con imprese controllate dal clan dei Casalesi, risulterebbe destinatario di numerosi precedenti penali, tra cui associazione a delinquere, riciclaggio e traffico internazionale di autoveicoli, nonché di denunce a proprio carico per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, di rifiuti illeciti ed insolvenza fraudolenta, per aver accumulato nel corso degli anni mancati pagamenti dei pedaggi autostradali perpetrati dai camion ad uso delle società a questi riconducibili;

le verifiche degli inquirenti avrebbero altresì evidenziato come il patrimonio fosse cresciuto parallelamente alle attività criminali contestate allo Zangrillo, sino a raggiungere le dimensioni attuali, mediante le assidue frequentazioni e rapporti d’affari da questi intessuti con imprese controllate dal clan dei Casalesi, godendo, inoltre, del supporto di altri clan, quali Bidognetti, Schiavone e Mendico;

il quadro fin qui delineato, da cui emergerebbe l’incontestabile caratura delinquenziale di Zangrillo, deve necessariamente leggersi anche in considerazione dei suoi legami di parentela. I fratelli Pietro e Raffaele sarebbero, invero, appartenenti alle forze dell’ordine: Pietro Zangrillo, oggi in pensione, ha indossato la divisa dell’Arma, operando soprattutto in Campania, prestando servizio negli ultimi anni della sua carriera nell’area di Carinola e quindi di Mondragone, dove fu trasferito e dove risulta tuttora domiciliato; Raffaele Zangrillo, invece, ancora in servizio ed in organico, opera con compiti di polizia giudiziaria, presso la tenenza di Gaeta;

considerato che:

all’indomani dell’ingente sequestro di beni a carico di Vincenzo Zangrillo, la notizia veniva riportata da pressoché tutti i media nazionali e locali, quali la testata on line “H24 Notizie di Latina”, che citava nell’articolo anche i fratelli dell’imprenditore ed in particolar la circostanza che Raffaele Zangrillo svolgesse mansioni di ufficiale di Polizia giudiziaria presso la Tenenza di Gaeta, pur tuttavia specificando che i fratelli di Vincenzo Zangrillo non figuravano in alcun modo indagati;

nella giornata di sabato 8 ottobre, il Tribunale di Cassino avrebbe ordinato il sequestro preventivo di due pagine del citato articolo a firma dei giornalisti Adriano Pagano e Francesco Furlan, in quanto iscritti nel registro degli indagati per il reato di diffamazione, a seguito di denunzia presentata dal maresciallo Zangrillo;

il decreto di sequestro preventivo sarebbe stato consegnato ai destinatari da un carabiniere collega di Raffaele Zangrillo, sollevando legittimamente nell’interrogante la perplessità riguardante l’opportunità da parte della Procura di Cassino, al fine di fugare qualsivoglia dubbio in merito alla bontà e liceità dell’operazione, di delegare le indagini ad altro corpo di Polizia, giacché nella vicenda risulta essere coinvolto un carabiniere, quale denunziante;

tale circostanza solleva, altresì, a parere dell’interrogante imbarazzo in capo ai superiori gerarchici del maresciallo Zangrillo, in quanto si profila l’inopportunità che lo stesso continui a svolgere attività di Polizia giudiziaria nel territorio di influenza del fratello pregiudicato;

considerato inoltre che le perplessità legittimamente sorte in merito alle attività criminose ed ai rapporti familiari di Zangrillo sono stati già oggetto di intervento parlamentare con interrogazione a risposta scritta 4-11249 del 24 novembre 2015, presentata alla Camera dei deputati, in cui si sollevava il problema dell’allarmante situazione criminale in atto nei territori del Sud Pontino (si veda anche l’interrogazione del Senato 4-04072 del 9 giugno 2015), sede di plurimi sequestri di beni da parte di reparti speciali delle forze di polizia appartenenti ad altre regioni, nonché sollecitando interventi volti ad ovviare alla mancanza di un efficace contrasto alle mafie da parte degli organi istituzionali locali,

si chiede di sapere:

quali provvedimenti di propria competenza il Ministro della difesa reputi opportuno adottare a carico dei vertici locali e provinciali dell’arma dei Carabinieri che, pur a conoscenza della presenza e attività criminale del pluripregiudicato Vincenzo Zangrillo, avrebbero consentito la presenza nella squadra di Polizia giudiziaria della Tenenza carabinieri di Gaeta del maresciallo Raffaele Zangrillo che operava, pertanto, ad avviso dell’interrogante, in presenza di una costante incompatibilità ambientale;

se il Ministro, nell’ambito delle proprie attribuzioni, non intenda adottare tutti i provvedimenti di competenza, affinché venga allontano il maresciallo Raffaele Zangrillo dalla Tenenza dei carabinieri di Gaeta, in quanto operativo in circostanze di incompatibilità ambientale;

se il Ministro della giustizia non intenda, esercitando le prerogative conferitegli dall’ordinamento, intraprendere alcuna azione ispettiva volta ad approfondire le modalità con le quali la Procura di Cassino abbia disposto la delega alle indagini proprio all’arma dei Carabinieri, pur vedendo coinvolto nella vicenda stessa un appartenente al corpo dei Carabinieri.