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Intercettazioni: un altro passo verso il vuoto; prosegue l’attacco alla GiustiziaIntercettazioni: un altro passo verso il vuoto; prosegue l’attacco alla Giustizia

La Commissione giustizia della Camera rinvia a lunedì la chiusura dell’esame del disegno di legge governativo, ma passa la norma che introduce il criterio dei “gravi indizi di colpevolezza” per l’autorizzazione agli ascolti. Il Pd: “Osceno”. La maggioranza mostra qualche crepa. Il plenum del Csm rinvia a martedì il voto del parere

La commissione Giustizia della Camera terminerà lunedì l’esame del disegno di legge sulle intercettazioni. Si puntava a chiudere entro oggi (giovedì), ma la presidente Giulia Bongiorno ha concesso il rinvio chiesto dalle opposizioni, “vista la delicatezza e l’importanza del tema”. E’ stato, di fatto, già approvato (visto il rifiuto di tutti gli emendamenti soppressivi e modficativi) l’articolo quattro, quello più contestato da Partito democratico e Italia dei valori, che sancisce il passaggio dal requisito dei “gravi indizi di reato” a quello dei “gravi indizi di colpevolezza” per il rilascio dell’autorizzazione ai pm.

Duri i democratici, che hanno definito la norma “abominevole” e “oscena”. Spiegando in una nota: “I gravi indizi di colpevolezza sono per noi la discriminante, la ragione per cui già da adesso possiamo dire che voteremo contro questo ddl ammazza indagini”. Proprio la modifica in questione è al centro di un intervento di Giuseppe Cascini, segretario dell’Associazione nazionale dei magistrati, sul quotidiano “La Repubblica”. Cascini, partendo dalla costruzione di un virtuale rapimento di un bambino, ha dimostrato come la nuova normativa inficierebbe notevolmente le indagini.

Sono anche altri i punti che destano perplessità nel Pd. La capogruppo in Commissione, Donatella Ferranti, ha espresso forti critiche sulla parte che disciplina le intercettazioni nel caso in cui il reato su cui si indaga sia a carico di ignoti: “Siccome nel ddl si prevede che in caso di reato commesso da ignoti si possa indagare usando lo strumento delle intercettazioni solo se a richiederlo è la persona offesa e solo sulle sue utenze come si potrebbe fare ad esempio ad indagare su reati ambientali, come l’incendio doloso, quando la persona offesa potrebbe essere un ente locale”. Un’altra democratica, Anna Rossomando, ha aggiunto: “Se poi la persona offesa fosse il congiunto di una persona che è stata uccisa e fosse proprio lui il responsabile chi la chiederebbe l’intercettazione? E come si potrebbe scoprire la verità intercettando solo le sue utenze?”.

Anche la Bongiorno ha espresso perplessità sulla parte che riguarda i reati a carico di ignoti: “Credo che si possa ancora riflettere in vista dell’Aula”. La maggioranza non è compatta come il capogruppo del Popolo della libertà, Enrico Costa, vorrebbe far credere. C’è, tra i rilievi che arrivano dal centrodestra, quello di Giancarlo Lehner, sempre del Pdl, schierato contro la norma che impedirebbe ai giornalisti di pubblicare qualunque notizia (anche sintesi e resoconti) riguardante le indagini preliminari: “Invece di andare a spezzare l’asse malefico tra giudici e informazione andando a colpire davvero il pm che crea una fuga di notizie sui verbali, la norma punisce solo i giornalisti e ai veri responsabili della fuga di notizie si dà solo un buffetto sulla guancia”. Il Pd ha chiesto che, prima del voto finale in commissione, si convochino in audizione i rappresentanti dei giornalisti e degli editori.

Il rinvio in Commissione giustizia fa il paio con quello che si è registrato al Consiglio superiore della magistratura. Oggi il plenum avrebbe dovuto discutere il parere inviato dalla sesta Commissione, che stronca il ddl governativo. Se ne riparlerà martedì. Il consigliere laico di An, Luigi Anedda, ha chiesto il rinvio di tutta la discussione ma il vicepresidente, Nicola Mancino, ha sottolineato che secondo il regolamento dovevano essere svolte almeno le relazioni, visto che il parere sulla riforma era stato già presentato. Anedda ha quindi abbandonato, per protesta, l’aula del plenum.

La maggioranza, ripetendo un copione già noto, ha già attaccato il parere votato solo in commissione. Tra gli attacchi quello del capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto: “Il Csm, allo stesso tempo politicizzato e corporativo, si pone contro qualunque modifica dell’assetto in cui si ponga il problema di uno Stato di diritto che non colpisca la privacy dei cittadini”. Mancino ha provato a smorzare i toni: “Il nostro è solo un contributo per migliorare la condivisione della normativa”. Ha comunque detto di avere “fiducia” anche perché “mi pare che anche in sede parlamentare il dibattito sia approfondito”.
Andrea Scarchilli

(tratto da www.aprileonline.info)